“Sono nato con la sindrome di Treacher Collins. Ho fatto pace col mio aspetto. Valeria Golino mi ha dato L’arte della gioia”: lo racconta Giovanni Bagnasco
- Postato il 2 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Nel film targato Sky “L’arte della gioia” di Valeria Golino interpreta Ippolito, soprannominato “la cosa” ed è uno dei personaggi più interessanti. L’attore 25enne Giovanni Bagnasco, in una intervista a Il Corriere della Sera, ha raccontato di aver accettato il suo aspetto e di avere due grandi passioni: la musica e il cinema. Bagnasco vive a Chianciano Terme e fa il giardiniere, quando può si lancia nei provini per il cinema. È stato già scritturato da Saverio Costanzo per “Finalmente l’alba”, ma era solo una comparsa. La grande occasione è arrivata con “L’arte della gioia” di Valeria Golino.
“Si è accovacciata, mi ha messo le mani sulle ginocchia – ha detto Bagnasco ricordando il suo provino – e io credo che sia magica e abbia qualche potere strano perché, senza che le chiedessi nulla, mi ha detto quello che avevo bisogno di sentirmi dire: ‘Il personaggio non è stupido, non ha disturbi cognitivi, è solo stato isolato per tanto tempo in una stanza’. In Ippolito potevo mettere tutto quello che ribolliva in me: la parte docile e quella vulcanica. Le cose di cui avere paura sono altre: l’inconsapevolezza, l’ignoranza, la cattiveria senza fondo che ci circonda. Dobbiamo avere paura dei cuori ciechi”.
Poi il discorso si sposta sulla sua vita: “Sono nato con la sindrome di Treacher Collins, detta anche di Franceschetti, una malattia congenita rara, colpisce essenzialmente cartilagini e ossa del volto. Io sono stato operato al palato appena nato (…) Se sono mai stato bullizzato per il mio aspetto? No, però potrei scrivere un libro sugli sguardi. Sono stato guardato in così tanti modi… Conosco la sensazione di chiedermi: chissà che pensa? Ormai, non m’importa più, ma da piccolo, anche il non detto faceva male. E ora, in un microsecondo, ho già più o meno capito che tipologia di persona ho di fronte”.
Poi l’accettazione: “È stato graduale. Da piccolo, me ne stavo rifugiato nel mio mondo interiore, leggevo, scrivevo racconti fantasy. Fino alla prima liceo, ‘tutto bene’, anche se la bimba che mi piaceva c’era e non piacerle mi sembrava qualcosa di enorme e se molti venivano a chiedermi che avevo, tipo: ma ti sei bruciato? Hai avuto un incidente? È un male contagioso? Verso i 15 anni, mi piaceva una coetanea che mi rifiutava, ma scoprire di saper andare a tempo su una base mi ha fatto sublimare il rifiuto e mi ha aperto alla compagnia degli altri. Poi è arrivato l’amore. Ho ricevuto tanto di quello che, a lungo, non avevo ricevuto, e ho dato, anche“.
Che cos’è la sindrome di Treacher Collins (TCS) – “Nota anche come sindrome di Franceschetti o disostosi mandibulo-facciale, è una malattia congenita causata da anomalie dello sviluppo dei primi archi branchiali, strutture embrionali segmentate che compaiono intorno alla 4° settimana di vita dell’embrione. Si stima che un individuo ogni 10-50mila nasce con la sindrome di Treacher Collins. La malattia è caratterizzata da una ipoplasia o sviluppo insufficiente, delle ossa del volto, zigomi e mandibole, anomalie o totale mancanza dell’orecchio, orecchio a forma di coppa associato a fistole o appendici subito davanti all’orecchio, e anomalie delle palpebre inferiori” (dal sito dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma)
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