Tentata estorsione all’ex calciatore, il pm: archiviazione per Miccichè (Intesa). Ma la presunta vittima chiede di riaprire il caso
- Postato il 16 maggio 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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È indagato per tentata estorsione ai danni di un imprenditore, ma adesso la Procura di Pescara ha chiesto l’archiviazione per l’attuale presidente della divisione Imi del gruppo Intesa Sanpaolo, Gaetano Miccichè e altri collaboratori e dipendenti del gruppo bancario e dell’istituto assicurativo. L’ex presidente della Lega Serie A e fratello di Gianfranco Miccichè (storico braccio destro in Sicilia di Silvio Berlusconi) aveva ricevuto nel 2023 un avviso di garanzia in un procedimento scaturito dalla denuncia presentata dalla presunta vittima Giulio Falcone, ex calciatore di Serie A (dove ha giocato con Torino, Fiorentina, Bologna e Sampdoria) e oggi imprenditore nel campo immobiliare e delle energie rinnovabili.
Per il pm Andrea Di Giovanni “non sussistono gli elementi oggettivi del reato ipotizzato” di tentata estorsione continuata. Da qui la decisione di richiedere al gip l’archiviazione. Il legale di Falcone, l’avvocato Fabio Giorgi, ha però presentato al gip l’atto di opposizione all’archiviazione e ha anche depositato al sostituto procuratore l’istanza di riapertura delle indagini “in forza di tutti gli elementi nuovi di giudizio”, si legge nella richiesta. Nel testo del legale viene precisato che, “anche con un po’ di stupore, tutti i richiamati ‘nuovi’ elementi, su cui si fonda la presente istanza, erano di fatto già presenti tra la documentazione oggetto del sequestro informatico ordinato il 17.4.2023, di cui però, proprio di quelli, non vi è traccia nelle informative di reato e nella consulenza del CT”. In pratica, per la presunta vittima, le “nuove prove” erano già state acquisite durante la perquisizione informatica eseguita dalla Guardia di Finanza, ma quei documenti non sarebbero stati presi in considerazione. Così nell’istanza di riapertura delle indagini vengono elencati email interne a Intesa e altri documenti che – secondo il legale di Falcone – sarebbero idonei a supportare quanto denunciato da Falcone. Per questo viene chiesto al pm di procedere alla riapertura delle indagini, revocando la precedente richiesta di archiviazione.
Tutta la vicenda ruota attorno a una lunga disputa legale tra Ubi banca (divenuta Intesa Sanpaolo dopo la fusione), l’imprenditore ed ex calciatore Falcone e la sua società. Un complesso caso riguardante una fideiussione che è scaturita in una sentenza della Corte d’Appello di Torino. Ma la vicenda non si chiude: in quegli anni – secondo quanto denunciato dalla presunta vittima – a causa di numerose segnalazioni nei suoi confronti da parte dell’istituto bancario alla centrale rischi della Banca d’Italia, la sua attività imprenditoriale si sarebbe bloccata, non potendo accedere a nessuna forma di prestito. Inizierebbe così una nuova fase della vicenda, quella relativa all’indagine in corso. Nella querela, come riporta il pm nella richiesta di archiviazione, l’imprenditore denunciava una “tentata estorsione continuata perpetrata dapprima attraverso la dolosa segnalazione alla centrale rischi della Banca d’Italia ed il consapevole ritardo nella cancellazione della stessa; quindi attraverso la dolosa attivazione e/o insinuazione in procedure monitorie e/o esecutive immobiliari fondate su titoli inesistenti o in tutto o in parte viziati ed attraverso il sistematico diniego di legittime richieste risarcitorie provenienti dallo stesso Falcone nonostante l’accertamento (anche giudiziale) dell’illiceità dei comportamenti tenuti dai vertici della Intesa San Paolo S.p.a.”. E secondo quanto fa presente il denunciate, in alcune interlocuzioni lo stesso imprenditore avrebbe dialogato anche direttamente con Miccichè.
Adesso però, sulla base di quanto emerso dalle indagini, la procura ha chiesto al gip di archiviare il procedimento. Il pm riconosce “una sicura responsabilità (in senso civilistico) di Intesa San Paolo spa (quale ente creditizio che ha ereditato da ultimo le vicende giuridiche fondanti le richieste risarcitorie del Falcone quali il finanziamento ed il fallimento” della società, “l’escussione della fideiussione apparentemente sottoscritta dal Falcone e la segnalazione alla Centrale Rischi originariamente riferibili ad altri enti creditizi) per il danno riconducibile all’illecita iscrizione del Falcone alla Centrale Rischi a seguito di altrettanto illecita escussione di una polizza fideiussoria apparentemente sottoscritta da Falcone ma in realtà recante firma apocrifa (circostanza accertata giudizialmente dal Tribunale di Cuneo e dalla Corte d’Appello di Torino)”. “Tuttavia – scrive ancora – non appare altrettanto certa (in mancanza di un accertamento giudiziale definitivo in sede civile sul punto) la quantificazione del danno conseguente e, più a monte, il nesso di causalità tra il predetto comportamento illecito ed il fallimento” della società “e l’asserito danno biologico patito dal Falcone”. La procura pertanto conclude, anche per le altre circostanze alla base del procedimento, che “non è stato possibile accertare specifici comportamenti di natura penalmente rilevanti imputabili a tutti od alcuni degli indagati (ciascuno nel proprio ruolo)”. La decisione ultima spetterà adesso al giudice per le indagini preliminari che dovrà decidere sull’archiviazione.
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