Stampa in allarme: giornalisti fate come Armand Duplantis, da 6 metri il mondo appare migliore

  • Postato il 16 settembre 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Toh, chi si rivede: la libertà di stampa e, innanzitutto, la faziosità dell’informazione. È di sinistra o di destra, scompare il principio della terzietà che è il giuramento di Ippocrate dei giornalisti.

Riaffiora dal 1958 l’invocazione Stampa in allarme, di stampa- Vittorio Gorresio, Libonati, Battaglia, Ernesto Rossi

È l’omicidio di Charlie Kirk a scatenare la buriana: invece di preoccuparsi della violenza che dilaga in Europa e nel mondo, ci si azzanna per dimostrare che gli uni hanno ragione e gli altri torto.

Non sono soltanto gli uomini e le donne della politica ad essere i protagonisti di tale battaglia: fanno il loro ingresso nella tenzone i quotidiani e le tv che guardano solo da una parte senza badare a dare informazioni e niente più.

C’è chi scrive che Giorgia Meloni incita alla violenza e chi, al contrario, ritiene che i violenti siano solo a sinistra. Perché è stato ucciso il pupillo di Trump? Semplice: insegnava o, meglio, cercava di insegnare ai giovani quello in cui lui credeva ciecamente.

La stampa e il caso Kirk

Stampa in allarme: giornalisti fate come Armand Duplantis, da 6 metri il mondo appare migliore, nella foto Charlie Kirk e Donald Trump
Stampa in allarme: giornalisti fate come Armand Duplantis, da 6 metri il mondo appare migliore – Blitz Quotidiano.it (foto ANSA)

Invece di calmare l’opinione pubblica, si usa un linguaggio che non aiuta a riportare la pace e la tranquillità nella gente già traumatizzata da due guerre che sembrano andare all’infinito. La pace è lontana sia in Ucraina che a Gaza.

A Kiev e dintorni piovono ogni giorno le bombe dal cielo o centinaia di missili: la capitale è ormai una città distrutta e piena di gente che vive molte ore della giornata nei ricoveri.

A Gaza, l’esercito israelianio è ormai padrone del territorio: si continua a morire, uccise anche donne e bambini che con questo conflitto non hanno nulla a che fare.

Si invoca almeno una tregua: dal Vaticano Papa Leone XIV continua a predicarla quotidianamente senza mai una interruzione.

Niente: i protagonisti non smettono di odiarsi, anzi il divario aumenta tanto che Trump spiega che tra quei due (Putin e Zelensky) il dialogo è difficile se non impossibile.

Gaza, 37 raid in 20 minuti

Si fa il conto dei raid che Tel Aviv ha fatto in 20 minuti: sono trentasette. Come si fa a discutere di pace se la situazione è questa? Si dovrebbe usare maggiore intelligenza, magari affidandosi a quella artificiale, e comprendere che oggi se le armi non cesseranno di far sentire la loro voce, il pericolo ha un nome ben preciso: si chiama terza guerra mondiale con l’atomica a far da protagonista.

In un momento così delicato, l’informazione dovrebbe frenare la polemica invece che aizzarla. Tutto ciò avviene purtroppo nel nostro Paese (anche se negli Stati Uniti non si scherza). Giorgia Meloni stigmatizza il comportamento di certi soloni che hanno voluto commentare l’assassinio di Kirk e subito Elly Schelein dice che la premier è una irresposabile.

Eccola la miccia che provoca l’incendio perchè da quel momento in poi si dimenticano (non del tutto) le elezioni regionali per trasferire il dibattito su chi è più violento. Si distingue tra estremismo di serie A e B senza capacitarsi che il sostantivo è sempre uno e non ha alternative.

Il Tg1 diventa nuovamente Telemeloni, Libero e Giornale i quotidiani asserviti al governo, mentre l’Unità è ancora più tassativa: l’estremismo di destra dilaga in Europa.

Eccolo: Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia. La premier diventa l’obiettivo principale di chi tifa per l’opposizione; la Schlein una “poveretta” nelle mani di Giuseppe Conte, il vero leader di chi vuol abbattere l’attuale esecutivo.

Se da una parte si stigmatizza perché il più importante tg della Rai è troppo asservito al potere (il direttore, Gianmarco Chiocci non doveva diventare il portavoce del governo?), dall’altra si mette in rilievo la propaganda de La7 diventata per molti il Telekabul di Sandro Curzi, un telegiornale che divenne famoso per la sua stretta osservanza politica.

Sono vere queste critiche? La speranza è che l’informazione rimanga fedele al suo nome, però non si possono tacere alcune prese di posizione che lasciano perplessi.

Ad esempio: “Perchè la Meloni non vuole essere ospite del mio programma?”, sostiene Lilli Gruber eletta anni fa al parlamento europeo con la sinistra.

Si ribatte: “Perchè Mario Sechi dirige Libero, mentre in precedenza era il portavoce della premier? Ci si azzanna per portare l’acqua al proprio orto senza preoccuparsi che la carta stampata perde sempre più copie e che i giornalisti alle prime armi guadagnano meno di una collaboratrice domestica, leggi colf.

Oggi vogliamo essere tutti come l’astista svedese Armand Duplantis che ieri è volato in cielo raggiungendo un record considerato quasi impossibile: 6,30. Chissà come sarà apparsa la terra da quell’altezza? “Siamo molto vicini alle nuvole”, ha scritto qualcuno. E forse da lassù siamo apparsi tutti più buoni e più giusti.

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Autore
Blitz

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