Sanremo 2025: l’arte orafa di Michele e Antonio Affidato incanta il festival

  • Postato il 7 febbraio 2025
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Sanremo 2025: l’arte orafa di Michele e Antonio Affidato incanta il festival

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Sanremo 2025: Michele e Antonio Affidato firmano i premi speciali destinati agli artisti e ai protagonisti del Festival.


Il Festival di Sanremo, giunto alla sua 75ª edizione, continua a rappresentare il cuore pulsante della musica italiana, un evento capace di unire tradizione e innovazione, emozionando il pubblico con performance indimenticabili. Ma oltre alle note e alle voci che risuonano dal palco dell’Ariston, c’è un’altra forma d’arte che impreziosisce la kermesse: quella orafa.

Anche quest’anno, Michele Affidato, maestro orafo di fama internazionale, firma i premi speciali destinati agli artisti e ai protagonisti del Festival. Da oltre 15 anni, le sue creazioni accompagnano le celebrazioni della musica italiana, con opere dal valore simbolico e artistico straordinario. Pezzi unici, capaci di coniugare tradizione e innovazione. Un’arte che affonda le radici nella Magna Grecia e si proietta nel futuro con eleganza e raffinatezza.

A pochi giorni dall’inizio del Festival, che si svolgerà dall’11 al 15 febbraio, Michele Affidato ha presentato alla stampa, nel suo showroom, le opere realizzate per l’edizione 2025. Ogni creazione è risultato di un lavoro meticoloso, dando vita a veri e propri capolavori.

Tra i riconoscimenti più prestigiosi spiccano il “Premio della Critica – Mia Martini”, assegnato dai giornalisti specializzati per premiare le interpretazioni più intense ed emozionanti, e il “Premio Sala Stampa – Lucio Dalla”, dedicato ai voti di radio, web e TV. Entrambi i premi saranno suddivisi in due categorie: “Sezione Big” e “Sezione Nuove Proposte”.

Accanto a questi premi storici, il maestro Affidato ha realizzato anche il “Premio Nuovo Imaie Enzo Jannacci”, destinato all’artista che meglio incarna l’ironia e la profondità del grande cantautore milanese. Non manca il “Premio Numeri Uno – Città di Sanremo”, creato da Ilio Masprone, che con la sua iconica Palma d’Argento celebra le personalità che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del Festival. Quest’anno, il prestigioso riconoscimento verrà assegnato a Carlo Conti, conduttore dell’edizione 2025.

Ma chi è Michele Affidato? La sua storia affonda le radici a Crotone, cuore della Magna Grecia, dove fin da ragazzo ha coltivato la passione per l’arte orafa. A soli dodici anni inizia a lavorare in bottega, apprendendo i segreti di un mestiere antico e affascinante. Nel 1987 fonda la sua bottega artigiana, trasformandola negli anni in un punto di riferimento per l’arte orafa italiana. Michele Affidato si distingue per la sua capacità di coniugare passato e presente, fondendo elementi della tradizione magnogreca e bizantina con uno stile contemporaneo. Le sue creazioni, interamente realizzate a mano, hanno conquistato personalità di spicco del mondo della cultura, dello spettacolo e delle istituzioni.

Da diversi anni, Affidato partecipa attivamente agli eventi più importanti del panorama culturale e artistico, firmando i premi per rassegne cinematografiche come i Nastri d’Argento, il Taormina Film Fest e la Festa del Cinema di Roma. La sua arte è riconosciuta a livello internazionale, unendo antiche tecniche artigianali a un’estetica sempre attuale.

Al fianco di Michele Affidato, il figlio Antonio ha saputo dare continuità alla tradizione di famiglia, contribuendo alla progettazione e realizzazione di gioielli, premi e opere d’arte sacra. Le sue creazioni hanno trovato spazio in eventi di grande rilievo, confermando la volontà della famiglia Affidato di preservare e innovare l’arte orafa italiana.

Per scoprire i segreti della loro arte, abbiamo intervistato Michele e Antonio Affidato.

Il Festival di Sanremo celebra la musica italiana, ma anche la cultura e la tradizione. Che significato ha per voi partecipare a questa kermesse?

«Sanremo è un’emozione unica, ogni anno. È il cuore pulsante della musica italiana, un palcoscenico che accoglie storie, sogni e talento. Per noi, essere parte di tutto questo significa contribuire a qualcosa che va oltre l’evento stesso: è dare forma a un simbolo che rimarrà per sempre nella memoria di chi lo riceve e di chi lo segue da casa».

