Sivert Bakken, i particolari della morte del biathleta: il ritrovamento della maschera ipossica fa discutere
- Postato il 26 dicembre 2025
- Di Virgilio.it
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Assume ogni giorno che passa i contorni di un mistero la morte di Sivert Bakken, il biathleta norvegese trovato senza vita in una camera d’albergo a Passo Lavazé a ridosso delle festività di Natale. Questo perché, in attesa dei risultati dell’autopsia, sono emersi nuovi particolari legati al ritrovamento del corpo dell’atleta, che negli ultimi istanti di vita indossava una maschera ipossica, uno strumento molto usato dagli sportivi (soprattutto a livello professionistico) ma che continua a dividere gli esperti del settore per ciò che riguarda le sue specificità terapeutiche e i rischi connessi al suo utilizzo.
- A cosa serve la maschera ipossica e come viene utilizzata
- La federazione norvegese non sapeva che Bakken ne facesse uso
A cosa serve la maschera ipossica e come viene utilizzata
Di per sé la maschera ipossica è uno strumento che non contiene alcuna norma specifica che ne vieti l’utilizzo. Il dispositivo è in grado di aumentare lo sforzo della respirazione durante l’allenamento, simulando condizioni che si possono trovare soprattutto a quote di alta montagna dove l’aria è più rarefatta, e dunque c’è necessità di ricercare maggiore ossigeno.
La maschera diminuisce tra 6 e 10 volte il passaggio dell’ossigeno da fuori a dentro il corpo: questo consente di migliorare la capacità di resistenza respiratoria e la capacità dei polmoni quando ci si trova in condizioni di ipossia, condizione nella quale i tessuti del corpo non ricevono abbastanza ossigeno. Per questo viene utilizzata durante gli allenamenti, poiché aumenta la “sensazione di disagio” e di difficoltà degli atleti, allenandoli dunque ad aumentare la propria resistenza sotto sforzo.
L’obiettivo è quello di rinforzare i muscoli respiratori come il diaframma o quelli intercostali e aumentare la propria resistenza aerobica e anaerobica in condizioni di ipossia o di ipercapnia, che è l’aumento nel sangue dell’anidride carbonica. “Questa maschera aumenta il livello del battito cardiaco nella fase di recupero”, hanno evidenziato i ricercato della Resistance Exercise, Physiology and Sport Laboratory di Collegeville, negli USA. E potrebbe essere questa la causa del decesso di Bakken.
La federazione norvegese non sapeva che Bakken ne facesse uso
La federazione norvegese ha fatto sapere di non aver mai avuto notizia del fatto che l’atleta facesse uso della maschera durante gli allenamenti, e tantomeno durante i momenti di riposo. Bakken peraltro aveva dovuto fare i conti in passato con un problema notevole al cuore: soffrendo di pericardite, era stato fermato per due anni, ed era tornato alle competizioni soltanto nei mesi scorsi.
Vero è che l’abitudine agli “allenamenti con altitudine simulata” è una pratica parecchio in voga in Norvegia: questi vengono effettuati però in appositi centri che monitorano costantemente le condizioni degli atleti, e pertanto più d’uno è rimasto sorpreso nel sapere che Bakken stava utilizzando la maschera senza aver messo al corrente i propri tecnici e tantomeno lo staff medico.