Scuola in montagna: democrazia e futuro, difeso dal Consiglio di Stato

  • Postato il 22 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Scuola in montagna: democrazia e futuro, difeso dal Consiglio di Stato

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La sentenza del Consiglio di Stato salva la scuola in montagna, baluardo di democrazia e coesione. Serve ora azione politica per investire e potenziare queste comunità vitali.


La recente sentenza del Consiglio di Stato, che ha sospeso la soppressione di numerosi plessi scolastici montani, rappresenta molto più di un atto amministrativo: è un baluardo a difesa della scuola come presidio di democrazia, coesione sociale e dignità territoriale. Le scuole nei piccoli centri montani non sono semplici edifici in cui si svolgono lezioni, ma luoghi vivi dove si coltiva il senso di appartenenza, si trasmettono valori, si mantiene la lingua e la cultura locale. Sono il cuore pulsante di comunità spesso marginalizzate, che trovano nella scuola l’unico spazio pubblico di aggregazione e di futuro.

Il “Piccolo scrivano fiorentino” del Libro Cuore ci ricorda l’importanza della dedizione allo studio come via per l’emancipazione sociale. Quell’utopia, seppur idealizzata, ci parla ancora oggi: ogni bambino, in qualunque luogo nasca, deve avere il diritto di formarsi senza dover abbandonare il proprio ambiente di vita. Sopprimere una scuola in montagna significa spesso costringere famiglie al pendolarismo o all’abbandono del territorio. È un colpo al pluralismo educativo, ma anche alla resistenza civile delle aree interne.

LA SCUOLA NEI PAESI DI MONTAGNA: LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO E LA NECESSITÀ DI POLITICA

Ribadiamolo con forza. La sentenza 2202 del 2025 del Consiglio di Stato sulle scuole montane che possono chiudere solo in casi del tutto eccezionali apre scenari importanti legati alla riorganizzazione del servizio scolastico sui territori. Già nella legge 158 del 2017 sui piccoli Comuni il Parlamento aveva previsto un piano su scuole e trasporti che non è mai stato fatto. Grave non avergli dato seguito, nonostante le numerose richieste dei Sindaci. I numeri delle dirigenze scolastiche, abbassati nel 2021, sono stati alzati nuovamente nel 2023. Segnali non buoni che richiedono Politica. Le sentenze sono importanti ma non bastano. Occorre infatti che il Ministro Valditara accolga l’invito di Uncem, l’Unione nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani, ad aprire un tavolo permanente sulla riorganizzazione delle scuole in ambito montano, contemplando nuovi modelli organizzativi, che passano anche dal lavoro insieme tra Comuni.

Collaborazioni tra plessi, investimenti delle Regioni come avviene in Piemonte per pagare insegnanti, scuole di valle da programmare, investimenti sui convitti alpini come l’ottimo di Ormea, nella Val Tanaro tra Alpi e Appennini, azioni su progetti e capacità di integrare in plessi di valle tutte le classi, dai 3 anni ai 14. Comprese azioni su pre e dopo scuola per agevolare i genitori. È tutto da ripensare e la sentenza apre solo una breccia in un problema che i Sindaci affrontano arrabbiandosi a seguito di tagli e riduzioni di classi. Ma alla giusta arrabbiatura, anche di Uncem, devono seguire azioni politiche.

Con esperti di territorio, demografia, formazione, eduzione, geografi ed economisti, antropologi e Amministratori locali, il Ministro Valditara apra con INDIRE finalmente il tavolo che Uncem chiede da anni. Così eviteremo nuovi ricorsi, ripensando efficacemente il servizio fondamentale per tutti, la madre di tutte le azioni per la montagna e per il futuro del Paese. La scuola. Abbiamo bisogno di ripensarci e guardare al futuro, oltre parametri numerici e oltre le sentenze. Che aiutano, ma poi hanno bisogno di Istituzioni e Democrazia. Politica.

NON SIAMO “UN MONDO A PARTE”: LA SCUOLA COME LABORATORIO DI INTEGRAZIONE

Mentre il film di Antonio Albanese e Virginia Raffaele sulle piccole scuole ha conquistato il pubblico, con una commedia di grande respiro e attualità, Valditara non risponde. Noi non siamo “un mondo a parte”. I genitori abruzzesi del film ci ricordano che “siamo parte del mondo”. Ed è vero. Se fossimo fuori, saremmo alieni alla ricerca di spazi. La scuola salva i paesi, la chiusura è il modo più semplice per distruggerne la storia, il presente, il domani. Dunque, il Ministro deve spiegarci che si fa con quelle scuole che si vorrebbero chiudere. Per effetto di numeri che non considerano le geografie. Tantopiù mentre monta l’assurda polemica sugli stranieri nelle classi.

Oltre ogni demagogia e stortura del dibattito politico mediatico, con i cori da stadio, noi sappiamo che gli stranieri in molte aree dell’Appennino e delle Alpi – anche in Calabria – hanno fin qui hanno salvato i piccoli plessi. E l’integrazione nei paesi si è sempre fatta. Tra parrocchie, oratori, scuole, associazioni, piccoli negozi e Sindaci impegnati. Comunità, insomma. Vere e unite. Scuole al centro. Con serietà ed efficacia. Stupisce che il Ministro Valditara non riconosca nelle aree montane del Paese un laboratorio straordinario e bellissimo di formazione e generatività, che al posto di essere limitato e abbandonato con le chiusure, andrebbe piuttosto rafforzato, potenziato con investimenti, supportato con politiche durature, oltre ogni steccato che frammenta la politica ma non le classi, la forza del dialogo, la capacità di integrazione e relazione.

CONSIGLIO DI STATO SALVA LA SCUOLA IN MONTAGNA: UN INVESTIMENTO ETICO E POLITICO PER LA DEMOCRAZIA

Che la scuola ha sempre saputo fare e sempre saprà fare. Per il bene delle comunità della montagna, aperta e inclusiva per storia e natura. Mantenere i plessi scolastici montani è un investimento etico e politico. È riconoscere che la Repubblica si fonda sul diritto all’istruzione di tutti, ovunque. Difendere la scuola come primo esercizio di cittadinanza. È credere che anche il futuro può nascere tra le cime, nei borghi silenziosi, dove ogni campanella che suona è un inno alla democrazia.

  • Pietro Hiram Guzzi (vicesindaco di Miglierina, Professore Ordinario Università Magna Grecia di Catanzaro), Marco Bussone (presidente nazionale Uncem, Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani)

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