Michele Affidato, da 15 anni realizza i premi speciali per il Festival di Sanremo. Com’è cambiato il suo approccio creativo nel tempo?

«L’approccio è sempre lo stesso: studio, ricerca, progettazione e creazione. Lo stesso che mettiamo in tutto quello che realizziamo, dai premi speciali del Festival all’arte sacra, ai gioielli. Lo facciamo con responsabilità e passione. Alla fine, non siamo cambiati poi tanto nel tempo, sicuramente su molte cose ci siamo evoluti, rispondendo ad esigenze contemporanee».

Antonio Affidato, come si è avvicinato all’arte orafa e in che modo il suo stile si differenzia da quello di suo padre?

«Sono cresciuto nella bottega di famiglia, la stessa che mi ha plasmato come artista, la conoscenza dei metalli mi è servita non solo per continuare questa eredità, ma anche per evolverla, esplorando nuove tecniche e nuovi linguaggi. Ho sempre ammirato la maestria di mio padre e di come plasma la materia. Dietro la sua guida è stato semplice amare questo mestiere. Il mio cammino artistico si è evoluto non solo nell’ambito dell’arte orafa ma anche in quello della scultura. Nel tempo, spero di riuscire a portare sempre più novità all’interno di una realtà come la nostra, in evoluzione. Sono erede di una grande e nobile tradizione. La porterò avanti sempre con passione e responsabilità».

Lavorare in famiglia può essere una grande risorsa ma anche una sfida. Michele e Antonio Affidato, com’è il vostro rapporto lavorativo e in che modo vi influenzate a vicenda artisticamente?

«È un continuo scambio. A volte discutiamo, perché ognuno ha il proprio punto di vista, ma alla fine troviamo sempre una sintesi che arricchisce entrambi. La cosa più bella è che ci stimoliamo a vicenda: lui mi trasmette l’esperienza, io cerco di portare nuove visioni. E quando vediamo il risultato finale, sappiamo di aver costruito qualcosa insieme, ed è una soddisfazione enorme».

Quanto conta il legame tra arte visiva e musica quando realizzate premi per eventi musicali come Sanremo?

«Conta tantissimo. Arti visive, musica, danza, teatro, poesia parlano la stessa lingua: quella dell’arte. In questo caso siamo chiamati a realizzare un premio che non è solo un oggetto, ma un racconto, un simbolo, che deve rispecchiare l’energia dell’evento».

Qual è la sfida più grande nel creare un premio che deve rappresentare non solo un riconoscimento, ma anche un simbolo iconico del Festival?

«Trovare il giusto equilibrio tra tradizione e innovazione. Il pubblico deve riconoscere il valore storico di un premio, ma allo stesso tempo deve sentirlo attuale, vicino al tempo che viviamo. Ogni anno cerchiamo di creare qualcosa che abbia un’anima, che lasci un segno, che sia all’altezza delle emozioni che si vivono sul palco di Sanremo».

Quali materiali e tecniche predilige il laboratorio Affidato nella realizzazione dei premi?

«Lavoriamo con metalli preziosi, utilizzando antiche tecniche di lavorazione come la fusione a cera persa, lo sbalzo e la scultura, tutte tecniche artigianali. Ma ci piace anche sperimentare nuovi processi lavorativi».

Un premio o un’opera a cui siete particolarmente legati?

«È difficile sceglierne uno, ma una delle opere più significative che abbiamo realizzato è il Premio assegnato alla canzone più votata della storia della musica italiana, nella serata evento “Nata per Unire”, in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, vinto da Al Bano Carrisi con il “Va’ Pensiero” del Nabucco di Verdi».

«Il premio raffigura la preziosa Italia che spicca sul tricolore e su ogni capoluogo è stato incastonato un diamante. Opera presentata dai vertici Rai al Quirinale alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e destinata a restare negli annali della storia del Festival della Canzone Italiana. Un premio i cui valori simbolici ed estetici incarnano l’orgoglio e l’unità nazionale. Ogni dettaglio è stato pensato per celebrare la bellezza, la cultura e la storia del nostro Paese. L’opera ha avuto un impatto straordinario non solo per il prestigio dell’evento, ma anche per l’emozione che ha suscitato nei protagonisti e nel pubblico». 

