Taiwan, coltello tra i denti: pronti a tutto pur di evitare l’invasione cinese

  • Postato il 21 novembre 2025
  • Di Panorama
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Secondo alcuni sondaggi diffusi nel giugno scorso e condotti dall’università nazionale Chengchi di Taipei la percentuale di cittadini taiwanesi che preferisce lo status quo oppure l’indipendenza sta aumentando e avrebbe raggiunto l’87% degli intervistati. Si riduce quindi quella dei sostenitori dell’unificazione con la Cina. E oltre la metà dei primi si dichiara disposto a combattere per difendere il proprio Paese da un attacco cinese. Di fatto, da almeno tre anni siamo ormai abituati al fatto che navi e aerei cinesi passano quasi ogni giorno in prossimità dell’isola di Taiwan. Si chiama strategia della pressione crescente e vuole ricordare alla cosiddetta “Provincia ribelle” che presto o tardi tornerà sotto il controllo del governo di Pechino.

Le strategie militari

 Non a caso le truppe cinesi conducono regolarmente esercitazioni che simulano le fasi precedenti all’invasione e di conseguenza obbligano le forze taiwanesi a fare altrettanto, mantenendo uno stato di prontezza continuo. A oggi le fonti dell’intelligence statunitense, il primo alleato militare dell’Isola, continua a sostenere che la Cina potrebbe tentare l’azione soltanto a partire dal 2027 per due motivi. Il primo: sarà il centenario della costituzione dell’Esercito Popolare di Liberazione. Secondo: il programma di ammodernamento delle dotazioni di armi, mezzi e sistemi, insieme con l’addestramento a operazioni che non sono mai state nella tradizione militare del Paese, dovranno aver raggiunto un livello almeno pari a quello degli Usa, previsto entro il 2035.

Come ha dichiarato lo stesso presidente Xi Jinping durante la celebrazione, il 2 settembre scorso, dell’80° anniversario della vittoria contro i giapponesi. E forse l’attesa dell’invasione potrebbe finire nel momento in cui il governo di Taipei dichiarasse ufficialmente la propria assoluta indipendenza. E comunque entro la vita del leader cinese, che da ultrasettantenne ha anche dichiarato di non voler trascinare la questione Taiwan fino a chi lo sostituirà, ponendo comunque la data del 2049 come limite alla situazione di Taipei.

Difficoltà operative e prospettive geopolitiche

Dunque possiamo aspettarci che nel 2026 la Cina continuerà a lasciare la maggioranza delle sue forze navali nella parte occidentale dell’oceano Pacifico con lo scopo di perseguire le tante dispute sulla sovranità marittima e territoriale (arcipelaghi). Al contempo, la Marina cinese dovrà migliorare le sue capacità anfibie, ancora insufficienti per poter affrontare un’invasione su larga scala come quella richiesta per prendere il controllo dell’Isola. Un territorio per nulla semplice: la geografia vede poche zone idonee per uno sbarco e il oloro rafforzamento difensivo fanno prevedere il rischio cinese di subire forti perdite.

Tutto questo a prescindere dai problemi di corruzione che affliggono l’Esercito di Pechino, dal quale trapelano sovente notizie di epurazioni e cambi nei ranghi degli alti ufficiali. Le Forze armate taiwanesi dal canto loro continuano a prepararsi per la difesa del loro territorio assecondando anche una tradizione storica: a parte i giapponesi nel 1895, nessun altro invasore è mai riuscito a controllare l’intera isola, neppure gli olandesi e gli spagnoli. Né tantomeno i cinesi nei secoli precedenti. Decenni dopo, Mao Zedong, forse per non doverla affrontare, considerava Taiwan una questione di poca importanza, mentre gli Usa già durante la Guerra di Corea la assunsero al ruolo di baluardo contro l’espansione comunista in Asia.

Un excursus storico

Bisogna ricordare, infatti, che Mao Zedong nel 1949 costrinse Chiang Kai-Shek a ritirarsi con le sue truppe e circa un milione di civili proprio sull’isola, che al tempo si chiamava Formosa. Se poi si considera che persino il presidente Joe Biden, nel 2023, aveva ribadito che gli usa avrebbero difeso l’Isola, la marcia cinese per la sua annessione si presenta molto complessa seppure motivata da ragioni cinesi che sono storiche, economiche (l’industria di Taipei è tra le principali produttrici di semiconduttori); ma anche commerciale per il controllo definitivo dello Stretto di Taiwan e quindi infine strategico, poiché lo stretto collega il Mar cinese orientale a nord con il Mar cinese meridionale a sud. Un posto dal quale, nel 2023, sono transitati oltre tre trilioni di dollari di merci, pari al 29% dell’intero traffico globale. Al momento, tuttavia, l’unica invasione dell’isola è stata rappresentata in televisione con la serie “Zero Day Attack” ambientata nel 2028, quando in realtà ci saranno le elezioni del nuovo Presidente di Taiwan.

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Panorama

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