Strage di Ustica, 45 anni dopo: l’archiviazione impedirebbe l’ultimo passo verso la verità

  • Postato il 27 giugno 2025
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Sono passati 45 anni dalla strage di Ustica (27 giugno 1980) e la Procura della Repubblica di Roma ha depositato una richiesta di archiviazione delle indagini che sembra mettere una pietra sopra la ricerca della verità. Il giudice deciderà se accoglierla il prossimo 26 novembre. Intanto esultano i negazionisti della battaglia aerea e la lobby della bomba a bordo.

“Ma non dobbiamo farci prendere dal sentimento della sconfitta”, dichiara Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione famigliari delle vittime. “È chiaro che una archiviazione rappresenta un passaggio negativo, quasi un segno di resa da parte dei magistrati”. Dopo che perfino il presidente Francesco Cossiga aveva raccontato che il Dc-9 Itavia con 81 persone a bordo poteva essere stato colpito nel corso di una battaglia aerea nei cieli di Ustica, con la presenza di velivoli militari francesi che avevano l’obiettivo di abbattere un aereo con a bordo il leader libico Gheddafi. “Nella richiesta di archiviazione”, osserva Bonfietti, “abbiamo la completa conferma della ricostruzione che ci aveva dato il giudice Priore nella sua sentenza ordinanza del 1999: ‘Il Dc-9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea’”.

Sono 450 le pagine depositate, frutto delle nuove indagini, con le nuove testimonianze acquisite, i nuovi riscontri, le nuove intercettazioni. È stata individuata una portaerei francese, la Foch, nel mar Tirreno, la sera del 27 giugno 1980. È stato provato che era in corso una “esercitazione” in cielo con la partecipazione di aerei francesi e americani. È stata segnalata attività militare nella base dell’Aeronautica italiana a Grazzanise. I francesi continuano a negare tutto: niente portaerei di Parigi in mare, niente voli dalla base di Solenzara, in Corsica.

Continuano i silenzi anche dell’Aeronautica militare italiana, che ha sempre smentito quello che hanno visto gli avieri in servizio quella notte nei centri radar, e cioè la presenza di aerei militari attorno al Dc-9 civile in volo da Bologna a Palermo. Per i nostri generali, il cielo, quella notte, era completamente vuoto. A pagare sono stati solamente i proprietari dell’Itavia, costretta al fallimento dopo che il governo italiano ha tolto alla compagnia aerea la concessione al volo, già nel dicembre 1980.

Ora i magistrati della Procura chiedono l’archiviazione, ma ribadendo che “il Dc-9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra”. Ma non possono chiedere un processo a causa dei silenzi, dei depistaggi, delle menzogne dei militari italiani e degli Stati amici e alleati, Francia e Stati Uniti innanzitutto. Il giudice Priore ha dedicato largo spazio ai depistaggi, con un intero capitolo della sua sentenza ordinanza intitolato: “La distruzione delle prove”.

“Allora questo è proprio il senso profondo di questo 45esimo anniversario”, rilancia Daria Bonfietti, “cercare di passare dalla consapevolezza della verità conquistata, alla pretesa di collaborazione internazionale, per scrivere definitivamente questa ultima pagina della storia del nostro Paese. Il diritto alla verità deve diventare una battaglia di tutti noi”. La presidente dei famigliari di Ustica aggiunge un accenno al lavoro della commissione che su impulso dei governi Renzi e Draghi ha il compito di controllare il versamento dei documenti finora segreti all’Archivio centrale dello Stato: “Possibile che non si trovi l’archivio dell’ammiraglio Fulvio Martini, capo del servizio segreto militare? In quali archivi sono conservate le attività, le ricerche, le conoscenze di un capo del servizio?”. Nelle carte rese finora pubbliche dalla Direttiva Renzi-Draghi non c’è traccia di questa documentazione, non c’è traccia dell’archivio di Martini. “Ustica non si deve archiviare”, conclude Bonfietti, “bisogna finalmente scrivere tutta la verità”.

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Il Fatto Quotidiano

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