Senza Wagner, Mosca in Africa rischia l’effetto boomerang. Ecco perché

  • Postato il 5 settembre 2025
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  • Di Formiche
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A due anni dalla morte di Yevgeny Prigozhin, il gruppo Wagner è oramai prossimo alla scomparsa. Dopo il tentativo di colpo di Stato dell’estate 2023, il Cremlino ha avviato un processo di riassorbimento e riorganizzazione delle attività africane del gruppo militare in un progetto ufficiale sotto la regia del ministero della Difesa, noto con il nome di Africa Corps. Il passaggio non è stato immediato, anzi, è stato un processo graduale che non si è ancora concluso, anche se oramai manca poco: dopo l’abbandono del Mali, annunciato lo scorso giugno, la presenza del gruppo paramilitare è oramai confinato alla sola Repubblica Centrafricana. Ma anche lì, Mosca sembra essere intenzionata a prendere il controllo delle operazioni.

Scrivendo su Foreign Policy Cristopher Faulkner, assistant professor di national security affairs dello U.S. Naval War College, nota una dinamica molto importante: se Wagner offriva a Mosca un margine di ambiguità e plausible deniability, l’Africa Corps è invece un’emanazione ufficiale del Cremlino. E questo rende la Russia più vulnerabile, poiché ogni sconfitta militare o abuso commesso viene associato direttamente al governo russo, impattando negativamente sulla visione che hanno di Mosca le opinioni pubbliche africane (che già al momento sono sempre più diffidenti verso la Federazione), ma anche di quelle mondiali. E questa vulnerabilità non può essere ignorata, soprattutto dall’Occidente.

L’Africa rappresenta per il Cremlino un’arena a basso costo in cui minare l’influenza occidentale, guadagnare accesso a risorse strategiche e perseguire ambizioni geostrategiche, come basi navali sul Mar Rosso e sbocchi sull’Atlantico attraverso partner costieri in Africa occidentale.  Il terreno africano non è però un monopolio russo, con la Cina che punta su infrastrutture e investimenti a lungo termine, e la Turchia e le monarchie del Golfo che puntano invece su droni e accordi economici. Mosca, incapace di offrire simili merci di scambio, offre le capacità coercitive che assicurano sì la sopravvivenza ai regimi autoritari, ma lasciano intatti (e spesso peggiorano) i problemi strutturali.

Faulkner sottolinea come Washington non debba cadere nella stessa trappola accettando relazioni di tipo mercenario per contrastare Mosca, puntando invece sui propri classici punti di forza, dalle riforme istituzionali allo sviluppo delle forze armate locali e al sostegno alla governance. È un approccio più lento e complesso, ma offre prospettive durature rispetto alle scorciatoie coercitive di Mosca.

Per gli Stati Uniti l’Africa rimane un teatro di estrema rilevanza, anche in funzione del contrasto all’espansione di attori rivali come appunto la Russia o la Cina. È fondamentale che Washington mantenga l’attenzione sul continente, sia appoggiandosi ai partner europei (Italia in primis, come già sta accadendo riguardo alla Libia), sia mantenendo quell’impegno diretto che fino ad ora ha caratterizzato il commitment statunitense con i Paesi africani.

Autore
Formiche

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