Rifiuti dei turisti, monopattini e mobili rotti: così Beatrice e i volontari di Retake puliscono Roma ogni giorno

  • Postato il 10 giugno 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“La cosa più assurda che mi sia capitata? Una testa di agnello posata sopra una macchina. La proprietaria dell’albergo davanti era spaventatissima. Ma nel mio giro mattutino trovo davvero di tutto”. Anna Beatrice Boldrini sorride. Ha 72 anni, capelli bianchi corti, una vita come ragioniera e due figli alle spalle, e dopo la morte del marito si è unita al gruppo romano dell’associazione Retake, che con centinaia di volontari che ogni giorno pulisce Roma, cancella le scritte vandaliche e ridipinge i muri, coinvolge i soggetti fragili in attività in cambio di buoni pasto (quest’annno grazie a un contributo della Chiesa valdese), fa progetti con le scuole. Ma Beatrice non si limita ad andare agli eventi straordinari dell’associazione, né a quelli settimanali del suo gruppo, ogni mercoledì, una pulizia di un’ampia zona che include anche un parco.

Fa di più. Ogni giorno infatti, da prima della pandemia, indossa la pettorina azzurra di Retake, prende una pinza, sacchi dell’immondizia, guanti e persino cerotti: “Ogni tanto ci sono piccole schegge di vetro che possono ferire”. Ogni giorno, da prima della pandemia, si dedica alla pulizia di un pezzo del suo quartiere al centro di Roma, dove vive da quando è piccola, “pensa i miei nonni avevano una rivendita di vino qui”.

Beatrice si definisce una persona timida, eppure a un certo punto ha provato a scendere in strada da sola e non si è più fermata. Inizia appena c’è luce la mattina. I più grandi nemici oggi – la situazione, spiega, è leggermente migliorata negli ultimi anni – sono i sacchetti di immondizia abbandonati dai turisti dei b&b. “A volte li lasciano anche a pochi metri dalla postazione dei bidoncini Ama (la municipalizzata dei rifiuti, ndr), a volte i sacchetti si aprono e si rovescia tutto per terra. Ma frequentissimo è trovare anche pezzi di mobili smontati. E poi ci sono le deiezioni, “purtroppo qui vivono tanti senza dimora”. Ma anche proprietari dei cani, che spesso raccolgono le feci ma poi buttano il sacchetto per terra o sotto le macchine.

Le cicche, dice Beatrice, sono ovunque, in quantità industriali. Ma le capita anche di trovare documenti, in quel caso li porta in commissariato. Poi sistema i monopattini in sharing buttati qua e là. “Nella mia via passa una cieca con un cane, a volte stanno proprio sul percorso che deve fare”. Quando non riesce a fare alcune cose, si attacca al telefono e chiama le municipalizzate oppure i vigili, “per scalini rotti, una fontanella che perdeva, quando ci sono rifiuti che non posso prendere io”. Ma il lavoro non manca anche quando si avvicina ai secchi dove i residenti dovrebbero differenziare l’immondizia, “non solo gli stranieri sbagliano, anche chi vive qui, allora rimetto a posto i sacchetti”.

E i residenti che la vedono tutte le mattine cosa pensano? “Mi ringraziano, ma alcuni, un po’ assurdo, sono contrari a che io faccia questo (e alle attività di Retake in generale). Dicono che in così togliamo le castagne dal fuoco a chi dovrebbe pulire e fare le cose. Ma l’altra volta c’era una bicicletta piazzata sulle scalinate qui vicino. Da sola non ce la facevo a levarla: non sarebbe stato meglio prenderla e spostarla? Invece l’hanno segnalata e chissà quando è arrivato qualcuno. Io penso sia meglio fare direttamente. L’obiettivo è di sensibilizzare le persone, se ti vedono fare certe cose poi si comportano diversamente”.

A proposito di scalinate, non si sa perché ma a Roma sono un ricettacolo di rifiuti. Soprattutto bottiglie, perché ci si mettono a bere tutte le persone dei locali vicini, “l’altro giorno ho riempito un sacco solo di bottiglie, oltre ai bicchieri di plastica. E poi ci sono gli incontri “speciali”, quelli con topi e gabbiani morti. “In quei casi dovrebbe venire qualcuno apposta, ma parliamoci chiaro, io certe volte li vedo restare lì di giorni di seguito, allora può capitare, raramente che li metta in una busta o nella carta e li getti nell’indifferenziato”.

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Il Fatto Quotidiano

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