“Scopro oggi con sgomento che a dare il mio numero privato a ‘Diabolik’ è stato Pino Insegno, c’è bisogno di dire quanto questo sia inopportuno e pericoloso?”: parla Michela Andreozzi

  • Postato il 8 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Amicizie scomode riportano al centro delle polemiche Pino Insegno. Il conduttore non ha mai rinnegato il legame con il narcotrafficante e ultrà della Lazio, leader degli Irriducibili, Fabrizio “Diabolik” Piscitelli. Quest’ultimo è stato ucciso il 7 agosto 2019 da un killer che gli ha sparato alla nuca, omicidio per cui è stato condannato, in primo grado, Leonardo Musumeci, uomo al servizio del boss della camorra Michele Senese, il re criminale di Roma. Gli inquirenti per arrivare alla verità hanno spulciato telefoni, chat e agende di Piscitelli.

Il quotidiano “Domani” ha avuto accesso alle chat con Insegno, il 25 febbraio 2019 “Diabolik” chiede un favore al conduttore di “Reazione a Catena“, a lui gira un link con riferimento a una battuta dell’attrice e regista Michela Andreozzi, quest’ultima aveva utilizzato il termine “Lazie”, una storpiatura del nome della squadra romana. È Insegno a inviare a Piscitelli il numero di cellulare di Andreozzi: “Da quel momento il narco-ultrà lo diffondeva tra i suoi sodali con un ordine preciso: ‘Distruggetela sta t…’. È stato l’inizio di una campagna diffamatoria che è durata giorni: bullismo puro. Per l’attrice e regista, Michela Andreozzi, si sono aperte le porte dell’inferno. Le cronache riportano di insulti pesanti e anche di minacce di morte, con la donna costretta a scusarsi ripetutamente anche sulla radio ufficiale della squadra”, racconta il giornalista Nello Trocchia.

Tra i protagonisti della shitstorm anche Paolo Signorelli, portavoce del ministro Francesco Lollobrigida, dimessosi proprio a causa della pubblicazione dei contenuti della chat con Piscitelli: “‘Dobbiamo sapere dove sta’, diceva Piscitelli a Signorelli che rispondeva: ‘Sta infame’. Seguivano epiteti impronunciabili. D’altronde l’obiettivo, comunicato in altre chat con i suoi fedelissimi, era chiaro: ‘La dovemo sfonna’ (…) Tutto quello che può essere contro sta bastarda’. ‘La sto facendo scrivere e chiamare da tutti (… ) Andate sul suo profilo de questa ennesima … e fate del vostro meglio (…) Passate e fate chiamare sta pezza di …”, le parole di Piscitelli.

Insegno sceglie per ora il silenzio, qualche mese fa a “Domani” aveva ribadito: “Fabrizio era un amico”. Il conduttore invitava Diabolik anche ai suoi spettacoli: “Vieni a teatro? Non so più se puoi uscire, se puoi entrare. Diablo, fammi sapere”, scriveva l’attore all’amico che passava i suoi giorni tra Daspo, comunità, domiciliari e carcere.

Andreozzi ha deciso ha deciso di intervenire svelando a “Domani” la telefonata inquietante ricevuta in quei giorni dal boss, una chiamata che le ha causato mesi di ansia e serissimi problemi personali: “Sei anni fa fui contattata personalmente, con numero sconosciuto, da Fabrizio Piscitelli – noto alle cronache come ‘Diabolik’ – che, con un tono inquietante, mi invitava a rimediare a una battuta sulla Lazio che avevo fatto in un programma di cinema e che secondo lui avrebbe offeso i tifosi della curva nord (pronunciai la parola “Lazie”, questa l’onta). Non credo sia necessario entrare nei dettagli per spiegare quanto possa essere spaventoso ricevere una telefonata di quel tenore da un personaggio con una pesante curriculum giudiziario alle spalle. Per un lungo periodo sono stata vittima di una vera e propria shit-storm sui social di una tale violenza che ho dovuto chiudere il profilo Twitter, mai più riaperto”.

Andreozzi ribadisce di essere stata costretta alle scuse pubbliche per paura di questa campagna “vergognosa e incivile”, parla di “una persecuzione fatta di minacce – a me e alla mia famiglia – e insulti, arrivati da ogni parte, soprattutto di natura sessista (“Tro*a” l’aggettivo più gettonato), che mi hanno fatta vivere nell’angoscia, con ripercussioni sulla qualità della mia vita e del mio lavoro”.

“Ovviamente non ho avuto modo di accedere alle carte dell’indagine e alle intercettazioni ma, grazie all’articolo di Trocchia, scopro oggi con sgomento che a fornire il mio numero personale privato a “Diabolik”, senza alcun preavviso o richiesta di autorizzazione da parte mia, sarebbe stato Insegno, un collega che conosco da oltre trent’anni, con il quale mi sono trovata a condividere diverse situazioni lavorative. C’è davvero bisogno di sottolineare quanto possa essere inopportuno e pericoloso condividere il numero di cellulare di una collega, una donna, con un noto pregiudicato? In queste ore di attesa di conferme o smentite sto riflettendo su quali iniziative prendere, ma non volevo tacere su un fatto di questa portata, specialmente nei difficili tempi che stiamo vivendo in cui, soprattutto noi donne, ci ritroviamo continuamente a combattere violenze di ogni natura”, conclude Andreozzi.

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Il Fatto Quotidiano

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