Sono a favore della leva obbligatoria e di un esercito europeo: così si risponde meglio alle emergenze

  • Postato il 24 novembre 2025
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Nel 2022, sette mesi esatti dopo l’invasione russa dell’Ucraina, ho pubblicato un post a favore della leva obbligatoria. Da allora, abbiamo assistito a un crescendo (lo uso al posto di escalation) di esaltazioni di armi e di eserciti. Dal Green Deal siamo passati a Rearm-Europe, poi cambiato in Readiness 2030, con l’obiettivo di mobilitare fino a circa 800 miliardi di euro per rafforzare la difesa dell’Ue. Il finanziamento per ottenere questo obiettivo avverrà con uno strumento finanziario chiamato Safe (Security Action For Europe).

Fonti ufficiali riferiscono che nel 2024 la spesa aggregata in difesa degli stati dell’Ue sia stata di 343 miliardi di euro, mentre diversi osservatori stimano che la spesa militare russa, nello stesso periodo, sia stata di 149 miliardi di dollari. I russi usano il 7% del loro Pil per armarsi, contro l’1-2% del Pil europeo. È vero che la Russia dispone di armi nucleari, ma l’uso su territorio europeo comporterebbe un rischio altissimo anche per il paese aggressore: il fallout radioattivo, infatti, è trasportato dalle correnti atmosferiche e non rispetta confini politici. Alle latitudini europee prevalgono venti da ovest verso est, anche se le condizioni meteorologiche complesse rendono imprevedibile il percorso della nube radioattiva: perciò, per la Russia, puntare su un attacco nucleare come strategia credibile sarebbe non solo folle, ma potenzialmente suicida.

Il problema europeo non è la quantità di armi, ma la dispersione degli sforzi. Non c’è un esercito europeo. Lo dicono tutti ma poi nessuno fa niente, a parte chiedere che si spendano più soldi pubblici in armamenti e che si abbandoni il green deal, frutto di posizioni ideologiche: la minaccia russa alla sicurezza dell’Ue è reale, mentre quella climatica è un’invenzione di ecologisti accecati dall’ideologia. I fondi destinati all’ambiente devono essere dirottati sulle armi (riferisco il pensiero di chi giustifica il passaggio da Green Deal a Rearm; io non la penso così).

Personalmente sono a favore della leva obbligatoria e di un esercito europeo. Non auspico che i sistemi di difesa siano smantellati, ma che siano gestiti da persone meno vicine alla mentalità del dottor Stranamore. I generali spesso sono più pacifisti dei politici (con qualche eccezione): sanno cosa significa la guerra, i politici europei pare lo abbiano dimenticato, e la fanno per procura.

Ora si cerca convincere l’opinione pubblica che sia saggio “investire” in armi. E gli schermi televisivi lanciano messaggi rassicuranti sull’esercito in tutte le sue declinazioni, i militari sono invitati nelle scuole. Presto i bimbi (e le bimbe) canteranno canzoni patriottiche. Ho partecipato attivamente alla campagna Only One di Marevivo, che ha fatto il giro del mondo con la Amerigo Vespucci, della Marina Militare. E ho svolto cicli di lezioni in strutture della MM, a Venezia, La Spezia e Livorno. L’altro giorno ero seduto a fianco di un Contrammiraglio dell’Istituto Idrografico della Marina, che studia i fondali e le correnti marine. Parlavamo di tutela del mare. Ora abito a Napoli e le zone “calde” della città sono presidiate dai militari, impiegati per la sicurezza. La criminalità, dove ci sono loro, è crollata.

Inoltre, a far fronte ad emergenze dovute a disastri climatici o a terremoti, sono le Forze Armate a trovarsi in prima linea, a supportare la Protezione Civile, ormai insufficiente. L’Italia ripudia la guerra offensiva, ma l’articolo 52 della Costituzione prevede che tutti i cittadini prestino il servizio militare. Allora era solo per i maschi, poi le donne sono entrate a pieno diritto nei sistemi di difesa: oggi ce ne sono più di ventimila. Nel 2005 l’obbligo è stato abolito, ma l’articolo non è stato emendato.

Avere un corpo militare ben attrezzato e addestrato per far fronte alle emergenze secondo me è saggio. Penso che sia giusto pianificare risposte armate a pur improbabili invasioni in territorio europeo: queste enormi spese sarebbero una dimostrazione di forza per possibili invasori, nella speranza di non doverle mai usare. Però sarebbe opportuno usarle anche per neutralizzare altre minacce alla nostra sicurezza. Prima di tutto il cambiamento climatico che ha già aumentato la frequenza e l’intensità di fenomeni estremi. Bisogna mettere in sicurezza il territorio. Poi ci sono i terremoti. Queste sono minacce reali, quotidiane, che sempre più seminano morte e distruzione. Va benissimo ipotizzare e finanziare una difesa contro possibili invasori umani, a patto di utilizzarla anche per difenderci da minacce ben più immediate, a supporto della Protezione Civile.

Si parla tanto di “dual use”: questo sarebbe un ottimo duplice uso di un solido apparato di sicurezza. E tutti i cittadini e cittadine dovrebbero essere addestrati/e in un periodo della loro vita per contribuire alla sicurezza del paese, con una chiamata generale ad assumersi la responsabilità di difendere la collettività da qualsiasi minaccia, per creare un “sapere difensivo” diffuso in tutta la popolazione. Non credo che questo sistema entrerebbe in azione per scopi bellici, ma di sicuro agirebbe in casi di emergenze tipo quelle che spinsero i giovani a diventare “angeli del fango” in troppe occasioni. Lo fecero in modo spontaneo, e ancora lo fanno. Potrebbero diventare un esercito del fango, addestrato ed equipaggiato. E potrebbero difendere lo stato, con le armi, da possibili azioni eversive provenienti dall’interno. Come già fu pianificato in diverse occasioni di tentativi di colpo di stato, pianificati da apparati deviati dello stato stesso.

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Il Fatto Quotidiano

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