Santiago de Compostela in preda all’overtourism: quando i pellegrini soffocano la città
- Postato il 16 settembre 2025
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- Di SiViaggia.it
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Santiago de Compostela, cuore spirituale della Galizia e meta finale del celebre Cammino, è diventata il simbolo mondiale dell’overtourism. Quella che per secoli è stata la capitale della lentezza e della spiritualità oggi vive un paradosso.
L’arrivo di centinaia di migliaia di pellegrini e turisti, se da un lato sostiene l’economia locale, dall’altro ha trasformato il centro storico in un gigantesco punto di ritrovo affollato, spingendo i residenti a lasciare la città.
Affitti alle stelle, comportamenti poco rispettosi e perdita di autenticità stanno mettendo a rischio l’identità stessa della città Patrimonio Culturale dell’Umanità UNESCO.
Affitti alle stelle e residenti in fuga
Il fenomeno del turismo di massa a Santiago de Compostela ha raggiunto numeri impressionanti. Solo nel 2024, oltre mezzo milione di pellegrini si è registrato ufficialmente per percorrere uno dei cammini autorizzati verso la cattedrale di San Giacomo, cinque volte la popolazione residente.

A questi si sommano i turisti occasionali che visitano la città senza intraprendere il percorso. Una pressione enorme per un centro storico che negli ultimi vent’anni ha visto dimezzarsi i suoi abitanti, oggi ridotti a circa 3.000.
La ragione principale dell’esodo è il costo degli alloggi. Secondo uno studio della Fundación Universidade da Coruña, tra il 2018 e il 2023 gli affitti a lungo termine sono aumentati del 44%, complice la proliferazione degli affitti brevi.
Il consiglio comunale ha già vietato queste strutture nel centro storico e chiesto al governo regionale di classificare Santiago come “zona ad alta pressione turistica”, al pari di città come Barcellona o San Sebastián. Tuttavia, il divieto è spesso aggirato e gli appartamenti continuano a trasformarsi in strutture ricettive, riducendo le opzioni per chi vuole vivere stabilmente in città.
Il risultato è un centro storico sempre più desertificato dal punto di vista sociale: niente più ferramenta, poche botteghe di quartiere e attività commerciali sostituite da bar, gelaterie e negozi di souvenir. Gli abitanti denunciano un tessuto urbano svuotato, fatto di edifici chiusi e abbandonati.
Un patrimonio culturale minacciato dal turismo di massa
Non è solo l’economia immobiliare a soffrire, ma anche il patrimonio culturale e la convivenza civile. Per arginare i comportamenti poco rispettosi dei visitatori, un’associazione di quartiere ha diffuso una guida multilingue con regole basilari: non fare rumore, rispettare il codice della strada, usare protezioni sui bastoncini da trekking per non rovinare le strade acciottolate.
Eppure, la realtà quotidiana racconta di gruppi che cantano a squarciagola per le vie, ciclisti che sfrecciano contromano e pellegrini che piantano i bastoncini sul selciato senza preoccuparsi dei danni.
Il contrasto tra la storia millenaria del Cammino e il turismo di massa è evidente. Dal IX secolo, i pellegrini hanno percorso questi sentieri con spirito di fede e introspezione. Oggi, per molti visitatori, la priorità sembra essere quella di collezionare foto per i social o spuntare una tappa da un elenco, più che vivere un’esperienza spirituale o culturale autentica.
Questa trasformazione rischia di minare il valore stesso del pellegrinaggio e della città. Santiago de Compostela, Patrimonio Culturale dell’Umanità UNESCO, ha bisogno di strategie di turismo sostenibile per preservare il suo equilibrio fragile: non solo un’icona religiosa, ma anche una comunità viva, fatta di residenti e tradizioni da proteggere.