Riforma sanità, scatta la protesta dei sindacati: “Nessun confronto”. Al via la discussione in consiglio regionale

  • Postato il 9 dicembre 2025
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  • Di Genova24
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Cgil Cisl Uil

Genova. Al via in consiglio regionale la discussione sulla riforma della sanità della giunta Bucci che prevede la fusione di tutte le Asl in una sola azienda sanitaria regionale (Ats) e la creazione di una nuova azienda metropolitana ospedaliera (Aom) per gestire insieme San Martino, Galliera, Villa Scassi e il futuro polo di Erzelli. Obiettivo dichiarato dal governatore, accentrare la governance per avere più risorse da investire nell’assistenza ai pazienti. Ma i giudizi sul provvedimento sono tutt’altro che condivisi. Il via libera dovrebbe arrivare mercoledì sera, al termine di una seduta fiume convocata a oltranza.

E mercoledì mattina, a partire dalle 9.30, è annunciato un presidio di protesta dei sindacati davanti alla sede del Consiglio regionale in via Fieschi. “Non c’è stato un vero confronto con le organizzazioni sindacali, ma solo alcuni momenti del tutto irrilevanti – attacca la Cisl Liguria -. Non sono state recepite quindi le ragioni del personale della sanità e dei cittadini utenti. Saremo presenti per ribadire la necessità di riaffermare il diritto alla salute per tutti i cittadini liguri e l’urgenza di intervenire sulla cronica carenza di personale e le difficili condizioni in cui operano ogni giorno”.

“Regione Liguria impone una riforma della sanità lontana dai bisogni della popolazione e fantascientifica sotto il profilo dell’organizzazione del lavoro del personale coinvolto, senza discuterne realmente con il sindacato”, aggiunge la Uil Liguria. “Manca il confronto, manca il buon senso e la conoscenza della materia e del comparto – spiegano Riccardo Serri, segretario generale Uil Liguria, e Giovanni Bizzarro, segretario confederale regionale con delega alla sanità -. Il testo della riforma ci è stato semplicemente illustrato dal presidente Bucci e questo è francamente inaccettabile”.

Il dibattito in aula sulla riforma

A illustrare il contenuto del provvedimento in aula è stato Marco Frascatore,  presidente della commissione Salute e Sicurezza sociale: “Con questa riforma si centralizza ciò che è burocratico, liberando e rafforzando ciò che è clinico. Una riforma che rappresenta una delle priorità del programma di governo della giunta Bucci e nasce con l’obiettivo di dare risposte concrete alla crescente e mutata domanda assistenziale della nostra regione. Riforma necessaria, oserei dire, che arriva dopo oltre vent’anni di attesa e che vedrà non più il cittadino rincorrere la sanità, ma la sanità andare incontro al cittadino attraverso una governance unitaria e una razionalizzazione delle risorse burocratiche ed economiche”.

“Assisteremo a una riallocazione delle risorse proprio a favore dei cittadini e dell’offerta assistenziale sanitaria che sarà più snella più coordinata più veloce, meno frammentata e burocratica e della quale ogni cittadino, anche delle zone periferiche, potrà godere. Va sottolineato che l’accentramento amministrativo delle ASL non implicherà di certo l’allontanamento delle cure anzi al contrario è una mossa strategica e finanziaria che permette di togliere il peso della burocrazia dai servizi locali, generando risparmi che possono essere usati per finanziare e rafforzare proprio la sanità di prossimità che cittadini desiderano. I risultati – conclude il consigliere di Orgoglio Liguria – sono già visibili  e tangibili come l’abbattimento delle liste d’attesa e l’istituzione delle case di comunità e lo saranno ulteriormente tra qualche mese”.

