Siderpotenza, sotto inchiesta i veleni assorbiti dai lavoratori

  • Postato il 25 settembre 2025
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Siderpotenza, sotto inchiesta i veleni assorbiti dai lavoratori

Siderpotenza, torna l’incubo veleni, al vaglio dell’inchiesta dei pm, da 2 anni, le analisi della Uilm sulla presenza di metalli nel sangue dei lavoratori. Intanto l’azienda ha disposto delle contro-analisi e butta acqua sul fuoco.


VELENI nel sangue di 168 lavoratori della ferriera di Potenza su 168. E’ questa la sconcertante denuncia su cui da due anni a questa parte è aperta un’indagine della procura della Repubblica del capoluogo. A rivelarne l’esistenza, ieri, è stata l’associazione ambientalista Cova Contro, pubblicando sul suo sito internet alcuni documenti ricevuti in forma anonima. In particolare il risultato della campagna di analisi effettuata su iniziativa della Uilm ad aprile del 2023. Con 168 lavoratori su 230 che si sono sottoposti volontariamente ad esami del sangue e delle urine.

METALLI PESANTI E RISCHI DI ESPOSIZIONE: L’INCHIESTA SULLA SIDERPOTENZA

Nella relazione conclusiva si legge che 168 campioni analizzati su 168 sono risultati «superamenti» di antimonio e manganese rispetto ai valori di riferimento per la popolazione italiana fissati dall’Istituto superiore della sanità. Ma in 167 campioni su 168 anche di cromo, in 138 di alluminio, in 103 di vanadio, e in 80 di nichel, che in dosi massicce possono risultare tossici. Quindi, in 43 campioni su 168, «superamenti» di mercurio e in 31 di piombo. Due metalli pesanti, questi ultimi, tossici anche in piccole quantità. «Alla luce dei risultati ottenuti nel biomonitoraggio effettuato su una popolazione di 168 dipendenti della Siderpotenza, è possibile affermare che la situazione risulta essere molto complessa e preoccupante». Questo il testo delle conclusioni della campagna d’indagine costata qualche decina di migliaia di euro al sindacato.

«Il numero di operatori con parametri fuori dai limiti di accettabilità stabiliti dall’Istituto Superiore di Sanità è troppo elevato per considerare eventuali contaminazioni al di fuori dell’ambiente lavorativo. Purtroppo in letteratura è chiaramente descritto che in tale ambiente lavorativo sono presenti metalli pesanti e non solo. Abbiamo tralasciato in questo studio altri inquinanti quali, diossine, furani Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici, ndr) e Pcb (Policlorobifenili, ndr), anch’essi presenti come contaminanti nell’ambiente siderurgico. Risulta pertanto evidente un accertato rischio di esposizione professionale ad agenti chimici/cancerogeni; non possiamo escludere a priori, ne tantomeno ipotizzare che diversi operatori ad oggi siano già colpiti dalle malattie sopra descritte».

SIDERPOTENZA: L’INCHIESTA DELLA PROCURA E LE CONTRO-ANALISI AZIENDALI

L’esito delle analisi commissionate dallla Uilm è stato portato subito all’attenzione degli inquirenti che da allora hanno avviato verifiche a tappeto sulla situazione. Di qui una serie di accessi di carabinieri e tecnici dell’Agenzia regionale per l’ambiente della Campania, incaricati dai pm per le opportune indagini. I reati ipotizzabili, d’altronde, sono diversi. E anche se i referenti del sindacato per ora preferiscono non parlare per rispetto del segreto istruttorio, il sospetto che qualche lavoratore possa essersi ammalato a causa dell’esposizione a veleni di vario tipo c’è.

Eccome. Intanto l’azienda che gestisce lo stabilimento, la Siderpotenza del gruppo Pittini, ha già disposto le sue contro-analisi e una «valutazione dell’esposizione a sostanze chimiche e cancerogene attraverso monitoraggio ambientale e biologico dei lavoratori» a un luminare del settore. Vale a dire la prosessoressa Silvia Fustinoni che è la responsabile dell’unità di Tossicologia ambientale e industriale presso la Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e professore associato di Medicina del lavoro e presidente del corso di Laurea magistrale in scienze sanitarie della prevenzione dell’Università degli Studi di Milano.

LO STUDIO FUSTINONI E LE CRITICHE DI COVA CONTRO

A giugno del 2023 Fustinoni aveva già presentato gli esiti preliminari, oltremodo tranquillizzanti, del suo studio, promettendo che il settembre successivo si sarebbe concluso il tutto e si sarebbe resa disponibile «ad interloquire con la azienda e con i lavoratori e/o i loro rappresentanti per illustrare i risultati dell’indagine». Fonti del Quotidiano, però, escludono che via sia mai stata l’interlocuzione annunciata. A parte le solite rassicurazioni. «Negli anni 2021 e 2022 il servizio del medico competente di Siderpotenza ha attivato il monitoraggio biologico per la valutazione dell’esposizione a cromo, nichel, piombo e idrocarburi policiclici aromatici». Si legge in un passaggio della relazione preliminare della professoressa Fustinoni.

«Dall’analisi dei risultati (…) non si evidenziano valori dei parametri superiori ai valori interpretativi presi come riferimento, ma per gli indici relativi al piombo si evidenziano alcuni dati sub-critici, in quanto circa pari o superiori al 75% del valore interpretativo. Questa osservazione fa ritenere utile effettuare un approfondimento sull’esposizione a piombo per lavoratori dell’impianto, includendo nel monitoraggio la misura degli indici biologici associati al piombo, in particolare piombo nel sangue e zincopotoporfirina eritrocitaria». «Per quanto riguarda l’esposizione a cromo a nichel, valutata attraverso la misura di cromo e nichel nell’urina, non si riscontrano criticità». Ha aggiunto ancora la professoressa.

INCHIESTA SU SIDERPOTENZA: IL COMMENTO AMARO DI COVA CONTRO SULLA TRASPARENZA

Amaro il commento di Cova contro, l’associazione fondata da Giorgio Santoriello. «Noi non prendiamo le difese di nessuno, non tifiamo per nessuno dei due studi, ma combattiamo per la legalità e lo stato di diritto: non sappiamo chi ha ragione, l’incidenza e la qualità di questionari e stili di vita o di campionamento, o di lavorazione del campione, ma una cosa è certa: nulla è pubblico relativamente alla salute degli operai». Così sul sito degli ambientalisti, che contestano anche l’esito delle indagini effettuate nel 2014 dai pm di Potenza sulle emissioni della Siderpotenza.

Indagini sfociate in un processo chiusosi 5 anni dopo con la prescrizione di tutte le accuse. «Una delle poche azioni che una politica sana e lungimirante dovrebbe imporre per legge sarebbe la trasparenza: sapere cosa si mangia e cosa si respira, sapere se e come la salute viene tutelata, e consegnare alla giustizia i responsabili». Conclude Cova Contro. «Tutto ciò resta un miraggio nella Basilicata saudita dove sotto ricatto occupazionale non sono più solo i lavoratori dipendenti ma un intero territorio con tutti i suoi corpi sociali ed intermedi». l.a.

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