Scioperi, a cosa rinuncia chi aderisce alle mobilitazioni: busta paga decurtata e impatto su tredicesima e contributi
- Postato il 7 ottobre 2025
- Usi & Consumi
- Di Il Fatto Quotidiano
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Lo sciopero è un diritto costituzionale. Il dipendente non può essere licenziato per averlo esercitato. Ma perde la giornata di lavoro in busta paga: l’assenza non viene retribuita dall’azienda. Dopo le partecipate mobilitazioni dei giorni scorsi, oggetto di critiche da parte del governo, è il caso di fare il punto.
Lo sciopero, un diritto costituzionale
A garantire il diritto allo sciopero è l’articolo 40 della Costituzione, attraverso il quale viene stabilito che “si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”. Dal 1° gennaio 1948 (data nella quale è entrata in vigore la Costituzione italiana) ad oggi non sono state varate norme ad hoc per regolamentare il diritto allo sciopero dei lavoratori, se non quella che riguardano i servizi pubblici essenziali e alcuni settori. Ad ogni modo la norma costituzionale permette ai lavoratori di astenersi dal lavoro senza che questo possa incidere in modo diretto sul rapporto con l’azienda.
Fattore da prendere in considerazione, però, nel momento in cui si dovesse decidere di aderire a uno sciopero è l’impatto sulla busta paga: l’astensione comporta la perdita della retribuzione per le ore in cui non si è lavorato (o per i giorni interi di stop). Con un effetto domino su tutte le altre forme retributive.
Anche lo stop alla remunerazione è, in un certo senso, una casistica prevista dalla Costituzione, la quale spiega espressamente che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità del suo lavoro.
Quale importo si perde in busta paga
A questo punto la domanda diretta è solo una: quanto si perde in busta paga nel caso in cui si dovesse decidere di scioperare? La decurtazione dello stipendio è proporzionale alla durata dello sciopero e, ovviamente, varia a seconda degli importi che vengono percepiti mensilmente dai singoli soggetti.
La trattenuta viene effettuata basandosi sul principio “chi non lavora non viene pagato”. A differenza di un’assenza ingiustificata, però, lo sciopero non comporta delle conseguenze, come potrebbero essere una sanzione o il licenziamento. È un diritto costituzionale: esercitarlo non può avere conseguenze così estreme.
Ma come viene calcolata la perdita? Quando si sciopera un giorno intero viene trattenuto dallo stipendio 1/30 dell’imponibile fiscale, che corrisponde ad una giornata di lavoro. Nel caso in cui lo sciopero sia più breve, la trattenuta viene applicata su base oraria, dividendo gli elementi stipendiali mensili per il numero delle ore lavorative previste per un mese (generalmente sono 156)
La decurtazione, ovviamente, varia a seconda dello stipendio percepito dal singolo lavoratore, ma per sapere quanto si è perso basta dividere il proprio stipendio netto per 30. Chi dovesse percepire 1.000 euro al mese per una giornata di sciopero perde poco più di 33 euro netti (1.000:30=33,333 euro). Con 2mila euro si sale a 66,6 euro.
L’impatto sulla tredicesima e i contributi
Lo sciopero non ha solo un impatto immediato sullo stipendio percepito dal lavoratore, ma anche sulla tredicesima. Su questo argomento è intervenuta la Corte di Cassazione nel corso del 2021, sottolineando che la decisione di astenersi dal lavoro influisce anche sugli elementi accessori, come le mensilità aggiuntive (quindi sulla tredicesima e sulla quattordicesima, per chi ne ha diritto).
Lo sciopero va ad impattare anche su altre somme che spettano ai dipendenti per i servizi che sono stati effettivamente resi nel corso dell’anno, come il TFR, il trattamento di fine rapporto. Anche i contributi previdenziali e quelli per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali non vengono maturati per il periodo di sciopero.
Perdere una giornata di lavoro, ovviamente, ha un peso specifico molto più alto sullo stipendio erogato ogni mese, mentre è meno rilevante sulla tredicesima o sulle altre forme di retribuzione mensile.
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