Sport e riabilitazione sociale, la voglia di riscatto dei detenuti del carcere di Marassi alla ViviCittà Porte Aperte

  • Postato il 4 giugno 2025
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vivicittà porte aperte

Genova. “Mi piace correre, allenarmi, è divertente, lo facevo anche in Senegal” Moussa Thiam è di poche parole, ma gli occhi dicono tutto. Ha appena vinto una gara podistica speciale, tre giri nel carcere di Marassi con una piccola deviazione anche fuori dalle mura della casa circondariale: è la Vivicittà Porte Aperte, iniziativa storica dell’Uisp nazionale che a Genova è organizzata dal 2012 con qualche stop a causa della pandemia. “Nella vita ho fatto solo il buttafuori, ora lavoro qui, in cucina”. Il qui è il carcere di Marassi dove Moussa Thiam è detenuto.

Quindici i partecipanti tra coloro che sono vicini a terminare la pena e sono coinvolti in un percorso di riabilitazione personale e sociale. Hanno corso insieme a trenta podisti provenienti dall’esterno (Maratoneti del Tigullio; Gruppo città di Genova; Zena Runners; Team 42195 rappresentato da Emma Quaglia; Atletica Vallescrivia; Team XIX). La manifestazione è inserita nell’ambito del patto di sussidiarietà Vasi Comunicanti, con contributo di Regione Liguria e Cassa delle Ammende.

Sul podio, insieme al vincitore, Mehdi Fennoni e Adil El Ghanioui. Anche loro storie difficili, ma anche tantissima voglia di rivalsa che i detenuti affidano a chi, per un giorno, li può ascoltare grazie a questa giornata, completata da un quadrangolare di calcio a cinque promosso grazie a Cdm Futsal a cui hanno partecipato due squadre interne, una formazione della stessa Cdm e una di avvocati, risultata poi vincitrice. Dalle celle che danno sul campetto tanto tifo: “Forza Marassi!” l’incitamento più gettonato. Cdm Futsal svolge un corso di calcio a 5 all’interno del carcere di Marassi dal settembre 2023.

Lo sport come momento di condivisione tra il mondo esterno e ‘Marassi’ nell’ottica di creare una sempre più maggiore integrazione tra la città di Genova e la realtà carceraria e coloro che sono in attesa della fine della pena è lo scopo della manifestazione.

“Poter correre fuori dalle mura del carcere, anche solo per qualche minuto, ti fa sentire bene, è un’esperienza magnifica, ti senti un’altra persona” racconta Adil che intende dare una svolta alla sua vita una volta uscito.

Tra i ragazzi che hanno attaccato il numero di partecipazione sulla maglietta c’è consapevolezza che una volta fuori non sarà facile. “Lo stigma resta e ci sono ancora tanti pregiudizi nei nostri confronti. Chi esce e non ha un lavoro è difficile che lo trovi e allora l’unica ad accoglierti a braccia aperte è la strada” racconta chi per recidiva è rientrato in carcere. “Anche avere una famiglia che ti sostiene nelle fasi successive all’uscita da qui è importante. Chi è solo spesso non ce la fa“. Parole di realismo e che confermano le statistiche: chi viene inserito in una realtà lavorativa prima di uscire dal carcere ha una recidiva del 2%, tra chi non ha un lavoro si impenna tra il 60 e il 70%.

Secondo i dati del Cnel, in Italia il 33% dei detenuti risulta coinvolto in attività lavorative (19.153 impiegati nel 2023), ma solamente l’1% di essi è impiegato presso imprese private e il 4% presso cooperative sociali. La stragrande maggioranza, pari all’85%, lavora alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria (talvolta solo per poche ore al giorno o al mese). Fra i detenuti alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria, l’82,5% svolge servizi d’istituto. La mancata offerta di opportunità lavorative per i detenuti priva lo Stato di un ritorno sul Prodotto Interno Lordo fino a 480 milioni di euro.

