Matera, confiscato il “Magarì Arreda” e beni per 3,5milioni
- Postato il 23 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Matera, confiscato il “Magarì Arreda” e beni per 3,5milioni
Dopo la lunga inchiesta confiscato il Magarì Arreda (sede di Matera) e beni per 3,5 milioni di euro anche in altre città
MATERA – Confisca definitiva di quote societarie, disponibilità finanziarie, beni mobili ed immobili per un valore complessivo di circa 3,5 milioni di euro riconducibili alla “Magrì Arreda”, con sede principale a Francavilla Fontana, nel Brindisino. Tra i beni finiti allo Stato anche la sede commerciale di via La Martella di Matera, inaugurata in pompa magna il 16 settembre di otto anni fa con un ospite di eccezione: il conduttore televisivo Giorgio Mastrota, l’ex marito di Natalia Estrada. Il locale è ormai chiuso da lungo tempo: oggi al suo posto c’è una mega attività cinese.
Il provvedimento, emesso dal giudice dell’esecuzione del tribunale di Brindisi, giunge al culmine di una vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’imprenditore 70enne Vincenzo Magrì, di Francavilla Fontana, fondatore e amministratore della società “Magrì Arreda”, e la moglie, la 50enne Maria Lucia Scatigna. L’azienda, attiva nel commercio al dettaglio di mobili per la casa, aveva diversi punti vendita dislocati nelle provincie di Brindisi, Lecce, Bari, Foggia, Matera e Milano. I due nel febbraio del 2020, sulla base dell’istituto del concordato, hanno patteggiato una pena a due anni e otto mesi per i reati di estorsione in danno dei lavoratori, autoriciclaggio, lesioni colpose e falso (quest’ultimi reati contestati solo a Magrì).
L’ACCUSA DI ESTORSIONE E AUTORICICLAGGIO DI DENARO
I coniugi, così come la loro ex dipendente Luciana Piroscia (per lei patteggiamento a due anni, quattro mesi e multa di 2mila euro), erano imputati per estorsione a danni dei lavoratori e auto-riciclaggio di denaro. Nella richiesta di rinvio a giudizio si leggeva: “Minacce a 46 lavoratori del mobilificio Magrì Arreda per procurarsi un ingiusto profitto pari a un milione e 160.892 euro, determinato dalla mancata corresponsione di ciò che era dovuto ai dipendenti”.
Contestato anche l’auto-riciclaggio di una “somma pari a 236.754 euro, avendo commesso il delitto non colposo di cui al capo precedente”, ossia l’estorsione, “per il pagamento in nero delle retribuzioni di alcuni lavoratori non regolarmente assunti”. Nel gennaio del 2022, inoltre, assolto con formula piena perché il fatto non sussiste Cosimo Di Maria, accusato di falso in atto pubblico nell’assistenza ai dipendenti della “Magrì Arreda” a Francavilla Fontana. In quella circostanza, assolta anche la società “Magrì Arreda” in ordine agli illeciti amministrativi ad essa ascritti.
Nel gennaio 2021 era già arrivata l’assoluzione con formula piena, anche per Giacomo Gallone, un altro sindacalista, che scelse l’abbreviato.
IL MAGARI’ ARREDA DI MATERA CONFISCATO A DEGUITO DI UNA APPROFONDITA INDAGINE
I successivi approfondimenti investigativi svolti dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Brindisi finalizzati alla confisca cosiddetta “allargata” ex art. 240-bis c.p., consistiti nell’esecuzione di indagini patrimoniali e finanziarie, nell’assunzione di sommarie informazioni e nell’acquisizione e disamina di ingente documentazione anche di natura bancaria, hanno consentito di ricostruire analiticamente gli investimenti effettuati nel corso degli anni con i proventi derivanti dalle attività illecite e di rilevare, attraverso un’articolata attività di riscontro, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità degli stessi, il cui valore è risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.
“La confisca, eseguite dai finanzieri – si legge in un comunicato delle Fiamme Gialle – ha quindi permesso l’ablazione definitiva della ricchezza illecita accumulata negli anni dai due imprenditori e deriva dall’attuazione dell’obiettivo primario del Corpo della Guardia di finanza di assicurare, attraverso lo svolgimento di indagini di natura economico finanziaria, l’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati, che diversamente rimarrebbero nella disponibilità dei responsabili dei reati”.
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