Soldi ad Hamas, prende forma il sostegno ad Hannoun: oggi presidio davanti al carcere
- Postato il 29 dicembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. “La solidarietà con la Palestina non si arresta, tutti e tutte libere!”. Circola da ieri pomeriggio sui social e sulle chat il volantino che invita a un presidio organizzato alle 18 davanti al carcere di Marassi, a Genova, per sostenere Mohammad Hannoun, che lì si trova dopo essere stato arrestato con l’accusa di avere gestito raccolte fondi per sostenere Hamas.
La manifestazione di oggi è stata promossa da alcune associazioni e singoli cittadini e anche se non è possibile ipotizzare quanto sarà partecipata, in queste ore stanno prendendo forma sia un movimento di sostegno per l’architetto palestinese sotto inchiesta sia un movimento di opinione che vuole chiarezza sull’indagine portata avanti dalla procura di Genova anche su input di fonti investigative israeliane.
Una nota di solidarietà ad Hannoun è arrivata da Potere al Popolo: “Potere al Popolo esprime completa solidarietà a Mohammad Hannoun, presidente dell’associazione Palestinesi d’Italia, e agli altri rappresentanti palestinesi arrestati in Italia con la vergognosa accusa di terrorismo – si legge in una nota – gravissimo è il fatto che la stessa Procura di Genova affermi che hanno contribuito alle accuse la documentazione trasmessa ufficialmente dallo Stato di Israele e atti inviati spontaneamente in Italia dagli stessi israeliani, ancora più inaccettabile è che gli arrestati siano accusati di aver sostenuto associazioni dichiarate illegali dallo Stato israeliano”.
Una posizione più cauta quella espressa dal consigliere comunale del Pd a Genova, Simohamed Kaabour: “In che stato è la nostra sovranità democratica quando la percezione politica di una causa, in questo caso la solidarietà verso la Palestina, tende a essere automaticamente associata a una narrazione di pericolosità o fiancheggiamento di estremismi? La lotta al terrorismo è necessaria e va garantita; la libertà di espressione e di mobilitazione pacifica è un valore costituzionale, e il dibattito pubblico deve restare basato sui fatti, non su semplificazioni strumentali. Non possiamo ignorare la strumentalizzazione in atto della vicenda per delegittimare la mobilitazione di migliaia di persone scese in piazza per i palestinesi”.
Virale sui social anche il comunicato delle “comunità palestinesi in Italia”: “Le comunità palestinesi in Italia esprimono piena fiducia nella magistratura italiana e profonda preoccupazione per quanto sta avvenendo nel Paese in relazione agli arresti recenti, che rischiano di assumere i contorni di un’azione repressiva nei confronti del movimento palestinese e della solidarietà con la Palestina. In questo contesto, confidiamo nel rispetto dei principi fondamentali dello Stato di diritto, affinché siano assicurati trasparenza, imparzialità e piena tutela dei diritti di tutte le persone coinvolte”.
Oggi l’incontro con i legali, poi l’interrogatorio di garanzia
Mohammad Hannoun incontrerà oggi, per la prima volta, i suoi legali (il team è formato da Dario Rossi, Emanuele Tambuscio e Fabio Sommovigo). Gli stessi avvocati, ieri, hanno avuto un colloquio con i familiari di Hannoun – il figlio Mahmoud, la figlia Janin e la moglie Fatema – anche loro indagati, ma a piede libero. Gli inquirenti pensano che la famiglia dell’attivista fosse pienamente al corrente dell’attività di raccolta fondi e in qualche forma abbia collaborato. I soldi e i beni nella loro disponibilità sono stati sequestrati.
La famiglia Hannoun viene aiutata, in queste ore, anche da alcuni referenti del centro culturale islamico di via Coronata, del quale lo stesso Hannoun era stato fra i fondatori. Nella “moschea” di Cornigliano c’è stato grande sconvolgimento per quanto accaduto. E sabato alcune donne palestinesi hanno annullato un’attività sociale organizzata con i bambini per timor di ripercussioni.
Gli avvocati di Hannoun stanno vagliando con attenzione le migliaia di pagine e documenti prodotti a supporto dell’indagine che, in parte, includono materiale inviato dai servizi israeliani, in parte inserisce elementi legati all’inchiesta su Hannoun nata nei primi anni Duemila e poi archiviata e in parte introduce elementi nuovi e nuove intercettazioni. Domani o al più tardi mercoledì si terrà l’interrogatorio di garanzia. Hannoun parteciperà di persona mentre gli altri arrestati in videoconferenza.
Sequestri per 1 milione di euro e nuovi indagati
Nelle ultime ore è stato sequestrato denaro contante per poco più di 1 milione di euro. I soldi sono stati trovati non solo nella sede dell’associazione di Solidarietà con il popolo palestinese, in via Bolzaneto (e in quella milanese della Cupola d’oro) ma anche nelle abitazioni e nei garage delle persone inquisite, in diverse città italiane.
Un’altra annotazione importante è che il numero degli indagati sembra destinato a crescere di ora in ora. Secondo le ultime informazioni le persone su cui si concentrano le indagini sono almeno 23 – tra loro anche figure con ruoli religiosi di rilievo – ma la lista potrebbe ampliarsi presto fino a coinvolgere circa 40 persone, quasi tutti cittadini di origine straniera.
Alcuni degli indagati avrebbero avuto rapporti stretti e incarichi attivi nella gestione e trasferimento di denaro raccolto in beneficienza (quasi sempre durante feste della tradizione religiosa islamica), altre figure sarebbero toccate solo di striscio dall’inchiesta.
A Ceranesi e Bolzaneto, la vita discreta di Hannoun
Nella frazione di Santa Marta, a Ceranesi, a due passi dai cantieri sulla frana che da anni tiene in scacco la zona, al civico 78 di via Bartolomeo Parodi, sventola una bandiera della Palestina come, d’altronde, succede ai balconi di tantissime case anche nei dintorni. Ma è in questa palazzina che Hannoun abita con la sua famiglia.
Al citofono risponde la moglie Fatema. Non vuole parlare. Ha trascorso buona parte della nottata in questura e probabilmente sa già di essere indagata, insieme ai suoi figli. Quella casa è stata acquistata dalla famiglia Hannoun, all’asta, nel 2023 ma l’architetto vive da moltissimi anni nel territorio di Genova.
“Non abbiamo mai notato niente di strano”, dice una vicina di casa, più che intenzionata a mantenere il riserbo. Anche il sindaco di Ceranesi, Claudio Montaldo, conferma: “Mai registrato problemi, tranne forse qualcuno che si lamentava del fatto che visitatori della famiglia Hannoun parcheggiassero in maniera poco consona, insomma, banalità”.
“No comment” e “niente di strano”, sono i commenti che tornano anche in via Bolzaneto 78rosso, il fondo di un condominio, in una strada privata, dove si trova l’Associazione di solidarietà con il popolo palestinese. Sulla saracinesca sbarrata e su un cancello campeggia un decreto di sequestro. Sulla cassetta delle lettere un adesivo con scritto “Free Palestine”. Qui sono stati sequestrati computer nei quali gli inquirenti contano di trovare nuove prove a carico di Mohammed Hannoun e dei suoi collaboratori.