Tav, a Vicenza si avvicina l’ora degli sgomberi. Gli ambientalisti: “Non si può distruggere un bosco per risparmiare qualche minuto di viaggio”

  • Postato il 1 luglio 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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A Vicenza si avvicina l’ora degli sgomberi per il Tav. Le ruspe potrebbero arrivare già all’inizio della prossima settimana. Un’ipotesi che ha messo in allarme le cittadine e i cittadini che da più di un anno occupano il bosco Lanerossi, una delle aree verdi minacciate dal progetto. E così martedì 1 luglio scenderanno in piazza per le vie della città per difendere una città “minacciata da colate di cemento che trasformeranno per sempre il nostro paesaggio. Cantieri ovunque, alberi abbattuti, natura distrutta”. L’appuntamento è alle 20.30 in piazza Castello, fiaccole in mano.“É il momento di essere presenti per davvero, ai boschi e in piazza – ha scritto in una nota l’assemblea “I boschi che resistono” che da oltre un anno presidia l’area verde – più numerosi saremo, più riusciremo a mostrare a Iricav, a Rfi e alle istituzioni che a Vicenza c’è una comunità pronta a resistere alla devastazione”. E in attesa delle ruspe, c’è anche chi prova a costruire “barricate di carta”. Soltanto pochi giorni fa l’associazione Italia Nostra ha presentato una diffida formale a Iricav Due, Rete Ferroviaria Italiana e Italferr. La richiesta è quella di “non iniziare i cantieri prima dell’espletamento della nuova Valutazione di impatto ambientale sul bacino di laminazione sul torrente Onte, a Sovizzo”. E così Italia Nostra chiede di “sospendere immediatamente i lavori illegittimamente iniziati e a non avviare ulteriori opere per l’esecuzione del suddetto secondo lotto”.

Ma che cosa prevede il progetto? I lavori riguarderanno la tratta ferroviaria di 6,2 km che attraverserà la città di Vicenza. È il secondo lotto della linea ad alta velocità/capacità Verona Padova. Si scaverà e costruirà per nove anni su una superficie di 177mila metri quadrati, l’equivalente di 25 stadi calcio. Il tutto per risparmiare “una manciata di minuti” come denunciano gli ambientalisti. A che prezzo? Oltre 2,2 miliardi di euro. E poi ci sono i costi sociali ed ambientali. Trentacinque edifici da abbattere per un totale di duecento famiglie interessate. Oltre cinquantamila metri quadrati di aree verdi distrutte, compreso il Bosco Lanerossi che lascerà il posto a un sito industriale e alla nuova viabilità. Ma non ci si ferma qui. Il Coordinamento Ambiente Salute Tav (Cast) di Vicenza ha stimato un consumo d’acqua giornaliero di “360mila litri di consumo d’acqua giornaliero”. E poi ci sono i punti interrogativi sui Pfas, un tema particolarmente sensibile nella città che ha assistito soltanto pochi giorni fa alle condanne in primo grado per 141 anni di carcere nel processo Miteni. Il Cast denuncia che “l’Iricav 2 (nonostante le prescrizioni ministeriali) con la progettazione definitiva non ha realizzato un’indagine accurata sulla contaminazione attuale da Pfas nelle acque (superficiali e sotterranee), non ha effettuato una previsione sul possibile aggravamento dell’inquinamento da Pfas a causa dei cantieri Tav, non ha definito nessuna misura per l’eliminazione dell’impatto ulteriore. Tutto è rinviato alla progettazione esecutiva”. E così l’assemblea dei “Boschi che resistono” sono pronti a scendere in piazza per difendere il bosco: “Vogliamo ribadire l’insensatezza di uno scempio di 15 anni per 10 minuti in meno di treno – concludono gli attivisti – con la nostra presenza siamo riusciti a rallentare l’inizio dei lavori; vogliamo urlare assieme che non ci muoveremo di un millimetro”.

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Il Fatto Quotidiano

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