“Scrivere canzoni è come una catarsi”, Adriana racconta il suo ep
- Postato il 12 dicembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
“Scrivere canzoni è come una catarsi”, Adriana racconta il suo ep

La cantautrice calabrese Adriana racconta il suo ep e il processo creativo dietro a questo progetto realizzato assieme al producer N-Tone
Scrivere una canzone può aiutare a metabolizzare un avvenimento, a superare un trauma? A quanto pare si. O almeno è questo quello che fa Adriana, cantautrice calabrese, della provincia di Cosenza (Paola), classe 1996 che ha da poco rilasciato il suo ep dal titolo “Will this haunt me till the day I die?” (Questo mi perseguiterà fino al giorno della mia morte?). Un progetto che nasce con la produzione musicale di Antonio Esposito, in arte N-Tone, producer anche lui paolano. Sono loro a raccontarci di questo ep, un lavoro complesso uscito lo scorso 28 novembre e che ha già riscosso consenso di pubblico e critica.
Da dove nasce la tua passione per la musica?
«Sin da piccola sono stata abbastanza immersa nella musica perché i miei genitori sono appassionati, ascoltatori accaniti. Guardando mio fratello che studiava musica ho iniziato anche io. Ho fatto un paio di anni di canto e di chitarra Al liceo ho iniziato a scrivere canzoni più seriamente. Solo che all’inizio era una cosa che tenevo per me. Poi un giorno l’ho detto al cugino di Antonio, che mi ha portato da lui in studio».
Da lì nasce la vostra collaborazione?
«Il vero e proprio rapporto collaborativo ha inizio nella pandemia. Avevo scritto dei nuovi pezzi e Antonio mi ha proposto di lavorarci insieme. E come spesso succede, lavorando ad altro abbiamo anche scritto insieme alcuni pezzi usciti negli anni scorsi».
Scrivi e canti in inglese, come mai?
«Una risposta vera non ce l’ho. Intanto io ho studiato lingue, ho sempre visto programmi in lingua originale, ho sempre ascoltato musica in inglese. Quindi nel mondo inglese sono totalmente immersa e lo pratico quotidianamente. Ed è così da sempre, scrivo anche il mio diario in inglese. Ma è anche un po’ la lingua di fuga per me, secondo i miei amici lo faccio perché così nessuno mi capisce».
Pensi che la tua musica così possa rimanere più intima?
«Sicuramente, tutti i miei testi sono molto personali, intimi, raccontano esperienze particolari, vicissitudini magari neanche direttamente mie, ma che ho fatto mie e utilizzare una lingua che non viene compresa subito dalle persone che mi conoscono, mi facilita il lavoro. Inoltre, per me, scrivere e pensare la melodia accompagnata a termini inglesi è anche una cosa più naturale a livello ritmico».
Descrivi la tua scrittura malinconica, perché?
«Quello che mi ispira di più a scrivere sono le esperienze che devo processare in qualche modo, è quasi come una catarsi scriverlo, è come affrontare un dolore che ho vissuto, lo rendo più concreto e in qualche modo lo supero una volta che ne scrivo. Trovo più facile scrivere per sfogarmi anziché scrivere per raccontare qualcosa di felice».
Parliamo dell’Ep. La domanda sorge spontanea. Che cos’è che ti perseguiterà fino al giorno della tua morte?
«Il titolo in realtà lo ho mantenuto come domanda, proprio perché voglio che si percepisca una sorta di positività nel finale, perché la domanda è: tutto questo mi perseguiterà fino al giorno della mia morte? La risposta è no. Però l’ep è una raccolta di eventi traumatici che mi hanno segnato particolarmente o di racconti di persone a me molto vicine».

È un lavoro realizzato insieme ad Antonio Esposito in arte N-Tone. Qual è stato il processo creativo?
Adriana: «Nasce tutto 3 anni fa. Ci siamo resi conto che avevamo un po’ di canzoni su cui stavamo lavorando e che seguivano più o meno tutte lo stesso filone, sia musicale che testuale. Ho pensato fosse arrivato il momento di rilasciare una raccolta che aveva una tematica fissa: il trauma e come superarlo».
N-Tone: «Abbiamo iniziato a lavorare su un pezzo, “Groom suite”. Era il primo singolo che avremmo voluto far uscire. Io personalmente ho avuto delle difficoltà nell’inquadrarlo musicalmente. Non riuscivo bene a capire l’arrangiamento da dargli. Lo abbiamo messo in pausa quindi e ne abbiamo iniziato un secondo».
Adriana: «Il secondo, “No confidence”, è uscito come singolo. È stato abbastanza rapido.
N-Tone: «Qualche pezzo è uscito molto velocemente, su qualcun altro c’è stato molto più lavoro, ad esempio, “Pure” l’abbiamo lavorata a più fasi, però non perché avessimo delle difficoltà, ma perché nel frattempo abbiamo fatto anche altro, però è andata via molto liscia, mentre, ricordo “Better” o “Signals from above”, sulle quali c’è stato molto più lavoro dietro. Soprattutto “Signals from above” è nata in studio insieme, l’abbiamo scritta mentre stavamo lavorando ad altro, in un momento di pausa ho iniziato a suonare questa melodia al piano, che ci è piaciuta, e poi l’abbiamo sviluppata e abbiamo deciso di farla diventare un po’ più sperimentale rispetto agli altri pezzi usciti fino ad ora, quindi dargli una direzione un po’ diversa, di osare un po’ di più, è sicuramente un rischio, però era un po’ un esperimento che volevamo fare entrambi».
Adriana: «Si discosta leggermente da quello che abbiamo presentato fino ad ora, però si avvicina enormemente a quello che ci piace ora, che facciamo ora, anche perché nel corso dei tre anni ovviamente il nostro stile e anche i nostri gusti sono cambiati, si sono evoluti, c’è anche una differenza sostanziale tra la prima canzone che è uscita, “No Confidence”, e le ultime che sono uscite quest’anno, sia a livello vocale mio, penso che la voce sia completamente diversa, ma anche di produzione di Antonio».

