Smartphone in classe, rebus irrisolto: tra divieti e sfide della scuola digitale

  • Postato il 8 settembre 2025
  • Di Panorama
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Primo collegio docenti del nuovo anno: dopo i soliti punti da discutere, si passa alla regolamentazione che ogni istituto dovrà pensare per applicare il divieto assoluto di utilizzo di smartphone durante l’orario scolastico. Ora, e solo ora quindi, i docenti delle scuole superiori si trovano davvero a fare i conti con il giro di vite imposto sui cellulari a scuola, banditi tout-courtanche alle superiori. Si tratta di un provvedimento che, da un lato, è difficile contestare: lo smartphone è spesso alienante, capace di isolare anche in mezzo alla folla, capace di distrarre chiunque e ovunque, figurarsi adolescenti, figurarsi a scuola. Bene, dunque, l’attenzione per l’abbaglio digitale e, nello specifico, la cura prestata anche nei momenti di pausa e negli intervalli che dovrebbero tornare a essere spazi di relazione e confronto non silenziati da reel e videogiochi. Dopo l’ubriacatura digitale di questi dieci anni, dopo la DaD di cinque anni fa, già diversi stati europei hanno proposto norme restrittive in merito all’uso-abuso di device e strumentazione digitale in aula.

Ciononostante, vietare in blocco l’uso del cellulare in classe, senza margini per un impiego sotto la supervisione del docente, significa impoverire l’offerta formativa e annullare ore di potenziale crescita: si pensi alla ricerca online, alla selezione critica delle fonti, all’utilizzo di piattaforme come classroom che ormai fanno parte integrante della didattica delle superiori, alla condivisione rapida di materiale, come il testo di un articolo di cui si sta parlando, per fare solo qualche esempio. La sfida di questi anni è e sarà selezionare la fonte migliore, saper discernere nel mare di ciò che viene proposto, imparare a distinguere ciò che è verificato dalla fuffa, sapersi affidare a un contenuto che non sia prodotto da un’intelligenza artificiale bene o male addestrata, e in classe ci si può allenare su questo. Allo stesso modo, può essere pratico condividere del materiale su alcune piattaforme, senza produrre fotocopie, o sfruttando la rapidità di uno strumento che consente l’estemporaneità. Certo, tutto si può sempre fare anche in altro modo, ma togliere ai docenti la possibilità di far lavorare una classe con uno strumento come lo smartphone è un impoverimento. Poiché questo discorso si presta a riduzionismi, sia chiaro che non tutte le classi e non tutti gli studenti hanno a disposizione una strumentazione analoga e adeguata, ma in questo caso si sta riflettendo sulla condizione più comune in Italia, vale a dire quella in cui ogni studente adolescente ha a disposizione un proprio smartphone che, peraltro, proverà comunque a utilizzare per comunicare e giocare nonostante tutto, purtroppo. Ancora, sempre per uscire dalla polemica, è ugualmente chiaro che un testo di Dante non si legge sullo smartphone come su un libro, che il libro è ancora il supporto più adeguato allo studio e alla lettura, e che lo smartphone tra le mani, anche in caso di utilizzo oculato e adeguato, non soppianta né risolve nulla. Però, se facciamo un passo in avanti mettendo un freno all’abuso del telefono, dobbiamo farne subito un altro: dare ai docenti la responsabilità di insegnarne un uso consapevole. Perché la scuola superiore non può limitarsi a sottrarre, ma deve educare. E il digitale, se gestito con criterio, non è un nemico: è lo strumento che i ragazzi useranno comunque, dentro e fuori dalle aule. Non mostrarne le potenzialità significalasciarli soli ad apprendere altrove, senza guida né consapevolezza, o a non farlo proprio. Inoltre, quel che si vuole combattere è l’uso scorretto, o massiccio, o passivo, e tutto ciò sotto la guida di un adulto responsabile non sarebbe certamente in questione. C’è tempo per ricalibrare questo intervento, perché le circolari si aggiornano in base all’esperienza, con la pratica, e la scuola, nel bene e nel male, vive di tempi lenti, quindi anche stavolta attendiamo con fiducia.

Autore
Panorama

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