Six Towns, la Cassazione annulla l’ergastolo per il boss Marrazzo e lo scarcera

  • Postato il 8 marzo 2025
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Six Towns, la Cassazione annulla l’ergastolo per il boss Marrazzo e lo scarcera

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Nel processo Six Towns cadono le accuse per il boss Marrazzo accusato del delitto Iona. La Cassazione riconosce la cosca della Valle del Neto


BELVEDERE SPINELLO – La Corte di Cassazione ha cancellato l’ergastolo per il boss Agostino Marrazzo, capo del “locale” di ‘ndrangheta di Belvedere Spinello, che era accusato dell’omicidio di Franco Iona, compiuto la sera dell’8 ottobre ’99 presso il circolo Oasi verde azzurro. I supremi giudici hanno anche disposto la scarcerazione per Marrazzo. Ha finito di scontare, infatti, la pena per l’associazione mafiosa (accusa per cui era già stato condannato in via definitiva a 10 anni). L’annullamento senza rinvio disposto dai supremi giudici per il delitto Iona, in accoglimento della richiesta dell’avvocato Pietro Pitari, è l’aspetto che più balza all’attenzione esaminando il dispositivo emesso dagli ermellini.

RICONOSCIUTA LA COSCA

Una sentenza, quella emessa a conclusione del troncone processuale svoltosi col rito abbreviato, con cui viene comunque riconosciuta l’esistenza della cosca operante nella zona a cavallo tra le province di Crotone e Cosenza e sgominata, nell’ottobre 2016, con l’operazione Six Towns. Diventa, infatti, definitiva, col rigetto del ricorso difensivo predisposto dall’avvocato Mario Nigro, la condanna a 8 anni di reclusione per Sabatino Marrazzo detto “il massone”, esponente di vertice del clan e figura cerniera con i “grembiuli”.  Definitive anche le pene di 8 anni per Francesco Rocca, (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Gianluca Acciardi) e di 9 anni per Fabio Lopez (difeso dall’avvocato Tiziano Saporito), entrambi di San Giovanni in Fiore. Annullata con rinvio, invece, la condanna a 6 anni e 8 mesi per Fabio Lopez, sempre di San Giovanni in Fiore (difeso dall’avvocato fabio Alonzi).

Tra rito abbreviato e rito ordinario sono già definitive una ventina di condanne. Gli “affari” del clan erano soprattutto narcotraffico e estorsioni. Tra le vittime la società Eni Syndial che gestiva la miniera di salgemma di Belvedere Spinello.

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IL PENTITO

Rideterminata, da 14 anni e 6 mesi a 13 anni e 2 mesi, la pena inflitta al collaboratore di giustizia Francesco Oliverio. L’ex boss della Valle del Neto, assistito dall’avvocata Maria Karen Garrini, nel dicembre 2020 era stato condannato dalla Corte d’assise d’appello di Catanzaro in continuazione con un’altra sentenza con cui gli erano stati inflitti 4 anni per associazione mafiosa. Il giudizio per Oliverio si celebrava con esclusivo riferimento al trattamento sanzionatorio inflittogli per il duplice omicidio di Tommaso Misiano e Gaetano Benincasa a Rocca di Neto, compiuto nel luglio 2008, per il tentato omicidio Vittorio Salvatore Ferraro, commesso a San Giovanni in Fiore nell’agosto 2006, per l’omicidio di Paolo Conte, avvenuto a San Giovanni in Fiore nell’agosto 2006, e l’omicidio di Giuseppe Loria, avvenuto sempre a San Giovanni in Fiore nel settembre 2005. Ma anche per accuse di narcotraffico e armi.

CONFISCHE ANNULLATE


La Cassazione ha, inoltre, annullato senza rinvio la sentenza della Corte di Appello bis e ha disposto la restituzione dei beni alla terza interessata Vincenza Marrazzo, figlia di Giovanni, dei terreni sequestrati. Gli altri beni erano stati già dissequestrati. Vincenza Marrazzo era difesa dall’avvocato Gianni Russano. Nei confronti di Saverio Gallo e Teresa Gradyna Kedzierska la confisca è stata annullata con rinvio.

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