La direttrice del carcere di Marassi Tullia Ardito conferma: “Sono molti, almeno un centinaio, i detenuti che lavorano all’interno della struttura genovese, tra i 15 e i 20 invece quelli con la formula dell’articolo 21, ossia lavoro esterno, esclusi coloro che sono in regime di semi-libertà”. All’interno del carcere di Marassi ci sono attività come la falegnameria gestita da una cooperativa sociale e presto riaprirà il panificio. “Il problema è che non riusciamo a raggiungerli tutti − racconta a margine dell’iniziativa Uisp − vogliamo essere di stimolo, è chiaro che il sovraffollamento non aiuta. Sarebbe bello offrire loro qualcosa di più. La giornata di oggi ci dimostra che è possibile un confronto con la città ed è una testimonianza importante del percorso fatto dai detenuti, non importa la distanza che li separa dalla fine della pena”.

Tra gli articolo 21 c’è chi è avviato al mestiere del fabbro, chi a fare l’idraulico “anche se per le persone spesso resti un delinquente e tante volte c’è la paura di uscire proprio per non voler affrontare questo pregiudizio” raccontano i detenuti che confermano l’estremo bisogno di supporto psicologico per chi è in carcere e anche un bisogno di socialità per evitare il senso di paranoia e spaesamento una volta usciti.

Anche l’Uisp lavora costantemente nel carcere attraverso il progetto Vasi Comunicanti: attività di yoga, ginnastica, corsi di basket e pallamano. Mariano Passeri è il coordinatore: “Organizziamo anche un corso di arbitri abilitante per i tornei Uisp per poi consentire ai detenuti di finalizzarlo una volta usciti. Abbiamo anche lavorato nelle carceri di Chiavari e nella sezione maschile di Pontedecimo. Siamo contenti per il risultato di oggi, con tantissime persone da fuori che hanno partecipato all’iniziativa insieme ai detenuti. C’è stata grande partecipazione da parte anche dei funzionari e soprattutto del vice direttore della polizia penitenziaria, che ha anche partecipato attivamente correndo. Una sinergia ritrovata dopo il periodo del Covid che ci ha visto dover ripartire praticamente da zero con questo momento così importante. Quest’anno abbiamo scritto una pagina importante di quelle che sono le relazioni e le attività che, come Uisp, da anni portiamo avanti all’interno della casa circondariale di Marassi. Ringrazio Cdm Futsal, che oltre a fare un lavoro prestigioso durante l’anno, ci aiuta nella gestione della ViviCittà quindi direi una vittoria, un punto di ripartenza. Il prossimo anno sicuramente potremo ancora andare a puntellare questa iniziativa aggiungendo magari anche un percorso con le scuole, portando sempre un po’ più avanti l’asticella. Perché è giusto che le persone che stanno vivendo un momento di difficoltà abbiano attraverso attività esterne, soprattutto attraverso lo sport, la possibilità di rimettersi in gioco e di iniziare, già dentro, un percorso che li vedrà, una volta usciti, riprendersi in mano la propria vita, darsi nuovi stimoli e migliorare sicuramente le loro condizioni”.

“Il progetto Vasi Comunicanti va proprio in questa direzione − conferma Manuela Facco, settore Politiche Sociali, Terzo Settore, Immigrazione e Pari Opportunità Progettazione, integrazione servizi e risorse della Regione Liguria nel momento della premiazione − l’obiettivo è proprio di aumentare questi momenti di condivisione per preparare il detenuto alla prospettiva dell’esterno. Stiamo cercando di coinvolgere sempre di più tutte le comunità territoriali”. Il programma si sviluppa su tre anni, con un finanziamento di un milione e 800 mila euro (600mila euro per ogni annualità) assegnato alla Liguria dalla Cassa delle Ammende, accompagnato con un co-finanziamento di 540 mila euro da parte della Regione.

L’evento Vivicittà Porte Aperte è stato organizzato non solo grazie alla disponibilità di molti associati Uisp, tra podisti e staff, ma anche grazie alla collaborazione della direzione, del personale del carcere di Marassi e della polizia penitenziaria.

 

Autore
Genova24

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