Il grido d’aiuto del Cosenza calcio. «Il proprietario di un club è la sua storia»
- Postato il 5 marzo 2025
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Il Quotidiano del Sud
Il grido d’aiuto del Cosenza calcio. «Il proprietario di un club è la sua storia»
Cosa direbbe il Cosenza calcio se potesse lanciare il suo grido d’aiuto. Un amore che dura da ben 111 anni e nessuno mai potrà distruggerlo. «Il proprietario di un club è la sua storia»
«AIUTATEMI, vi prego. Liberatemi. Sono stato rinchiuso in una gabbia, mi sento inerme e privo di forze. Mi hanno tolto la libertà, la dignità. Tutto quello che sto sopportando non è affatto giusto. Non è giusto per i tifosi, che si sono susseguiti in 111 anni di passione e che mi hanno amato, mi amano e mi ameranno per sempre, incondizionatamente. Non si può bistrattare, mortificare, deridere, umiliare la mia storia. Sì, perché il vero proprietario di una squadra di calcio è la sua storia. I calciatori passano, i presidenti e i dirigenti passano. I tifosi tramandano di padre in figlio la loro passione per me, ma la mia storia rimarrà per sempre. Ne abbiamo passate tante insieme. Gioie, soddisfazioni, ma anche lacrime e dolori. La vostra passione non mi è mai mancata, soprattutto nei periodi più bui. Insieme, possiamo risollevarci per diventare nuovamente un esempio per tutti. Per questo vi chiedo di non mollare e di far sentire tutto il vostro dissenso a chi sta provando a sotterrarci (ma sono sicuro che non ci riuscirà). L’amore, il nostro reciproco amore, vincerà su tutto».
Si potrebbe immaginare così il grido lanciato a tutti i cosentini dalla squadra di calcio della città di Cosenza, che sta attraversando un periodo davvero buio e triste della storia rossoblù, a causa dell’incuria di un presidente e di una società che non amano i colori rossoblù, che non li hanno mai amati. Li hanno solo adoperati, a proprio piacimento, per guadagnarci su, senza pensare alla passione della tifoseria, senza pensare ai bambini e ai tanti anziani che soffrono e piangono vedendo l’amata squadra relegata all’ultimo posto, con un piede e mezzo in serie C. Barattare il pianto di un bambino o di un anziano con lauti guadagni è davvero molto triste.
L’esempio più recente è la vicenda dei biglietti del derby contro il Catanzaro, il cui costo era balzato da 16 a 30 euro per le curve. Cosa significava? Forse portare più gente possibile allo stadio? No. Guadagnare qualcosa in più per “far quadrare i conti della società”? No. Serviva solo per approfittare della passione dei tifosi in vista della partita delle partite, per trarne vantaggi materiali, mettendo le mani nelle tasche di tanta gente, che fa fatica ad arrivare a fine mese, ma che mai e poi mai avrebbe rinunciato al derby, a costo di vivere di stenti anche per una settimana, così da risparmiare i soldi e comperare il biglietto.
«Un’ultima raccomandazione, prima di scendere insieme di nuovo in campo. Mai nessuno potrà cancellare la nostra storia, mai nessuno potrà dividerci. Sono orgoglioso di voi. Il vostro amore lo cantate e lo dimostrate in tutte le partite che gioco. “E mai nessun ci fermerà, noi saremo sempre qua, non ti lasceremo mai, dai Cosenza vinci ancora per gli ultrà! Oh oh oh oh oh. Oh oh oh oh oh”».
Il Quotidiano del Sud.
Il grido d’aiuto del Cosenza calcio. «Il proprietario di un club è la sua storia»