Ricorso per mancato pagamento del pedaggio, quando è possibile e cosa fare

C’è anche il caso della contestazione per mancato pagamento del pedaggio autostradale tra quelli da mettere in conto nell’esperienza di un guidatore. La conoscenza dei propri diritti e delle procedure da seguire consente di chiarire la propria posizione e di evitare sanzioni.

La normativa in vigore prevede infatti alcune situazioni in cui è ammesso proporre un ricorso con possibilità concrete di vittoria.

Cause del mancato pagamento e prima soluzione

Nella maggior parte dei casi, il mancato pagamento del pedaggio si verifica per motivi accidentali, come la dimenticanza del biglietto d’ingresso, un malfunzionamento del Telepass o un disguido tecnico al casello.

In altri può trattarsi di un errore da parte della società autostradale o dell’automobilista stesso, che magari ha immesso dati errati o ha utilizzato un metodo di pagamento non riconosciuto. Qualunque sia la causa, la legge consente di sanare la posizione oppure di contestare formalmente la sanzione.

Quando si riceve un avviso di mancato pagamento, il primo passo da compiere è verificare se si è ancora entro i 15 giorni successivi alla data del transito. In questo lasso di tempo, il conducente può salvare la propria posizione versando l’importo del pedaggio dovuto, maggiorato delle spese contenute di accertamento. In buona sostanza evita l’attivazione automatica della sanzione amministrativa.

Questa procedura si applica anche nel caso in cui il pagamento non sia stato effettuato per motivi tecnici non imputabili all’automobilista, come ad esempio un blocco del lettore elettronico o una barriera fuori servizio.

Difficoltà tecniche comuni

Molti casi di mancato pedaggio non derivano da comportamenti intenzionali ma da problemi tecnici che si verificano durante il passaggio al casello. Un esempio frequente riguarda le barriere automatiche che non rilasciano il biglietto oppure che non riconoscono il veicolo in transito.

In altri casi, può accadere che il sistema non registri la presenza del dispositivo Telepass o che vi siano errori temporanei di connessione tra il lettore e il centro operativo. Anche una momentanea interruzione di corrente o un guasto meccanico nella struttura del casello comporta l’impossibilità di pagare il pedaggio. In tutti questi casi documentare l’accaduto con foto, testimonianze o una segnalazione al gestore autostradale.

Quando arriva il verbale: multe, tempi e opzioni di ricorso

Se i 15 giorni sono trascorsi e la società autostradale ha emesso il verbale di accertamento, l’utente deve mettere in conto la ricezione della multa. L’importo varia da 87 a 344 euro, a cui si aggiunge la decurtazione di 2 punti dalla patente, secondo quanto stabilito dall’articolo 176 del Codice della Strada.

Dalla notifica dell’infrazione scattano due tempistiche per esercitare il proprio diritto di difesa: 30 giorni per il ricorso al Giudice di Pace, oppure 60 giorni per presentare opposizione al Prefetto. Il pagamento della sanzione, se effettuato prima di presentare ricorso, chiude definitivamente la possibilità di impugnazione.

Dal punto di vista procedurale, il ricorso al Prefetto è gratuito e non prevede il coinvolgimento di un avvocato mentre quello al Giudice di Pace comporta il versamento di un contributo unificato e il supporto legale. Entrambe le opzioni permettono di esporre le proprie ragioni, allegare documenti e chiedere la cancellazione della multa se considerata viziata da errori formali, mancanza di prove, o se c’è stata una causa di forza maggiore che ha impedito il pagamento del pedaggio.

Un verbale di contestazione per mancato pagamento può essere annullato per vizi di forma, a condizione che l’errore sia sostanziale e comprometta la validità dell’atto. Tra le irregolarità più comuni ci sono l’assenza del numero del casello, la mancanza della data esatta del transito, l’identificazione errata del veicolo oppure un errore nel calcolo della tratta percorsa.

Per rafforzare la propria posizione è certamente utile raccogliere ed esibire prove concrete. Pensiamo ad esempio ricevute, screenshot di pagamenti online, fotografie del casello, o ancora certificazioni dell’azienda autostradale che attestino un guasto nel sistema. Anche una autocertificazione dettagliata può rivelarsi preziosa per spiegare i motivi del mancato pagamento, soprattutto se accompagnata da elementi oggettivi o da testimonianze dirette.

Principio di proporzionalità della sanzione

Nel valutare un ricorso per mancato pagamento del pedaggio, il giudice può tenere conto anche del principio di proporzionalità, soprattutto nei casi in cui la sanzione risulti eccessiva rispetto alla violazione effettiva.

Ad esempio, se un utente ha mancato il pagamento per un tratto di pochi chilometri e ha comunque cercato di regolarizzare la posizione, ma ha oltrepassato di poco il termine dei 15 giorni, può ottenere una riduzione dell’importo o la sospensione della sanzione, sulla base del buon senso e della collaborazione dimostrata. La stessa logica si applica nei casi in cui il comportamento non sia stato doloso e l’infrazione non abbia comportato danni economici alla società concessionaria.

La posizione della Cassazione e i limiti della buona fede

La giurisprudenza ha più volte affrontato il tema. In particolare con la sentenza 22053 del 2009, la Corte di cassazione ha confermato che il mancato versamento del pedaggio è una violazione contrattuale, anche in caso di pagamento parziale. Gli stessi giudici hanno però riconosciuto il diritto del guidatore a presentare un ricorso motivato. Hanno infatti sottolineato l’indispensabilità che ogni contestazione venga valutata nel merito del caso specifico. In pratica non tutte le infrazioni sono automaticamente valide e ogni automobilista ha diritto a far valere le proprie ragioni.

Dopodiché la normativa in vigore distingue il mancato pagamento per negligenza o disattenzione da quello per frode deliberata. Nei casi in cui il mancato pedaggio sia il risultato di una condotta intenzionale, reiterata e dolosa – come chi utilizza sistematicamente l’uscita d’emergenza o forza la barriera – il comportamento può essere perseguito penalmente come insolvenza fraudolenta, con conseguenze più gravi, tra cui la reclusione fino a due anni. Va da sé come la presenza di testimoni, filmati o documenti ufficiali possa fare la differenza tra un ricorso accolto e una condanna.

Telepass, errori tecnici e contestazioni legittime

La situazione è diversa per chi utilizza il sistema Telepass dove l’addebito automatico riduce al minimo il rischio di mancato pagamento. Anche in questo contesto possono però sorgere problemi legate al mancato rinnovo del contratto, a conti correnti non attivi o a difficoltà di lettura del dispositivo, che possono generare disguidi non imputabili al conducente. In questi casi, l’assistenza clienti e i punti Telepass sono il primo punto di riferimento per chiarire anomalie, senza arrivare al ricorso formale.

Autore
Virgilio.it

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