Ogni premio ha una sua identità unica. Come scegliete i design per premi così diversi, dal Premio Sala Stampa Lucio Dalla, della Critica Mia Martini e Premio Enzo Jannacci?

«Ogni premio deve raccontare qualcosa. Per il Premio Lucio Dalla, ad esempio, cerchiamo di evocare la sua anima artistica, la sua capacità di toccare il cuore delle persone attraverso una scultura che raffigura una chiave di violino dove è stato inserito il suo classico berretto scuro e gli occhiali. Il Premio della Critica Mia Martini, assegnato dalla stampa specializzata per celebrare le interpretazioni più emozionanti è rappresentato da una scultura che raffigura una chiave di violino con dei fiori ed il leone, simbolo di Sanremo».

«Il Premio Nuovo Imaie Enzo Jannacci, invece, è legato ai giovani talenti, quindi deve trasmettere energia, slancio e speranza. Abbiamo dato, infatti, forma ad una particolare scultura che raffigura Enzo Jannacci con le mani nelle tasche, ma soprattutto con ai piedi delle scarpe da tennis di colore bianco. Negli anni ‘60, anni del boom economico, le scarpe da tennis venivano portate solo dai poveri. Queste sono state scelte da Jannacci come simbolo di quella classe sociale di emarginati a cui lui, nelle sue canzoni, tentava di restituire la giusta dignità. Un tributo ad artisti che hanno segnato la storia della musica italiana e siamo consapevoli che anche noi attraverso la nostra arte contribuiamo a mantenerne vivo il ricordo di questi grandi artisti».

Se doveste descrivere l’edizione 2025 del Festival di Sanremo con un’immagine o un simbolo, quale sarebbe?

«Un’onda dorata. Perché Sanremo è come un’onda che travolge, che porta con sé la forza della musica, che unisce il passato e il futuro in un unico grande movimento».

A pochi giorni dall’inizio del Festival, che atmosfera si respira nel laboratorio Affidato?

«C’è un misto di adrenalina ed emozione. Sappiamo che ogni dettaglio deve essere perfetto, perché quei premi finiranno nelle mani di artisti che hanno vissuto un percorso straordinario. Si sente la responsabilità, ma anche tanta felicità e orgoglio di essere parte di questa magia».

Guardando al futuro, ci sono nuovi progetti o collaborazioni che vi piacerebbe intraprendere, magari anche al di fuori del contesto del Festival di Sanremo?

«Sì, ci sono tanti progetti in cantiere. L’anno giubilare sarà ricco di appuntamenti. Dopo Sanremo, definiremo i lavori per il Monumento di Hera Lacinia, statua che verrà posizionata sul lungomare di Crotone. Poi, la mostra di Rara Avis continuerà anche quest’anno ad essere ospitata nei Musei Archeologici Nazionali. Con l’azienda, oltre alla creazione di nuove collezioni di gioielli, ci saranno i diversi appuntamenti legati a grandi eventi e rassegne cinematografiche».

Come si sta evolvendo l’arte orafa nel contesto contemporaneo? Ci sono nuove tendenze o tecnologie che vi incuriosiscono?

«Oggi, c’è una forte spinta verso l’innovazione, con strumenti digitali e nuove tecnologie. Ma quello che ci affascina e incuriosisce di più è sicuramente l’approccio che può avere l’artigianato alla tecnologia, il possibile ritorno al valore dell’artigianato autentico, fatto di mani, di tempo e di cura. Crediamo che il futuro sia proprio in questa fusione: tradizione e nuove possibilità creative».

Un consiglio ai giovani artisti e artigiani che desiderano avvicinarsi al mondo dell’arte orafa?

«Ogni creazione è un viaggio; la cosa più importante è che racconti qualcosa di vero. L’arte è la più alta forma di espressione umana, capace di trasformare idee e sentimenti in qualcosa di tangibile. Lo studio e la ricerca artistica sono componenti fondamentali per fare questo mestiere. Non abbiate paura di sperimentare, di sbagliare, di mettervi in gioco. Ogni creazione è un’esplorazione profonda di ciò che siete e di ciò che volete esprimere. L’arte non è solo tecnica, ma emozione, dedizione, ricerca instancabile. Per questo, la passione non può mai mancare: è il motore che dà vita alle opere, la scintilla che le rende uniche e indimenticabili».  

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