Riforma porti, Ghio (Pd): “Accentramento confuso, territori indeboliti”. Natale e Bianchi: “Solo burocrazia, Bucci non ha nulla da dire?”

  • Postato il 22 dicembre 2025
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  • Di Il Vostro Giornale
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porto Savona vado generica

Liguria. “Con la riforma dei porti che viene portata oggi in Consiglio dei ministri, Salvini e Rixi introducono un modello che non esiste in nessun Paese e che solleva fortissime perplessità. Il Disegno di legge interviene in modo profondo sulla legge 84 del 1994, stravolgendone l’impianto e concentrando poteri e funzioni in Porti d’Italia Spa, a discapito delle Autorità di sistema portuale e del rapporto con i territori”, così la vice presidente del Gruppo PD alla Camera Valentina Ghio, insieme al capogruppo PD alla Commissione Trasporti Anthony Barbagallo e ai deputati Pd Ouidad Bakkali, Andrea Casu e Roberto Morassut.

“Si introduce un modello di governance centralistico e poco razionale, che non trova riscontro nei principali sistemi portuali europei e che si allontana anche da esperienze, come quella spagnola, che pure avevano offerto spunti interessanti senza indebolire i livelli locali. Le AdSP vengono svuotate di competenze e risorse, con il rischio concreto di comprometterne la sostenibilità finanziaria e la capacità di pianificazione. Colpisce inoltre una visione riduttiva della politica portuale: la nuova società sembra concentrarsi esclusivamente sulle infrastrutture, senza una reale funzione di indirizzo strategico, senza una visione sul posizionamento dei porti, sulle transizioni ambientali e digitali, né sulla soluzione di nodi strutturali come quello dei dragaggi. Altro che semplificazione: il settore chiedeva procedure più snelle e risposte rapide, ma la riforma aggiunge nuovi livelli decisionali, confusi passaggi burocratici e una struttura centrale che si sovrappone a strumenti già esistenti di programmazione e coordinamento nazionale”.

“Preoccupanti anche le modalità di finanziamento della nuova società, che sottraggono risorse alle Autorità portuali, incidendo su canoni e avanzi di amministrazione, senza ridurre gli oneri che restano in capo agli enti territoriali, come la manutenzione e la protezione delle opere portuali. Si rischia di scaricare sui porti e sui territori il costo di una riforma sbilanciata. Come Partito Democratico riprenderemo il dialogo costruttivo con tutte le rappresentanze sociali ed economiche del settore e contrasteremo in Commissione Trasporti e in Aula le diverse storture contenute nel testo attuale. Lavoreremo a proposte che rafforzino il coordinamento nazionale ma senza commissariare i porti, che semplifichino davvero e che rispondano alle esigenze di chi nei porti lavora e investe, non alla logica della creazione di un nuovo carrozzone per attribuire incarichi e gestire risorse che non serve allo sviluppo dei nostri porti”, concludono i deputati PD.

“Nessuna semplificazione e nessun coordinamento – aggiungono il segretario del PD Liguria Davide Natale e il responsabile economia PD Liguria Matteo Bianchi – Questa riforma aggiunge un ulteriore livello amministrativo, in un settore che già vede proliferare Ministeri del Mare e delle Infrastrutture e autorità di sistema e autorità indipendenti, e va a creare una sovrastruttura costosa togliendo voce a Regioni, comunità portuali ed enti locali. È l’ennesimo centralismo calato dall’alto che complicherà ulteriormente la vita agli operatori pubblici e privati rallentando cantieri e decisioni”.
“La riforma – proseguono Natale e Bianchi – evidenzia come la Lega e i suoi rappresentanti di governo siano in stato confusionale passando da un estremo all’altro: solo un anno fa approvavano la legge sull’autonomia differenziata che consente di spostare le competenze su porti e infrastrutture alle regioni; oggi un impianto che scavalca quella scelta errata ma arriva a calpestare le Autorità di sistema portuale e ricentralizza tutto su Porti d’Italia e sul Ministero, facendo fuori ogni spazio di confronto con il territorio e con il cluster. Le pianificazioni di sistema, nelle quali Regioni e Comuni avevano una voce, viene di fatto subordinata a decisioni prese a Roma e a intese chiuse lontano dai territori. Le scelte locali vengono trasformate in semplici istruttorie. Sul piano delle risorse, si prelevano fondi generati dai porti — avanzi delle Autorità e proventi delle tasse — per alimentare la nuova struttura centrale. L’autonomia finanziaria sbandierata per anni evapora, ha qualcosa da dire Bucci che sino a poco tempo fa chiedeva che l’IVA generata dai porti liguri restasse in Liguria?”
“Questo impianto apre la strada a conflitti di competenze e contenziosi: sovrapposizioni di ruoli, convenzioni obbligatorie, pareri a catena. È l’esatto contrario della corsia veloce promessa e di ciò che serve al settore. Non ci prestiamo a un’operazione che indebolisce chi lavora ogni giorno nei porti. La competitività si costruisce con politiche stabili e strumenti certi, mettendo in condizione l’Autorità di Sistema di lavorare in un quadro di regole e di politiche chiare e che sia uniforme. Continuiamo a pensare che un maggior coordinamento e una maggiore uniformità debbano andare di pari passo ad una forte semplificazione, non a un accentramento burocratico. Adesso si apra un confronto vero con i territori, con il sindacato e con le associazioni di categoria per lavorare veramente a un insieme di norme che porti maggior equilibrio ed efficacia nell’assetto di governo del sistema portuale”, concludono Natale e Bianchi.
Autore
Il Vostro Giornale

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