Suicidio assistito, terzo rifiuto a Martina Oppelli: “Valuto di andare in Svizzera”
- Postato il 1 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Basta soffrire, valuto di andare in Svizzera“. Sono le parole di Martina Oppelli, 49enne triestina affetta da venti anni da sclerosi multipla e tetraplegica, dopo aver ricevuto il terzo rifiuto per accedere al suicidio assistito. A rendere noto che lo scorso 4 giugno la donna ha avuto un nuovo rifiuto dall’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) del Friuli-Venezia Giulia è l’associazione Luca Coscioni.
Secondo l’azienda che doveva verificare la sussistenza delle condizioni per accedere al suicidio medicalmente assistito, la donna non avrebbe potuto accederci perché non ha alcun trattamento di sostegno vitale in corso. La donna – che aveva dichiarato che avrebbe “mai voluto prendere questa decisione, determinata da anni di sofferenza e da una patologia che non può essere curata” – ha presentato opposizione al diniego assistita da un team legale coordinato da Filomena Gallo, avvocata e Segretaria della Coscioni.
L’opposizione è stata accompagnata da una diffida e messa in mora nei confronti della azienda sanitaria. L’associazione Coscioni ha infatti sottolineato che le condizioni cliniche di Martina sono “in costante peggioramento e che, nonostante la sua completa dipendenza da una assistenza continuativa e da presidi medici (farmaci e macchina della tosse), la commissione medica ha nuovamente escluso la sussistenza del trattamento di sostegno vitale, necessario per poter accedere legalmente alla morte volontaria assistita in Italia, sulla base della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale“. L’Asugi ha risposto che sarà “avviata immediatamente una nuova procedura di valutazione” da parte della commissione medica.
Mentre secondo Filomena Gallo “l’azienda sanitaria infligge a Martina un trattamento disumano, una forma di tortura”, la Coscioni, intanto, ha avviato una raccolta firme per la legge di iniziativa popolare sul fine vita. L’Associazione punta a raccogliere 50mila firme entro il 15 luglio per poi approdare con la legge in Senato il 17 luglio, quando inizierà la discussione del testo proposto dalla maggioranza di governo. “La proposta di legge punta a legalizzare tutte le scelte di fine vita, inclusa l’eutanasia, con il pieno coinvolgimento del Servizio sanitario nazionale, dando tempi certi ai malati”.
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