“Sono scomodo, quando amo tendo ad essere un po’ pesante. Lavoro su me stesso per essere meno egoista. Oggi con gli attacchi di panico ci convivo”: così Irama

  • Postato il 16 ottobre 2025
  • Musica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Antologia della vita e della morte”. Irama con questo titolo ha voluto racchiudere il senso delle canzoni contenute nel suo album. Via il freno a mano dei sentimenti, il cantautore si racconta come non mai, componendo musica e testi sul suo vissuto, intenso, l’amore difficile (quasi sempre), ma soprattutto auto-analizzando se stesso non risparmiando alcuna critica. Un atto di coraggio, in tempi di verità assolute. Ad anticipare il disco è stato il singolo “Ex” ft. Elodie. Mentre l’11 giugno 2026, per la prima volta, Irama approderà allo Stadio San Siro di Milano

“Il giorno che ho smesso di pensare (uscito nel 2022, ndr) è un disco a cui tengo tantissimo e sono orgoglioso di come sia andato, di come sia stato recepito poi col tempo. Invece questo nuovo disco ho avuto paura di farlo uscire…”.

Come mai?
Perché ho inserito i miei pensieri più reconditi, quelle cose che tenevo soltanto per me. A un certo punto mi sono accorto che mi sembrava giusto e onesto raccontarlo alle persone anche perché sono passati tre anni e c’è chi continua a venire nei miei tour ad ascoltarmi. Un album non è solo una cosa fisica né digitale, è una cosa reale, ma lo vedo nelle persone che incontro e alle quali stringo le mani. Dunque mi sentito un po’ quasi in dovere di raccontare tutta la verità. Quando mi chiedevano quando sarebbe uscito il disco, continuavo a rispondere che volevo che fosse perfetto, che è una verità poi è dalla parte di un utopia

Perché?
Perché la perfezione non esisto e dietro c’è sempre la paura nel deludere le persone che mi vogliono bene, che mi seguono. Quando fai musica, quando sei bambino, la musica che crei nasce per te stesso, è un ‘esigenza. Questa cosa è una cosa che non bisogna perdere. L’artista non deve perdere il focus su se stesso in alcuno modo, nonostante venga riempito di orpelli, di tante cose intorno, forse inutili…

Parli del successo?
Sì della bolla che si crea, una dimensione dove, a volte, c’è il pericolo che se non stai attento rischi di perdere un po’ quello che hai, il contatto con la realtà e quello che per cui è iniziato. Quindi è importante ricercare delle emozioni più personali, tirarle fuori, ti costringe a vivere anche una vita anche più legata al tuo passato, a rispolverare sentimenti e anche a cercare immedesimarti in situazioni che magari il tempo te la un po’ portate via. Tutto questo per dire che con questo nuovo disco avevo paura di non poter dare a chi mi ascolta qualcosa che fosse veramente sincero. Avevo paura di aver perso un po’ di sincerità e quindi ci ho messo tanto anche per ritrovarla.

Quando hai capito che forse non eri proprio sincero in quello che dicevi o facevi?
Dal punto di vista di comunicazione non c’è soltanto musica, ma ci sono tanti canali per avere un rapporto diretto con chi ti ascolta, ma sono sempre stato un po’ con il freno a mano, po’ forse probabilmente per come sono cresciuto, per l’educazione che ho ricevuto, anche un po’ per i valori che mi hanno insegnato. Ho sempre fatto molta fatica a esternare completamente il mio privato. Questo non significa che nella mia musica non ci fosse sincerità, anzi, era ricca di sfumature private e anche di emozioni forti, solo che spesso le persone hanno bisogno di vedere in tutto quanto il ‘pacchetto’. Questa volta ho cercato di togliere un po’ quel freno a mano e di fare ‘entrare’ le persone nella mia casa, dove mi concedo.

