Spionaggio e chip. Così la Cina punta all’indipendenza tecnologica

  • Postato il 18 dicembre 2025
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Era aprile quando i servizi segreti olandesi mettevano nero su bianco le loro preoccupazioni. La Cina, scrivevano gli 007, “ha utilizzato estesi programmi di spionaggio nel tentativo di ottenere tecnologie e conoscenze avanzate dai Paesi occidentali”, al fine di reclutare “scienziati e dipendenti di aziende high-tech”. A quanto pare, ci è riuscita. C’erano già delle sensazioni a riguardo, ma quanto scrive Reuters sembra mettere fine ai dubbi. Pechino sarebbe ormai prossima a sviluppare un prototipo di una macchina a litografia ultravioletta estrema (Euv), capace di produrre chip di ultima generazione. Si tratta di uno strumento vitale nella corsa all’intelligenza artificiale che, grazie ai fasci di luce ultravioletta, riesce a incidere sui wafer di silicio circuiti sottilissimi. Ultimata a inizio anno, la macchina sarebbe in fase di sperimentazione. Il che, se confermato, avvicinerebbe il Paese verso un obiettivo primario: l’indipendenza tecnologica, slegandosi dal know-how americano, per produrre chip propri entro il 2028.

L’esclusiva della Reuters parte dalla città di Shenzen. È lì che il governo cinese avrebbe costruito il quartier generale del suo progetto, in cui Huawei giocherebbe un ruolo centrale. Il colosso tech farebbe infatti da raccordo tra istituti, aziende e talenti nazionali. Non solo. Per riuscire a eguagliare l’Occidente, la Cina aveva inevitabilmente bisogno di prendere le sue menti. E siccome la leader indiscussa della costruzione delle macchine Euv è l’olandese Asml, è lì che Pechino è andata a pescare. “Che le aziende vogliano replicare la nostra tecnologia è logico, ma riuscirci non è un’impresa da poco”, affermano dall’azienda di Veldhoven. Nel momento in cui però sono gli stessi ex dipendenti ad andare in Cina, il discorso cambia.

Alcuni ingegneri di Asml sono stati contattati dalle autorità cinesi per andare a lavorare a un progetto che doveva rimanere segreto. La Cina non permette a nessuno di avere una doppia nazionalità, ma per loro è stata fatta un’eccezione. Sono stati consegnati dei passaporti falsi per mascherare il loro vero nome, così da operare nell’ombra. Anche tra i vari dipartimenti c’è uno scambio di informazioni molto limitato, per cui molti lavorano senza sapere fino in fondo a quale scopo. Alcuni, forse, solamente per soldi. La campagna di reclutamento lanciato dalla Cina 6 anni fa prevedeva bonus alla firma che oscillavano tra i 420.000 e i 700.000 dollari, con tanto di sgravi per acquistare casa. Oltre alla conoscenza, serviva però altro. E secondo due fonti a conoscenza del progetto, tutto è stato possibile grazie a delle vecchie componenti di Asml che sono state acquistate sui mercati secondari.

L’azienda olandese promette di indagare per scoprire se i suoi ex lavoratori abbiano spifferato informazioni top secret. Ci sono infatti dei vincoli che obbligato i dipendenti a mantenere segreto il loro lavoro, anche dopo che se ne sono andati. Ma Asml deve svolgere un’indagine molto approfondita. Sono anni che ci sono dei sospetti su di lei. Già nel 2018, durante il primo mandato di Donald Trump, gli Stati Uniti le chiedevano maggiori controlli per evitare che i suoi macchinari finissero in Cina. Ma lì non viene venduto niente, continuano a spiegare dall’azienda. Quella tecnologia è esportata solo nei paesi alleati, come Corea del Sud, Giappone e Taiwan. Eppure, in qualche modo, i cinesi riescono a reperirla, probabilmente affidandosi a clienti che ignorano i limiti all’export imposti da Washington anche con l’amministrazione di Joe Biden. Oppure tramite le banche internazionali che mettono all’asta vecchie apparecchiature per i chip.

Preoccupati di questa rincorsa, gli Stati Uniti hanno compreso che imporre divieti non è la soluzione migliore. Dopo una lunga opera di persuasione, il ceo di Nvidia Jensen Huang è riuscito a convincere Trump a spedire in Cina anche i potenti chip H200. Il motivo è logico: se Pechino continua a usare tecnologia americana, è più controllabile; se viene lasciata agire in solitaria, può realizzare la sua indipendenza. Per di più l’autonomia sarebbe a basso costo e quindi più vantaggiosa.

La vicenda dice molto sulla corsa all’IA. Se già prima era una competizione tra due colossi, di cui uno (l’America) godeva di un ampio margine di vantaggio, adesso è una competizione tra due superpotenze (quasi) di pari forza. Gli Usa intendono vincerla con il Piano Manhattan. La Cina ha le stesse intenzioni, anche senza conoscere il nome ufficiale della sua strategia.

Autore
Formiche

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