Richetti: “Gelmini e Carfagna via da Azione perché contrarie al campo largo? Ma in Umbria dovremmo andare con Vannacci?”

  • Postato il 19 settembre 2024
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Usa più volte l’aggettivo “legittimo” per mascherare il suo disappunto ma alla fine il suo dissenso non lascia margini di incertezza: intervistato da Lanfranco Palazzolo per Radio Radicale, il capogruppo di Azione alla Camera, Matteo Richetti, lancia diverse bordate agli ex compagni di viaggio (Enrico Costa, Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna e Giusy Versace), che hanno preferito abbandonare la creatura politica di Carlo Calenda per riacciambellarsi nel centrodestra.

“Non è successo nulla in termini di posizione politica di Azione, che è all’opposizione – premette Richetti – Più che al centro, siamo fuori dal campo largo: siamo impegnati impegnata a costruire uno spazio liberale, democratico, con le culture riformista, popolare, radicale, socialista. E tutto questo non è assolutamente campo largo. Basta vedere quello che sta succedendo in queste ore con la posizione del M5s sul sostegno all’Ucraina. C’è incompatiilità tra Azione e Conte, Fratoianni, Bonelli, tutti contrari al nucleare, allo sviluppo e al supporto della resistenza ucraina“.

Poi la scudisciata ai “transfughi” di Azione: “Queste persone legittimamente sono entrate in maggioranza ma gli elettori ci hanno messo all’opposizione”.

Palazzolo ricorda che i 4 parlamentari sono andati via perché contrari all’alleanza col centrosinistra alle regionali.
Ma in Umbria devo andare con Bandecchi e Vannacci? – ribatte Richetti – È solo una discussione strumentale. E in ogni caso non sono 4 parlamentari che ci indeboliscono. Ci sono giovani militanti e amministratori locali sul territorio, che sono arrabbiati con Azione, perché ci chiedono: ‘Quando ripartite da noi?’. Allora, questa è la lezione da imparare”.

E aggiunge: “I partiti vivono anche fasi difficili, non è che la rottura del Terzo Polo non sia stata indolore, perché negli elettori avevamo costruito un’aspettativa. Non riuscire a concretizzare un progetto, come tutte le cose della vita, ha un costo, ma la validità delle nostre argomentazioni è più forte di prima – continua, tornando sul campo largo nazionale – Ma noi non abbiamo fatto l’accordo col Pd di Letta, che è un comprovato riformista moderato, e secondo voi mi metto con Conte e Fratoianni?“.

Richetti, infine, riserva un’ultima frecciata agli ex compagni di partito che hanno scelto il centrodestra: “Tutti mi dicono che Forza Italia è in una fase virtuosa di espansione. Ma mi devo unire a un partito che viene umiliato sul Mes, sulla difesa delle detenuti madri, sullo Ius Scholae, peraltro proposto da Tajani? E questo sarebbe stare in salute? No, stare in salute è cambiare le cose secondo una concezione liberale e riformista. Ma io non sono preoccupato. Ho lasciato il Pd perché sosteneva il governo Conte Due e lo rifarei domattina, perché penso che un partito debba vivere di convinzioni, non di convenienza”.

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