Siamo di fronte a una legge improvvisata, centralista e priva delle basi necessarie per intervenire sulla sanità ligure. La giunta ha portato avanti questa riforma di fretta e senza alcuna condivisione, con l’unico obiettivo di evitare il commissariamento del ministero, nonostante un disavanzo superiore ai 250 milioni. Una scelta che ha finito per mortificare sindaci, personale e direttori generali, esclusi dal processo e privati del loro ruolo nella governance”, così il consigliere regionale Pd e vicepresidente della commissione Sanità Enrico Ioculano, relatore di minoranza per il Pd durante la discussione in aula della riforma sanitaria. “La proposta di un’unica Asl, con funzioni accentrate a Genova è pericolosa per una regione come la nostra, fragile e con territori periferici che hanno bisogni molto diversi dalla città metropolitana. Questo modello rischia di allargare il divario tra centro e periferia, ridurre l’accessibilità dei servizi e indebolire il lavoro degli operatori sanitari. Serve una riforma costruita con i territori, non un’operazione calata dall’alto per evitare il commissariamento”, aggiunge.

“La proposta sanitaria di Bucci sarà un dramma per tutti i liguri che non hanno i soldi per ricorrere alle cure private – accusa Selena Candia, capogruppo di Avs, insieme al consigliere Jan Casella -. Chiediamo con forza di rinviare l’approvazione, altrimenti le nostre strutture finiranno nel caos dal prossimo gennaio, quando lo sfascia-sanità entrerà in vigore. È un provvedimento sbagliato, che va completamente riscritto, consultando i lavoratori della sanità, gli amministratori locali, le associazioni dei pazienti, i comitati di cittadini e gli altri i soggetti interessati. Siamo sconcertati dal ruolo di autentico dominio che sarà attribuito al settore privato, al quale saranno affidate la co-programmazione e la co-progettazione delle scelte sanitarie. Questa impostazione crea un problema di natura democratica: la programmazione sanitaria è una funzione pubblica perché incide direttamente sui diritti delle persone e affidarne una parte sostanziale a soggetti che rispondono al mercato significa alterare il principio di responsabilità pubblica. Il privato tenderà a orientare la programmazione verso attività più remunerative e meno complesse, spostando l’equilibrio del sistema a svantaggio del pubblico”.

Questa riforma della sanità ligure avrebbe dovuto avere un iter di almeno due o tre anni, partendo da un grande percorso di ascolto vero: operatori sanitari, territori, organizzazioni sindacali, associazioni che ogni giorno in Liguria si occupano di sanità e fragilità. È l’unico modo serio per riformare un sistema così delicato. Tutto questo, semplicemente, non è stato fatto – dichiara Gianni Pastorino della Lista Orlando -. I 65 giorni in cui si è compressa l’intera operazione non rispondono a un’esigenza di miglioramento del sistema. Sono il frutto di una scelta tutta politica: presentarsi al Governo con una riforma già pronta per evitare il commissariamento. La narrazione che vuole portare avanti Bucci è semplice: tagliamo le Asl, accorpiamo le aziende ospedaliere del capoluogo e in futuro risparmieremo. Ma questi risparmi non sono scritti da nessuna parte nella riforma, restano una suggestione utile solo a costruire una giustificazione politica”.

Per Stefano Giordano del Movimento 5 Stelle “questa non è una riforma per i liguri: è una riscrittura della catena di comando ed è sorda alle emergenze. Problemi noti come liste d’attesa fuori controllo, Pronto Soccorso al collasso, fuga di pazienti, rinuncia alle cure e sanità territoriale incompiuta restano senza risposte. Noi diciamo no. Il cittadino soffre perché non riesce a prenotare una visita, perché resta giorni in barella, perché è costretto a pagare il privato o a curarsi altrove. A questi problemi il centrodestra non ha mai dato risposte e non le dà oggi: questa riforma è sbagliata alla radice. L’azienda sanitaria unica può cambiare il logo, ma senza più personale, posti letto, agende prenotabili e territorio operativo le attese restano identiche. Anzi, rischiano di aumentare. Denunciamo l’assenza nel Ddl di un vero piano su organici e capacità del sistema. Siamo pronti a discutere qualunque riforma che metta al centro la sostanza. Ma serve una riforma vera, nata dall’ascolto e non calata dall’alto. Non voteremo un accentramento che lascia i cittadini nelle stesse attese e i Pronto Soccorso nella stessa emergenza. La sanità è un bene comune, non un esperimento amministrativo”, conclude.

 

Autore
Genova24

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