C’è un fil rouge che lega tutti i brani…
Adriana: «È il tema del tradimento, non solo in una coppia, ma anche verso la propria personalità, il conflitto interiore. Il primo brano, “Groom suite”, parla di un uomo che viene lasciato a pochi giorni dal matrimonio. Racconta il suo punto di vista, il suo dolore, di come cerca di elaborarlo e un po’ ironicamente prova a descrivere la situazione. Groom suite è l’abito da sposo che lui mantiene ancora all’ingresso di casa sua, vicino al bigliettino che gli ha lasciato questa ragazza che se n’è andata per una persona di cui gli ha detto sempre di non doversi preoccupare. Però è come se lui sostenesse che comunque sta andando avanti e sta bene. Cerca di mettersela alle spalle. Ma è pregnante il dolore all’interno della canzone.
“Pure” invece, parla di una ragazza che frequenta un uomo sposato e si rende conto che è una relazione assolutamente sbagliata che fa stare male lei, fa stare male la terza persona, ma sembra non far stare male la persona di mezzo. C’è anche qui quello che si percepisce in tutti i brani: la rabbia, che in questo caso emerge con sarcasmo. In “No Confidence” parla invece una ragazza lasciata per un’altra e racconta come lui abbia nascosto tutto fin quando lei non è venuta a saperlo da sola e l’ha quasi portata alla pazzia. Lui ha fatto in modo che lei pensasse di essere paranoica e tutto questo è come se l’avesse prosciugata di tutte le sue forze.
Il penultimo brano è “Better” che racconta la storia di una ragazza, da quando era bambina, e tutte le vicissitudini che ha affrontato. Qui c’è il tema del tradimento verso se stessi, quando una persona cerca di auto sabotarsi, però c’è un messaggio di speranza perché questa ragazza dice che comunque si è creata questo posto dentro di sé, nella sua testa dove sa che tutto andrà per il meglio.
L’ultimo brano è quello un po’ più particolare “Signals from above” mi piace molto perché la tematica e la melodia vanno a braccetto molto più che negli altri pezzi. Racconta di una coppia da entrambi i punti di vista: lui che si accorge che lei non lo ama e lei che sa di non amarlo ma non vuole lasciarlo andare. È come se entrambi si spingessero l’un l’altro verso la follia. E la musica segue questo percorso soprattutto verso il finale in cui c’è come una sorta di crescendo fino a poi collassare su se stessa».
È un lavoro complesso, sia dal punto di vista della scrittura sia dal punto di vista della produzione musicale.
N-Tone: «Complessità e a tratti maniacalità. In “Groom suite” per esempio ci sono dei richiami della musica da chiesa perché è l’uomo che viene lasciato all’altare. “Pure” invece ha una produzione che viene mantenuta più scarna e più basica rispetto alle altre, per andare a richiamare il titolo e la tematica della canzone che è la purezza. Mentre in “Signals from above” a un certo punto, tra la prima e la seconda metà della canzone, la sonorità cambia completamente e nella seconda metà si ha quasi un dialogo tra le due persone.
E qui siamo arrivati ad un punto tale di maniacalità tanto da usare due microfoni diversi per la voce di Adriana, nonostante questo in realtà, senza gli effetti che poi sono stati messi, non si senta. Penso che poche persone potrebbero accorgersene, ma per differenziarlo ancora di più ho scelto di usare due microfoni diversi per le due parti. Il livello di follia quindi è arrivato fino a questo punto, anche per questo ci abbiamo messo un po’ prima di fare uscire questo ep. Ma siamo molto soddisfatti».
Qualche brano è stato già inserito in alcune playlist, quindi anche il consenso del pubblico sembra ottimo.
«Sì e non solo di pubblico ma essendo entrati in playlist editoriali è un consenso anche di critica, perché sono scelte fatte da editori e non è solo l’ascoltatore che apprezza. Perciò felicissimi del lavoro che abbiamo fatto».
Il Quotidiano del Sud.
“Scrivere canzoni è come una catarsi”, Adriana racconta il suo ep