Se Chat GPT sostituisce la psicoterapia. Cresce il fenomeno, l’ordine degli psicologi: “Intelligenza artificiale non è come quella umana, fatta di emozioni e sentimenti”
- Postato il 17 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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C’è chi si affida a Chat GPT (un chat bot basato su intelligenza artificiale e apprendimento automatico, sviluppato da Open AI e specializzato nella conversazione con un utente umano) invece che allo psicoterapeuta. Addirittura, esistono piattaforme online che consentono di creare uno “psicoterapeuta personalizzato”, disponibile in ogni momento del giorno e della notte. Tutto alla portata di un click (o quasi). Abbiamo provato noi stessi, chiedendo all’intelligenza artificiale alcuni suggerimenti per affrontare situazioni quotidiane che creano difficoltà. Il risultato? Una lista di consigli su come migliorare certi comportamenti, suggerimenti pratici, ma che rimangono tali: semplici indicazioni. Eppure, con l’intelligenza artificiale sempre più accessibile e popolare, una domanda non può non sorgere spontanea: davvero la psicoterapia potrà essere sostituita da un algoritmo?
Ne abbiamo parlato con il Presidente nazionale dell’Ordine degli Psicologi, Dott. David Lazzari. “Non è possibile che l’intelligenza artificiale sostituisca totalmente l’intelligenza umana, in quanto quest’ultima è fatta anche di vissuti, emozioni, sentimenti, linguaggio non verbale oltre che di logica e cognizione”, ha esordito Lazzari. Il quale poi ha spiegato: “Spesso colleghiamo l’intelligenza solo ai processi logici ma non è così. Daniel Goleman – nel libro L’intelligenza emotiva – ha dimostrato che l’intelligenza è la sintesi di molti aspetti e che tutti questi processi sono tra loro fortemente collegati. La psiche e il corpo sono due facce della stessa medaglia. È evidente che un terapeuta umano non possa essere sostituito. ChatGPT può dare dei consigli sulla base di algoritmi. Inoltre, c’è un’altra questione: una terapia non va confusa con una consulenza. Il terapeuta non è un consigliere ma accompagna la persona lungo un percorso. In terapia valgono le parole dette ma anche quelle non dette”.
In che modo l’AI potrebbe, invece, essere utile?
Per integrare diversi tipi di intervento psicologico, come l’orientamento, il counseling, la psicoeducazione, la prevenzione. Può anche essere utilizzata all’interno di una terapia ma sotto il controllo di un terapeuta, non svincolarla da un rapporto interpersonale. Le differenze tra un algoritmo, per quanto complesso, e un terapeuta sono veramente profonde.
Quali motivi spingono a chiedere a ChatGPT invece di andare in terapia? Pesa il fattore economico?
Sì, nella gran parte dei casi il discorso è economico. In Italia lo psicoterapeuta è disponibile quasi esclusivamente in privato. In pubblico ce ne sono pochissimi; poco più di 5.000 in tutto il servizio sanitario italiano. Quindi chi non può permetterselo è tagliato fuori. Questo è un gravissimo problema. Così le situazioni si aggravano e non c’è un lavoro di prevenzione. Il secondo motivo è un mix tra moda e difesa. Il fascino della tecnologica è molto più comodo. Io interrogo un algoritmo che non sa chi sono, sono completamente anonimo. A questo punto ho l’idea che sto ricevendo un aiuto psicologico, creo come un alibi: mi faccio aiutare da qualcuno e invece non è vero.
Esiste addirittura un sito che crea lo psicoterapeuta “su misura”, disponibile h24 tutti i giorni.
Negli Stati Uniti questo già va molto, un modo per dare sembianze umane o viventi ad un algoritmo, ma risulta fuorviante e disfunzionale perché uno psicoterapeuta reale non è una macchinetta che sforna risposte h24. La vera terapia in certi momenti può confortarci e aiutarci ma anche metterci in crisi come ogni cura e percorso trasformativo, è molto di più di una coperta di Linus.
Si diffonderà rapidamente anche in Italia?
Purtroppo credo di sì, tra non molto tempo, come tutte le tecnologie. Per fortuna la nostra cultura è un po’ più critica e consapevole ma inevitabilmente accadrà.
A che punto siamo con la psicoterapia in Italia? È ancora un tabù?
Molto di meno; l’aiuto psicologico nel privato è aumentato moltissimo. Parliamo di oltre il 50%, quindi c’è una grande richiesta e un atteggiamento molto più aperto. In questo la pandemia ha dato una grande accelerazione. Si è creato un bisogno esplicito e ciò ha reso evidente le carenze istituzionali.
Quali azioni dovrebbe intraprendere lo Stato per colmare queste lacune?
Noi come Ordine abbiamo fatto alcune proposte, in ottica di ottimizzare il rapporto costi/benefici. Essendo l’Ordine un ente sussidiario dello Stato, non è che ci limitiamo a dire ‘assumete psicologi e metteteli ovunque’. Abbiamo fatto analisi puntuali e basate sulle evidenze scientifiche ed economiche e sull’esperienze di altri Paesi.
Quali priorità avete individuato?
Tra le diverse opzioni citerei la scuola e l’assistenza di base. Ora c’è una legge e un fondo per la psicologia scolastica da mettere a terra. E poi lo psicologo di base. La legge è ferma da un anno e mezzo e ora dovrebbe ripartire, quindi stiamo seguendo da vicino la concretizzazione di queste due fondamentali realtà.
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