Ti ho comprato per allegria (e perché ha senso)

  • Postato il 8 novembre 2025
  • Di Il Foglio
  • 1 Visualizzazioni
Ti ho comprato per allegria (e perché ha senso)

In un mondo di sconvolgimenti climatici, stanchezza digitale e crisi di connessione, la moda si trova ad affrontare una resa dei conti. Ciò che verrà non sarà plasmato solo da tendenze più rapide o tecnologie più intelligenti, ma da qualcosa di molto più umano: le emozioni. Da un moodboard globale di incertezza e sovraesposizione emerge una nuova serie di imperativi guidati dal desiderio fondamentale di provare qualcosa di autentico. Da Milano a Melbourne, dalle passerelle ai centri di ritrovo, i consumatori chiedono più del semplice stile. Vogliono connessione, cura e gioia. L'assenza di gioia nel panorama dei consumatori odierno è diventata impossibile da ignorare. Molti acquirenti non riescono nemmeno a ricordare l'ultima volta che un brand ha fatto loro provare qualcosa, qualsiasi cosa. E in questo vuoto, la risonanza emotiva sta emergendo come l'opportunità meno sfruttata nel mondo della moda. Non si tratta di sentimentalismo, ma di strategia di progettazione.

Un ritorno alla creatività giocosa sta già iniziando a prendere piede, non come evasione, ma come forma di resistenza alla pesantezza del nostro tempo. Nelle mani dei designer giusti, il colore diventa un dialogo tra prodotto e persone, la texture quasi una terapia. Il design diventa un soft power fondamentale, una diplomazia culturale che risponde al bisogno di sentirsi più leggeri, più liberi e più prosperi. Allo stesso tempo, stiamo riconsiderando il nostro rapporto con la tecnologia. La domanda chiave è: mi fa sentire più o meno umano? La tecnologia deve diventare non solo performativa, ma relazionale, e i brand più lungimiranti non stanno sostituendo la connessione umana con l'automazione, ma la stanno utilizzando per dedicare più tempo alle interazioni umane reali. Con l'aumento della pressione ambientale, stiamo anche assistendo a un passaggio dalla sostenibilità performativa a qualcosa di più profondo: la longevità come mentalità. Dalla riparazione al restauro, dal vintage al riciclo e al riutilizzo, l'etica della cura si sta espandendo oltre il prodotto stesso. La cura sta diventando una visione del mondo, che valorizza il passato, ripara il presente e indica un futuro più dignitoso. In questa economia emozionale, la moda deve fare più che produrre collezioni: deve creare significato. Questo inizia trattando i consumatori non come obiettivi, ma come persone che si muovono in un panorama emotivo sempre più complesso. Significa progettare esperienze che non siano solo fluide, ma anche di supporto e persino nutrienti per l'anima. E significa dare spazio alla gioia della scoperta, dell'espressione di sé e della connessione. Quando il mondo sembra pesante, la leggerezza non è un lusso, è un' ancora di salvezza.

   

Lisa White è Director of Strategic Forecasting &Creative Direction, WGSN

Questo testo prende spunto dalla presentazione dell’ultima edizione di Next Design Perspectives, l’evento sui futuri trend del design e della creatività promosso da Altagamma, che si tiene annualmente in Triennale, a Milano. La dimensione del divertimento, che pare scomparsa dall’agenda delle imprese negli ultimi anni, viene ritenuta dalla maggioranza dei nostri intervistati come indispensabile motore di acquisto, ma anche di selezione, di scelta: si compra sempre di più sulla base delle emozioni, al punto che l’86 per cento dei consumatori mondiali, calcolati incrociando fonti di ricerca diverse, ritiene che alla base di ogni spesa sia necessaria almeno una motivazione di impulso, mentre il 49 per cento dichiara di comprare marchi che suscitano in loro allegria, sensazioni positive di leggerezza.

Continua a leggere...

Autore
Il Foglio

Potrebbero anche piacerti