Stand chiusi a sinistra, affari d’oro a destra: la protesta antifa è l’ennesimo autogol
- Postato il 7 dicembre 2025
- Cultura
- Di Libero Quotidiano
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Stand chiusi a sinistra, affari d’oro a destra: la protesta antifa è l’ennesimo autogol
"Continuiamo così, facciamoci del male...». La celebre battuta di Nanni Moretti è come al solito perfetta quando si parla della sinistra italiana. Sempre capace di deliziarci con spettacolari e incredibili autogol. L’ultimo è naturalmente quello andato in scena a “Più libri più liberi”, fiera romana caratterizzata quest’anno da un surreale boicottaggio della casa editrice “Passaggio al bosco”. Perché? Bè, perché, ci hanno spiegato, si tratta di «una casa editrice nazifascista».
Sul fatto che i compagni hanno clamorosa« mente sbagliato mira ci siamo già soffermati in questi giorni. Adesso, invece, ci limitiamo a una semplice considerazione: se anche “Passaggio al bosco” fosse davvero un editore “nazifascista”, la reazione dei progressisti sarebbe stata comunque sbagliata. Di più, controproducente. Ieri, come potete vedere anche dalla foto pubblicata in prima pagina, è andata in scena l’ultima protesta: stand librari coperti con dei teloni neri, cartelli antifascisti, cori vintage come “Bella ciao” e “Ora e sempre Resistenza”. A questo, naturalmente, si è aggiunto il boicottaggio della fiera: ha iniziato Zerocalcare, al quale poi si sono aggregati altri intellettuali di area (gli ultimi Corrado Augias e Massimo Giannini) nonché un numero imprecisato di semplici visitatori. Risultato: un danno per le case editrici sedicenti democratiche, visto che hanno deciso di chiudere gli stand e che sono rimasti a casa proprio i loro potenziali acquirenti (difficile pensare che un seguace di Zerocalcare avrebbe fatto spese pazze ai banchetti degli editori di destra...).
E i “cattivi” di tutta questa storia? Come sono andati gli affari di “Passaggio al bosco”? Semplice: è stato un incredibile successo. Un successo stra-annunciato, com’era ovvio a chiunque conosca minimamente le regole della comunicazione. «Ci dicono che il nostro è lo stand più visitato», ha spiegato Marco Scatarzi, direttore della casa editrice, «in questo momento c'è una fila enorme». E poi: «Abbiamo venduto tutti i libri che avevamo. Moltissime persone, anche di sinistra, sono venute per portarci la loro solidarietà e hanno acquistato dei volumi. Probabilmente dovremo tornare in Toscana per rifornirci». Insomma, il risultato è chiaro: gli editori più vicini alla contestazione sono stati danneggiati, l’editore che si voleva cacciare ha fatto affari d’oro. Se fosse davvero un editore “nazifascista”, i guru dell’antifascismo militante sarebbero riusciti addirittura a favorire la diffusione di idee “nazifasciste”... un capolavoro. A questo punto i casi sono soltanto due: - Prima ipotesi: la sinistra, come detto specializzata in autoreti, ha organizzato tutto questo can can senza immaginare che si sarebbe rivelato un boomerang. È possibile, anche se sarebbe un errore clamoroso da parte di persone che in teoria i meccanismi della comunicazione li dovrebbero conoscere be ne... - Seconda ipotesi: gli organizzatori della protesta sapevano benissimo che sarebbe finita così. Ma sono andati avanti lo stesso perché il vero obiettivo della mobilitazione antifascista non era quello di danneggiare “Passaggio al bosco”. E allora qual era? Forse, semplicemente, «finire sulle prime pagine dei giornali, obiettivo supremo degli intellettuali». Lo ha detto, nei giorni scorsi, Luciano Canfora, un insospettabile. Certo, è solo un’ipotesi e a pensar male si fa peccato. Però...
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