Scandalo referti istologici, otto medici indagati dai pm di Trapani: dieci i casi di pazienti

  • Postato il 23 giugno 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Sono otto i medici indagati dalla procura di Trapani per il ritardo sui referti degli esami istologici. Sono stati notificati gli atti dell’incidente probatorio richiesto dall’accusa, un atto per dieci pazienti per verificare se il ritardo ha interferito col decorso della malattia. Sull’inchiesta c’è il massimo riserbo, ma a vario titolo i reati contestati il concorso e l’omissione di atti d’ufficio, lesioni e omicidio colposo. Tutto è nato dalle denunce della professoressa di Mazara del Vallo, Maria Cristina Gallo. La donna aveva fatto un intervento di esportazione di cisti all’utero nel dicembre del 2023, subito dopo era stata rassicurata dai medici che si trattava di formazioni benigne e che l’esito dell’esame istologico avrebbe confermato questa ipotesi. L’esito però è arrivato con 8 mesi di ritardo, nel frattempo, nel luglio successivo, la professoressa aveva accusato dei forti dolori al basso ventre e solo al pronto soccorso aveva scoperto di avere una formazione maligna all’utero con metastasi estese.

Il caso della professoressa era però solo uno dei tanti: la sua denuncia ha portato alla luce l’enorme quantità di referti non analizzati: 3300 referti ancora da processare, di cui in seguito 226 sono risultati tumori maligni. In un caso addirittura l’esito del referto è arrivato dopo la morte del paziente. Un vero e proprio scandalo che lo scorso marzo ha travolto l’Asp di Trapani. Dopo la denuncia di Gallo, la procura di Marsala ha aperto le indagini che poi sono state trasferite a quella di Trapani, guidata da Gabriele Paci.

A seguire le indagini la pm Antonella Trainito che ha adesso chiesto l’incidente probatorio, l’esame che è a tutti gli effetti un anticipo dell’eventuale processo è stato notificato ad 8 medici. Dopo la scoperta dei gravi ritardi a saltare era stata però la testa del direttore generale, il meloniano Ferdinando Croce. Lo scandalo, infatti, ha portato anche all’apertura di due indagini interne, una disposta dall’assessorato regionale alla Salute e una dal Ministero. Nominato da Renato Schifani in quota Fdi nel febbraio del 2024, prima come commissario e poi come dg nel luglio successivo, Croce, dopo la sospensione ha presentato una memoria difensiva in cui ha portato evidenze di come i ritardi fossero iniziati ben prima del suo arrivo: erano noti già nel giugno del 2023, secondo quanto da lui riportato in quello che è un vero e proprio j’accuse del dg.

Una difesa che non ha convinto Schifani che pareva in procinto di avviare la procedura per la rimozione del dg, ma Croce ha deciso a quel punto di dimettersi. Adesso l’iscrizione degli 8 medici nel registro degli indagati potrebbe dare ragione alle motivazioni difensive di Croce che nel suo j’accuse aveva fatto riferimento al comportamento negligente di alcuni medici: “Sul tema vi era un’omertà conclamata – ha scritto l’ex dg nella sua memoria difensiva – da parte di tutti i clinici e i sanitari, che passava a sua volta da una vera e propria “assuefazione” a condotte a cui il direttore di Anatomia Patologica, Domenico Messina (andato in pensione a novembre del 2024, ndr) aveva abituato e catechizzato i direttori degli altri dipartimenti”.

Intanto lo scorso maggio è morto uno dei pazienti che ha ricevuto la diagnosi in ritardo, un uomo di 86 anni che presentava una formazione al collo che presa in tempo non avrebbe portato alla morte, ma il referto è arrivato dopo 10 mesi: “Mio padre non meritava di morire così”, aveva detto a Ilfattoquotidiano.it, la figlia Valentina Codretto.

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