Scuola, sicurezza e sanità: le tre ‘S’ che gli italiani chiedono verranno affossate dalle spese per il riarmo
- Postato il 28 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Francesco Valendino
Scuola, Sicurezza, Sanità. Le tre “S” che gli italiani chiedono da decenni e che finiscono calpestate dalla spending review. I cittadini vivono il degrado quotidiano mentre i palazzi del potere tagliano qui e risparmiano là. Ma guai a toccare le spese per le armi: quelle sono sacre.
Nel 2023 i reati denunciati sono aumentati del 3,8% rispetto all’anno precedente. Furti in crescita, rapine esplose del 56% a Firenze. Milano conferma il primato con oltre 7.000 denunce ogni 100mila abitanti, Roma +11% in un anno. La percezione del rischio tra le famiglie italiane è schizzata dal 23,3% al 26,6%. Il capolavoro sono le carceri: 61.861 detenuti in strutture per 51.245 posti. Sovraffollamento al 120,6%, 73 istituti su 189 oltre la soglia. Eppure la certezza della pena – fondamento di uno Stato di diritto che garantisce che ogni reato sia effettivamente punito – richiede strutture adeguate. Senza carceri dignitose e sufficienti, i condannati non scontano le pene, i reati restano impuniti, la giustizia diventa una beffa. Ma costruire nuove strutture detentive? Troppo costose. Meglio spendere altrove.
La manovra 2025: 5.660 docenti in meno, 2.174 tra amministrativi e ausiliari tagliati nel 2026. “Calo demografico”, dicono. Peccato che le classi siano sempre più affollate e le segreterie al collasso. Gli stipendi? Aumenti del 6% contro un’inflazione del 18%. Chi insegna ha perso due terzi del potere d’acquisto. Gli insegnanti italiani sono già tra i meno pagati d’Europa, ma perché cambiare? Si estende la Carta del Docente ai precari solo perché l’Europa ce lo ha imposto.
E arriviamo al pezzo forte: la sanità pubblica. Quella che dovrebbe essere un pilastro della democrazia, un diritto costituzionale. Nel triennio 2023-2025 il Servizio Sanitario Nazionale ha perso 13,1 miliardi di euro. Sì, avete letto bene: miliardi. La spesa sanitaria sul Pil è crollata dal 6,3% del 2022 al 6% nel 2023, destinata a scendere al 5,9% entro il 2027. Mentre i bisogni aumentano – la popolazione invecchia, le patologie crescono – lo Stato si ritrae.
Il risultato? Nel 2024 quasi il 10% degli italiani ha rinunciato a visite o esami specialistici. Le liste d’attesa sono infinite (6,8% rinuncia per questo), i costi proibitivi (5,3% rinuncia per motivi economici). Le famiglie italiane spendono di tasca propria 41,3 miliardi l’anno per curarsi. Chi non può permetterselo, semplicemente non si cura. O muore, ma con discrezione, senza disturbare. Nel frattempo, la sanità privata ringrazia: 42,6 miliardi di fatturato annuo, il 25% della spesa sanitaria totale. Il governo ha persino aumentato il tetto di spesa per le prestazioni da acquistare dai privati: + 61,5 milioni nel 2025, + 123 dal 2026. Perché preoccuparsi di rafforzare il pubblico quando si può nutrire il privato?
Ma dove finiscono i soldi, allora? Semplice: nelle cose che contano davvero. La spesa militare italiana nel 2025 raggiungerà i 32 miliardi di euro, con un aumento del 12,4% rispetto al 2024 (+3,5 miliardi in un anno solo) e del 60% rispetto a dieci anni fa. Di questi, ben 13 miliardi sono destinati all’acquisto di nuove armi.
Facciamo i conti: con 13 miliardi si potrebbero assumere circa 260mila infermieri, costruire 400 nuove scuole, sbloccare le liste d’attesa. Ma no, meglio investire in armamenti. Il ministro della Difesa ha infatti confermato programmi per oltre 130 miliardi nei prossimi anni. E se Trump chiede di arrivare al 5% del Pil in spese militari – come annunciato – serviranno altri 100 miliardi. Dalle tasche di chi? Indovinate.
I soldi ci sono, solo che vanno altrove. Mentre le carceri scoppiano, le scuole perdono docenti e la sanità agonizza, miliardi volano verso gli armamenti. Mentre 4 milioni di italiani rinunciano a curarsi, lo Stato trova 13 miliardi per comprare armi.
Questo Paese ha scelto: la salute, l’istruzione e la sicurezza sono optional negoziabili. Tank al posto delle cattedre, missili invece degli ospedali, portaerei invece di carceri degne sono le nuove priorità.
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