Riforma sanità, i sindaci frenano: “Bisogna capire bene: non si può partire il 1 gennaio”
- Postato il 22 novembre 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Liguria. A tre giorni di distanza dalla presentazione da parte del presidente Bucci e dell’assessore Nicolò della nuova riforma della sanità, avvenuta presso l’ospedale San Paolo di Savona, continuano i dubbi e le incertezze da parte delle amministrazioni locali.
I grandi assenti alla riunione di mercoledì 19 novembre erano i sindaci del territorio. Ma passando oltre questa “mancanza” (che è stata abbastanza digerita dalle amministrazioni locali) ciò che ha lasciato perplessi sindaci e assessori è stata l’assenza totale di un dialogo e un confronto preventivo.
Le grandi paure, e i timori sono stati espressi da alcuni sindaci del territorio (dai Comuni di Savona, Quiliano, Carcare, Albenga, Finale Ligure, Cosseria e Osiglia) presenti ieri alla riunione di Anci Liguria. Tramite il vicepresidente di Anci Liguria Claudio Scajola, hanno chiesto dunque un maggiore coinvolgimento.
“Ma soprattutto chiediamo più tempo – affermano le amministrazioni raggiunte telefonicamente da Ivg – non abbiamo avuto abbastanza giorni per capire veramente cosa cambierà con questa riforma”.
“Bisogna capire bene cosa muterà e soprattutto rendersi conto che le piccole realtà dell’entroterra hanno diverse esigenze rispetto alle città. Bisogna tutelare i territori e plasmarla secondo le diverse esigenze”.
A margine della conferenza di mercoledì sera il presidente Bucci aveva rassicurato in merito al ruolo dei sindaci ribadendo la centralità del loro potere: “Il sindaco è responsabile della salute dei cittadini. Quindi quello che il sindaco suggerisce all’organizzazione della sanità è importante e fondamentale, noi vogliamo che continui ad essere così e il suo sarà ancora più rafforzato”.
Ma i sindaci hanno espresso perplessità nonostante le rassicurazioni: “Sulla riforma – proseguono – in un contesto nel quale i sindaci hanno responsabilità sulla salute dei cittadini, i servizi territoriali assumono una rilevanza fondamentale, l’intreccio tra sanità e politiche sociali che competono ai comuni è strategico”.
Con l’accentramento dei poteri su Genova c’è la paura che sui territori ci sia la mancanza di interlocutori locali: “Per qualsiasi problema, dovremmo rivolgerci a Genova, sia per via telefonica che addirittura spostarci fisicamente verso il capoluogo ligure. Però bisogna tenere conto che l’età media della nostra regione è tra le più alte d’Europa. È una scelta che va contro la medicina di prossimità e allontana ancora di più i servizi della nostra provincia”.
Ma le preoccupazioni riguardano anche la parte socio sanitaria.
L’articolo 17 bis al comma 5 da la possibilità ai Comuni di delegare i servizi sociali a rilevanza sanitaria alla nuova ATS Liguria. Attualmente è in vigore il Piano Sociale Integrativo Regionale (lo PSIR) 2024-2026 che però dovrebbe vedere la sua attuazione da gennaio 2026. “Lo Psir prevede già l’integrazione socio sanitaria e l’inserimento di questa riforma porta confusione e incomprensioni nei comuni che da anni lavorano sulla riorganizzazione dei servizi sociali territoriali per adeguarsi allo Psir”, spiegano.
“La velocità e il poco coinvolgimento degli enti locali su temi come la sanità e il sociale non sono mai opportuni se si vuole costruire qualcosa che possa portare un miglioramento per i cittadini, soprattutto in una regione così eterogenea”, concludono.