Scontri in piazza Alimonda per l’aperitivo di Casapound: al vaglio i filmati per le identificazioni

  • Postato il 24 novembre 2025
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  • Di Genova24
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Genova. Danneggiamento aggravato, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, accensioni pericolose, lancio di oggetti atti a offendere, travisamento, ma probabilmente anche il furto di oggetti (tubi innocenti e tondini di ferro) sottratti da un vicino cantiere e scagliati contro gli agenti. Sono questi i reati che saranno contestati ai manifestanti antifascisti che nel tardo pomeriggio di sabato hanno dato vita agli scontri con le forze dell’ordine che difendevano un incontro di Casapound nella sede di via Montevideo. E molti di questi reati hanno oggi pene più pesanti in quanto commessi nell’ambito di una manifestazione in base alle nuove nome del dl Sicurezza.

Il bilancio dei danni non è ancora stato quantificato ma lo sarà nelle prossime ore. Oltre agli otto poliziotti feriti (non in modo grave, le prognosi sono di 7 e 8 giorni), ci sono quattro mezzi del reparto mobile danneggiati (grate scardinate, specchietti e tergicristalli divelti), la vetrina di un negozio in frantumi e i danni ad alcune auto. Rispetto a questi ultimi la Digos attende che i privati presentino eventuali querele ma intanto gli investigatori sono al lavoro sulle immagini girate dalla polizia scientifica e sulle telecamere di sorveglianza.

Lo ‘zoccolo duro’ dei manifestanti che ha tenuto comportamenti violenti sarebbe già stato individuato: si tratta di 20-30 persone tutte ampiamente note alla Digos, ma per attribuire ai singoli specifici reati ci vorrà tempo perché occorre guardare uno a uno i filmati e frame, anche perché nel corso della manifestazione alcuni si sarebbero travisati prima di afferrare bottiglie e sassi e lanciarle verso la polizia che ha risposto con lacrimogeni e anche con una carica. Vano il tentativo della Digos di mediare con gli organizzatori quando ormai la tensione era alle stelle e i poliziotti in borghese – gli unici senza casco – hanno rischiato più di altri di farsi male.

La protesta annunciata da settimane, ma forse sottovalutata

La manifestazione era stata convocata da Genova Antifascista sui vari canali social diverse settimane prima ed era stata indetta anche un’assemblea operativa lo scorso 5 novembre. Alla Questura la protesta era stata preannunciata due giorni fa con una mail anonima. Probabilmente però, visto che nell’ultima ‘visita’ nei pressi della sede della Risoluta dopo l’assalto al liceo Leonardo Da Vinci (inizialmente considerato come un blitz neofascista, ricostruzione poi smentita dalle indagini) un corteo analogo si era risolto con qualche fumogeno ma senza incidenti, la tensione che aleggiava negli ambienti antagonisti non è stata pienamente colta.

Così se a proteggere l’aperitivo in corso davanti alla sede dell’ultradestra sono stati schierati i furgoni e i mezzi di polizia e carabinieri sulle tre vie di accesso, non è stato attivato il dispositivo di ordine pubblico che da molti anni viene impiegato a Genova in occasione di manifestazioni a rischio, vale a dire la collocazione degli alari, le grate di ferro altre cinque metri che servono a proteggere uomini e mezzi anche dal lancio fitto di oggetti. D’altronde erano anni che una manifestazione antifascista -se si escludono qualche imbrattamento e poco altro – non provocava problemi seri di ordine pubblico. E richiedere gli alari (che sono mezzi speciali che arrivano da fuori regione) non è semplice soprattutto quando ci sono altre manifestazioni concomitanti.

Fuori gli scontri, dentro la Risoluta in 20 per l’aperitivo

Dentro la sede c’erano una ventina di militanti di ultradestra di cui pochi genovesi e un gruppetto più consistente arrivato soprattutto dalla Spezia. L’appuntamento era per un aperitivo tra camerati, uno spritz blindato insomma, visto che gli organizzatori ben sapevano del corteo organizzato contro di loro. Ed è stato quello probabilmente ad essere stato considerato una provocazione dagli antifascisti. Sulle pagine della Risoluta e del blocco studentesco di Genova e della Spezia le immagini e i post mostrano chiaramente i numeri delle presenze nella sede al momento dell’evento.

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La foto di gruppo dei militanti di Casapound

Le indagini della Digos, guidata dalla dirigente Simona Truppo, intendono approfondire anche i comportamenti dei militanti di Casapound: in una delle foto ci sono persone con caschi e una che brandisce un bastone o un’asta di bandiera mentre al di là dei blindati della polizia ci sono gli antifascisti. In un’altra foto di gruppo alcuni dei giovani vestiti di nero hanno i volti travisati. Sui social dell’ultradestra ligure gira anche un’altra immagine: una fantomatica passeggiata in città dei giovani vestiti di nero. La foto è stata scattata in zona via Gramsci, probabilmente molte ore dopo i fatti.

Genova Antifascista: “Chiudere la sede di Casapound”

“Ieri sera è stata la presenza di fascisti, soprattutto di fuori Genova, che ha fatto alzare la tensione” ha scritto Genova Antifascista a 24 ore dai fatti. E a chi contesta il fatto che la stessa rete che organizza proteste e cortei da quasi dieci anni non avrebbe avuto il controllo della piazza risponde: “A differenza di quello che qualcuno potrebbe dire, è stato fatto di tutto per tenere i nervi saldi. Si lamentano contusi tra la polizia, ma anche noi abbiamo i nostri, colpiti a freddo a manifestazione ampiamente conclusa”. Per gli antifascisti “la presenza della polizia era massiccia e ha fatto quello che sempre fa. il vero problema che la polizia dovrebbe porsi, e perché difendere dei gruppi nazifascisti, perché non rifiutarsi contribuendo in questo modo a non dare più agibilità a queste organizzazioni e alle loro sedi” accusano gli antifascisti che ribadiscono che con gli elementi di estrema destra “non si sarà mai nessuna pacificazione” perché “troppa violenza ha pagato questa città a causa del fascismo”.

L’obiettivo per gli antifascisti è chiaro e ampiamente comunicato: la chiusura della sede di via Montevideo, aperta nel 2017 tra polemiche e cortei, imbrattamenti e proteste andate avanti per anni. Dopo gli scontri in piazza Corvetto del 2018 durante un comizio di Casapound, in cui fra l’altro venne ferito il giornalista di Repubblica Stefano Origone, non c’erano più stati episodi violenti o scontri con le forze dell’ordine.

Indubbiamente il livello di tensione è tornato a salire e a preoccupare è già la prossima manifestazione, annunciata per il prossimo 13 dicembre da Genova Antifascista: “Quello che abbiamo fatto, andava fatto, e sia ben chiaro – si legge sulla pagina facebook – che piaccia o no, continueremo a farlo fino a che quella sede non verrà chiusa…. ad iniziare dal 13/12”.

Autore
Genova24

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