Rette malati di Alzheimer in Rsa, dopo la sentenza della Cassazione Confcommercio Salute chiede un confronto urgente con il governo

  • Postato il 5 febbraio 2025
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Liguria. La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 525/2024, che ha accolto il ricorso di un cittadino milanese annullando l’obbligo di compartecipazione economica alle spese di ricovero in una Rsa per una persona non autosufficiente, apre scenari di grande incertezza per il settore socio-sanitario. Non si tratta solo di un tema giuridico ma di un equilibrio complesso tra famiglie, strutture e istituzioni, che rischia ora di essere compromesso.

“Siamo consapevoli che tale sentenza possa generare ulteriore apprensione tra famiglie e lavoratori del settore − dichiara Luca Pallavicini, presidente di Confcommercio Salute − la complessità della situazione è aggravata dalla necessità di armonizzare le nuove indicazioni con le normative regionali vigenti, da cui dipendono liste d’attesa e impegni economici. Occorre un intervento immediato per scongiurare il collasso del sistema assistenziale”.

Nel contesto attuale, evidenzia l’associazione, è fondamentale distinguere tra le due tipologie di accesso ai servizi socio-sanitari. Da un lato, vi è l’inserimento disciplinato secondo il criterio privatistico, in cui la domanda del paziente è diretta alla struttura e il servizio è regolato contrattualmente tra le parti, con costi e condizioni definiti liberamente tra utente e gestore secondo la carta dei servizi.

Dall’altro, vi è l’inserimento disciplinato dal rapporto pubblicistico attraverso strutture accreditate contrattualizzate, dove il paziente si rivolge alla Asl e quindi al Servizio Sanitario Regionale. In questo caso, la domanda del paziente verso la struttura è regolamentata dai criteri stabiliti dall’ente pubblico: Regione e Asl fissano il valore minimo e massimo della quota di compartecipazione economica a carico dell’utente.

“Questa distinzione è cruciale per comprendere le ricadute pratiche delle nuove indicazioni normative − aggiunge Pallavicini − che rischiano di generare incertezze sia per i cittadini che per gli operatori del settore”.

Per Confcommercio Salute la questione non può più essere rinviata: è necessario un intervento legislativo chiaro e serve un confronto urgente con il governo e la Conferenza delle Regioni per definire regole certe che garantiscano la continuità dei percorsi assistenziali senza ricadute su famiglie e strutture.

“L’interesse legittimo delle famiglie, riconosciuto dalla sentenza, non può tradursi in un ulteriore peso per le realtà socio-sanitarie. Scaricare il problema su chi gestisce questi servizi significa mettere a rischio non solo la qualità dell’assistenza ma anche la tenuta occupazionale del settore. Servono norme certe, subito”.

Autore
Genova24

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