Separazione delle carriere in magistratura, c'è il via libera finale del Senato
- Postato il 30 ottobre 2025
- Politica
- Di Agi.it
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                                                                            Separazione delle carriere in magistratura, c'è il via libera finale del Senato
AGI - Via libera finale del Senato alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati. I voti a favore sono 112, i contrari 59, e 9 astenuti. La riforma viene approvata in quanto il via libera ha incassato la maggioranza assoluta richiesta dalla Costituzione per le seconde letture dei due rami del Parlamento. Con il voto di Palazzo Madama si concludono quindi le quattro letture conformi previste dalla Costituzione.
Un lungo applauso, tutti in piedi: i senatori della maggioranza di centrodestra esultano per il via libera definitivo del Senato alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati. Baci e abbracci tra i senatori, ma anche nei banchi del governo dove è seduto, sin dall'avvio di seduta, il Guardasigilli Carlo Nordio, che riceve le strette di mano e gli abbracci dei colleghi di governo, tra cui Ciriani, Calderoli, Zangrillo, Santanchè e Musumeci.
La protesta delle opposizioni
Protesta delle opposizioni nell'Aula del Senato subito dopo l'approvazione del ddl costituzionale sulla separazione delle carriere. "No ai pieni poteri", si leggeva sui cartelli esposti dai banchi della minoranza.
Il commento dell'Unione delle Camere Penali
"Oggi è giunto il sì definitivo del Parlamento italiano alla legge di riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati. Fin dall'entrata in vigore del codice accusatorio nel 1989, l'Unione delle Camere Penali Italiane ha sostenuto con determinazione la necessità di questo intervento legislativo, volto a garantire una giustizia realmente imparziale e a restituire piena indipendenza e autorevolezza alla magistratura". Lo dichiara il presidente dell'Unione delle Camere Penali, Francesco Petrelli, sottolineando come "la separazione delle carriere non è un atto contro qualcuno, ma un passo avanti verso uno Stato di diritto più equilibrato, nel quale ciascun potere eserciti la propria funzione nel rispetto delle garanzie e delle libertà individuali e costituzionali".
La lunga battaglia per la riforma
Petrelli, in una nota, ricorda le tappe di questa "lunga storia" e "battaglia identitaria": "Siamo scesi nelle strade e nelle piazze nel 2017 per spiegare ai cittadini l'importanza di una riforma per una giustizia più giusta, nell'interesse del cittadino e della democrazia liberale, raccogliendo oltre 72mila firme per presentare in Parlamento il disegno di legge di iniziativa popolare sulla separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri. Da quella mobilitazione, nata dal basso e sostenuta con convinzione da tutta l'avvocatura penalista - prosegue il presidente dell'Unione delle Camere penali - ha preso avvio un percorso lungo e coerente che oggi trova il suo compimento".
"Ora si apre l'ultima e più importante fase: il referendum confermativo popolare, nel quale il popolo italiano sarà chiamato a esprimersi su questa riforma. Sarà il momento della verità e della partecipazione civile". "Le Camere Penali - afferma Petrelli - si mobiliteranno in tutto il Paese per sostenere con forza le ragioni del 'sì', per una giustizia più giusta, per un processo più equo e per una magistratura finalmente libera dal correntismo, autonoma di fronte alla politica e autorevole davanti al cittadino".
Comitato per il No, "pronti per il referendum"
"La proposta di riforma della Costituzione sui temi della giustizia passa al giudizio popolare attraverso il referendum, non avendo ottenuto i due terzi dei voti del Parlamento. Il disegno di legge Nordio inciderà sul rapporto tra politica e magistratura previsto dai costituenti, senza al contempo risolvere nessuno dei temi che sta a cuore ai cittadini, a partire dall'eccessiva lunghezza dei processi". Lo afferma il Comitato 'A difesa della Costituzione e per il No al referendum'.
  "Il Comitato 'Giusto Dire No' - si legge in una nota - parteciperà alla campagna referendaria al fine di spiegare ai cittadini le ragioni per cui questa riforma non comporterà alcun miglioramento della giustizia e ribadire che l'indipendenza e autonomia della magistratura sono valori fondanti della nostra Repubblica, posti a tutela di tutte le persone. Questo referendum non prevede quorum. Siamo a disposizione dei cittadini e dell'opinione pubblica per offrire tutte le informazioni necessarie a recarsi alle urne in modo consapevole, nel merito della riforma, e lontani dalle polemiche politiche che hanno inquinato il dibattito sulla giustizia in Italia negli ultimi trent'anni". 
Nordio, "il referendum non sia politicizzato"
"Ringrazio il Parlamento. La maggioranza è stata ottima. Sono trent'anni che scrivo sulla separazione delle carriere. Mi auguro ora che sul referendum ci siano termini pacati, che non sia politicizzato", ha commentato il Guardasigilli, Carlo Nordio che ha aggiunto: "Certamente mi spenderò in prima persona" sul referendum sulla separazione delle carriere". "Finora c'è stata mancanza di confronto" con i magistrati sulla riforma della separazione delle carriere ma "spero che si possa recuperare qualcosa" sui decreti attuativi alla riforma, ha ammesso il ministro. "Mi auguro che non ci sia alcuno scontro" sul referendum che "non è un referendum sul governo".
L'Anm, "alterato l'assetto dei poteri"
"Questa riforma altera l'assetto dei poteri disegnato dai costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge". Lo rileva la Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati, dopo l'approvazione definitiva della riforma Nordio al Senato.
  Per il sindacato delle toghe, si tratta di "una riforma che non rende la giustizia più rapida o più efficiente ma la rende più esposta all'influenza dei poteri esterni", che "non aumenta il numero dei magistrati che resta tra i più bassi in Europa, nè colma le lacune dell'organico amministrativo" e che "non investe risorse per far funzionare meglio il sistema giustizia, ma rischia al contrario di triplicare i costi con lo sdoppiamento del Csm e l'istituzione dell'Alta corte disciplinare". Le "nostre preoccupazioni - concludono i vertici dell'Anm in una nota - sono peraltro condivise anche dal relatore speciale sull'indipendenza di giudici e avvocati delle Nazioni Unite". 
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