C’è molta autocritica in questo disco, una presa di consapevolezza che nasce da lontano?
Il concetto del disco verte su questo dualismo tra la vita e la morte. Quindi tra quello che è buio e luce, tutti noi abbiamo dentro più sfumature, ma è ovvio, non siamo ne sempre felici, né sempre tristi, né sempre buoni, né sempre cattivi. C ‘è il concetto dell”abbiamo troppe sfumature’. Non c’è la paura di raccontarsi anche nel male. Ci deve essere però una sottolineatura, perché il male per me non significa essere una persona maliziosa, ma significa essere una persona onesta, che si riconosce anche in base ai propri problemi e difetti.

Come quando in” Tutto tranne questo” ammetti sarà che ho sprecato il tempo a correre dietro altre mille come servisse?
Fa parte un po’ di quello che ho vissuto e di quello che avrei potuto vivere e che mi sono precluso. Mi capita spesso crescendo e soprattutto essendo entrato anche in questo mondo che ad un certo punto vedi po’ appannato e quindi ti perde le cose reali, che erano veramente importanti, magari vivi quelle cose reali solo quando ti accorgi che hai perso quelle cose.

Insomma come dici tu so che non hai mai conosciuto uno più scomodo. Sei una persona complicata?
Scomodo è il termine giusto. Lo sono in molte cose, ma perché sia nei difetti sono scomodo perché a volte sono un po’ ingombranti. Mi accorgo, per esempio, quando voglio troppo bene una persona tendo a essere un po’ pesante. Secondo me, perché tendo a cercare di dare tutto magari me stesso, ma non mi accorgo, che a volte magari diventa un po’ invadente.

In che senso?
Nel senso che cerco di aiutarti, di dirti le cose come se fossero giuste. Però poi una cosa che devo sempre ricordarmi è che nessuno ha la verità in tasca, è tutto relativo diciamo… Però sto ancora crescendo, sto cercando di imparare ancora a non essere egoista, che è la cosa più difficile secondo me per un essere umano. Ma è la mia sfida più grande

E come procede questo lavoro?
Sto fallendo alla grande (ride, ndr). Però, secondo me, fallendo, si ottiene quello che si vuole.

In “Circo” c’è un chiaro riferimento alla mitologia greca, da dove nasce questa passione?
Ho avuto la fortuna gigante di avere un rapporto bellissimo con il mondo della letteratura. Quando ero bambino, mia nonna, era una professoressa di letteratura, mi raccontava e leggeva il libro del mito greco come fosse un libro per bambini. Ero molto piccolo e sono rimasto affascinato da tutto quel mondo. Così quando ho creato le musica di ‘Circo’ ho iniziato a scrivere questa storia di una ballerina che viene cacciata dagli dei e poi subentra una storia d’amore. Qui ribadisco il concetto che la perfezione non esiste, anche in ciò che ci sembra perfetto c’è una crepa.

Parli di attacchi di panico in “Il giorno”, è la tua esperienza personale?
Ho sofferto tanto di attacchi di panico. Secondo me accade alle persone che sono particolarmente sensibili, almeno questa è la mia teoria. Quindi il ‘sentire’ troppo ti porta a soffrire. L’attacco di panico arriva anche quando si pensa troppo. Ho imparato a conviverci, ad addomesticarlo. Ma si cresce insieme a lui. È una cosa che noi esseri umani abbiamo, non ci accorgiamo del motivo, però c ‘è, fa parte di noi.

Hai scelto per i tuoi duetti tre artisti precisi: Achille Lauro, Elodie e Giorgia, come mai proprio loro?
Achille perché era bello averlo nel testo di ‘Arizona’ che lo rispecchia anche un po’, ci siamo trovati bene, ci stimiamo, ci divertiamo, abbiamo complicità… È stato facile fare questa canzone con lui. Giorgia ha una voce bellissima in ‘Buio’. Quando ha regalato quelle note, mi ha emozionato molto. Quindi spero che arrivi anche alle persone. Con Elodie mi trovo benissimo sia a livello personale che artistico. Era arrivato il momento di fare qualcosa assieme,

Da questa antologia è rimasta fuori qualcosa?
Assolutamente sì, però grazie al Dio… Se no, non scriverei più dischi.

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Il Fatto Quotidiano

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