Rapimento Sofia, dubbi sulla sicurezza al “Sacro Cuore”

  • Postato il 5 febbraio 2025
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Rapimento Sofia, dubbi sulla sicurezza al “Sacro Cuore”

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Dopo il rapimento di Sofia Cavoto, al vaglio della Procura della Repubblica di Cosenza eventuali responsabilità della clinica


Gli uomini dell’Ispettorato del Lavoro di Reggio Calabria e dell’Inps, ieri mattina, martedì 4 febbraio 2025, erano nella clinica “Sacro Cuore” di Cosenza, degli Ospedali riuniti “IGreco” diretta da Salvatore Bilotto. Sotto la lente d’ingrandimento della procura cosentina, l’applicazione delle norme di sicurezza all’interno della struttura, che dopo il sequestro della piccola Sofia Cavoto il 21 gennaio scorso, hanno mostrato tutte le loro fragilità. E qualcosa che non va, l’ispezione l’ha fatta emergere.

RAPIMENTO SOFIA, INDAGINE SULLE NORME DI SICUREZZA

Rosa Vespa, infatti, è entrata in clinica a più riprese fino a quando ha potuto tranquillamente dirigersi nel reparto di Ostetricia e Ginecologia ed entrare nelle stanze delle pazienti per cercare di portare via il bambino che le serviva per tenere in piedi la storia che aveva imbastito da tempo, con una falsa gravidanza e un parto mai avvenuto. Dopo il rifiuto di una mamma a farle cambiare il proprio bambino, Rosa è entrata nella stanza di Valeria Chiappetta e fingendosi una puericultrice, è riuscita ad avere la piccola Sofia da lavare e da cambiare. Poi la fuga verso l’uscita dove ad attenderla c’era il marito Acqua Moses, ignaro di tutto, che l’attendeva con un porta enfant per trasportare suo figlio, il piccolo Ansel, che sarebbe nato l’8 gennaio e trattenuto in clinica a causa del Covid.

Una storia che nel giro di poche ore dal sequestro, si è completamente dissolta quando i poliziotti si sono presentati a casa della “ladra di bambini” e hanno trovato la piccola Sofia vestita da Ansel, con una tutina azzurra, e parenti e amici che festeggiavano. Restituita la piccola alla sua vera famiglia, in tanti si sono chiesti com’era stato possibile che una neonata venisse strappata alle braccia della madre con tanta facilità.

IL PM TRIDICO TITOLARE DELL’INCHIESTA


Il primo a chiederselo è stato il pm Antonio Bruno Tridico, titolare dell’inchiesta sul sequestro di Sofia, che ha deciso di vederci chiaro e per questo vuole capire se in questa storia che ha tenuto tutta l’Italia con il fiato sospeso, la clinica ha delle responsabilità, se poteva, applicando le norme di sicurezza, impedire che l’evento si verificasse.


È bene sottolineare che la direzione della clinica, nell’immediatezza del sequestro, nel corso di un’intervista, ha evidenziato non solo il buon operato della clinica ma anche una “certa leggerezza” da parte della famiglia Cavoto, nell’affidare una bambina a una persona priva di divisa e senza il tesserino di riconoscimento.

LA DIFFIDA DELLA FAMIGLIA CAVOTO ALLA CLINICA

E sempre ieri, martedì 4 febbraio, gli avvocati della famiglia della piccola Sofia, Chiara Penna e Paolo Pisani, hanno diffidato la clinica “Sacro Cuore” e il suo legale rappresentante, per omessa custodia e vigilanza dei pazienti ricoverati, con particolare riferimento ai minori neonati. E tutto questo – si evidenzia – alla luce del sequestro di persona subito da Sofia e il danno causato sia dalla madre, la degente Valeria Chiappetta, che il papà e l’intera famiglia Cavoto. «I legali – si legge nella nota – specificano che non si escludono ulteriori integrazioni di querela da porre all’attenzione del sostituto procuratore della Repubblica Antonio Tridico, che si occupa del caso, in ordine a possibili condotte penalmente rilevanti e riconducibili sempre alla Clinica, all’esito delle attività di indagine difensive in corso, sulle quali continuano a mantenere il più stretto riserbo».

Si indaga, dunque, sulle eventuali responsabilità di una struttura che avrebbe dovuto proteggere i pazienti ma soprattutto i minori, come la piccola Sofia, sequestrata ad appena un giorno di vita.

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