“Tangenti per appalti pubblici” (anche quello per la rete idrica): 5 arresti nell’Agrigentino, 13 gli indagati

  • Postato il 15 maggio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un giro di tangenti per pilotare appalti pubblici nell’Agrigentino, compreso quello del rifacimento della rete idrica del capoluogo. È quanto ricostruito dalla Procura di Agrigento nell’inchiesta che ha portato all’arresto di 5 persone (due in carcere e tre ai domiciliari) con un totale di 13 indagati, tra imprenditori, funzionari pubblici, ex politici e anche il segretario particolare di un ex assessore regionale. I reati contestati sono corruzione, ricettazione e turbativa d’asta.

Tra gli appalti che sarebbero stati “pilotati” anche i lavori di manutenzione straordinaria della provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita Belice, la riqualificazione e ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata e il primo stralcio della ristrutturazione e automazione per l’ottimizzazione della rete idrica del Comune di Agrigento. Quest’ultimo appalto, del valore di oltre 37 milioni di euro, riguarda un’opera che ogni anno – in particolare in estate – torna alla ribalta della cronaca per i gravi problemi di siccità e crisi idrica che storicamente compliscono la Città dei Templi.

Le irregolarità sono emerse anche dalle segnalazioni dell’Anac. Il mancato avvio di opere pubbliche fondamentali, come proprio quello della rete idrica di Agrigento o il centro di raccolta dei rifiuti di Ravanusa (opere finanziate per decine e decine di milioni di euro), è sfociato in un’attività investigativa mirata che è stata portata avanti dalla Squadra Mobile. I cinque arrestati sono 4 imprenditori di Favara e il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Licata. In carcere sono finiti: Diego Caramazza, 44 anni, di Favara; Luigi Sutera Sardo, 68 anni, ex consigliere provinciale ed ex assessore del comune di Favara. Ai domiciliari, invece: Federica Caramazza, 36 anni, di Favara; Sebastiano Alesci, 67 anni, dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Licata e Carmela Moscato, 65 anni, di Favara. Gli altri indagati sono imprenditori, un avvocato, ingegneri e dirigenti pubblici: tra loro anche Giovanni Campagna, 46enne di Ravanusa, che è il segretario particolare del deputato regionale Roberto Di Mauro (che si è dimesso poco più di un mese fa da assessore regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica utilità). Il deputato non è coinvolto nell’inchiesta.

Numerose le perquisizioni, effettuate nella giornata di mercoledì, nei confronti di indagati e società coinvolte in un presunto complesso sistema di spartizione di lavori pubblici. In un’azienda favarese e a casa del titolare, i poliziotti hanno trovato oltre 200.000 euro, che secondo quanto ascoltato durante le intercettazioni, erano fondi destinati alla “compensazione” per alcuni pubblici ufficiali per i loro “servigi“. Altre somme sono state rinvenute in possesso dell’attuale dirigente dell’Utc del Comune di Licata, ritenute indirizzate a favorire – in cambio di denaro o altre utilità – procedure, finanziamenti e nomine. Costante – ricostruisce la questura di Agrigento – è stato il ricorso spartitorio ai subappalti non autorizzati. Il rinvenimento delle somme in possesso degli indagati, per le modalità di conservazione e la presunta destinazione finale, sono state ritenute traccia evidente del reato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e di turbativa d’asta. Sequestrati anche documenti che riguardano la comunicazione di offerte tecniche, bandi di gara, disciplinari e contratti che avrebbero permesso di alterare il regolare corso delle gare d’appalto di importanti opere pubbliche.

Una complessa attività di indagine che non è ancora conclusa. E non è escluso che l’inchiesta possa ampliarsi coinvolgendo anche altre figure attualmente non indagate.

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