“Res Tauro” l’ossessione dei Piromalli per nuove indagini

  • Postato il 26 settembre 2025
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“Res Tauro” l’ossessione dei Piromalli per nuove indagini

Dalle intercettazioni nell’ambito dell’operazione “Res Tauro” emerge il timore degli affiliati del clan Piromalli di Gioia Tauro di essere scoperti


GIOIA TAURO – Non era semplice cautela, non prudenza criminale. Era un’ossessione, una paura che scandiva ogni mossa, ogni parola, ogni respiro. La cosca Piromalli, i suoi sodali, vivevano come in una gabbia invisibile, tutti certi di essere costantemente spiati, filmati, intercettati. Un incontro non si ripeteva mai nello stesso luogo, una chiacchierata non superava il tono di un sussurro. «Comunque dobbiamo andare una volta da una parte e una volta dall’altra, non andiamo mai allo stesso posto».

RES TAURO, LE INTERCETTAZIONI AI PIROMALLI


Lo dice Antonio Zito in una conversazione con Rosario Mazzaferro – entrambi indagati nell’operazione “Res Tauro” – intercettata dagli inquirenti il 16 aprile 2022. I due sono certi di essere seguiti, spiati e si guardano intorno, osservando attentamente dei tralicci tra i quali potrebbero esserci microspie e telecamere. «Sì sì, stavo guardando i tralicci… che là vicino è pericoloso. Fermiamoci qui», replica Mazzaferro. È sufficiente uno sguardo, un gesto appena accennato, e subito la conversazione si interrompe.

L’OSSESSIONE DEI PIROMALLI DI ESSERE SPIATI E INTERCETTATI


I veicoli vengono costantemente “bonificati” con scrupolo ossessivo, alla ricerca di microspie o di telecamere nascoste. Nulla è lasciato al caso, perché la paura di essere catturati in un fotogramma, di tradirsi con una parola di troppo, è sempre in agguato. Il 5 aprile 2021 Antonio Zito e Nicola Callè devono incontrarsi; Zito dice a Callè di cambiare il luogo dell’appuntamento perché nel piazzale scelto sono state installate le telecamere. «Non venire per il piazzale, c’è qualcosa, l’hanno messa 10 o 15 giorni addietro… al palo di Ciccio», informa Zito. Si vive nell’ombra e nel timore di essere scoperti, nella convinzione che in ogni angolo della strada possa nascondersi un tranello, un occhio o un orecchio indiscreto. Un’esistenza deformata dal timore, che racconta la condizione in cui i sodali si trovavano: prigionieri del proprio stesso sospetto.

I TIMORI DEI FRATELLI GIOACCHINO E GIUSEPPE


Un timore che hanno anche i fratelli Gioacchino e Giuseppe Piromalli, intercettati l’11 maggio 2021, il giorno dopo la scarcerazione di Giuseppe Piromalli. «Vedi un’altra cosa… ascoltano. C’è una microspia qua sopra, è direzionale… Qua nel portone, non faccio niente, non dico niente. Non parliamo che ci stanno ascoltando», dice Gioacchino al fratello. I due si trovano all’ingresso dell’abitazione di via Monacelli, a Gioia Tauro.
E anche Giuseppe Piromalli, pochi giorni dopo mentre parla con Aurelio Messineo, confida di avere il sospetto di essere intercettato addirittura dentro casa. «Ci sono cose che volevo fare io, no? ma in questo momento non si possono fare. E siamo qua e chissà quante ce ne sono», dice Giuseppe Piromalli, riferendosi alle cimici che ritiene siano dentro casa.

LE MACCHINE COSTANTEMENTE BONIFICATE

Anche le macchine, mezzo quotidiano di spostamenti e incontri, vengono costantemente controllate e bonificate. È il 15 giugno del 2022 e Antonio Zito decide di andare da un amico che ha un frantoio in contrada Tana a Drosi, frazione di Rizziconi; l’amico è Giuseppe Ferraro, indagato anch’egli. I due eseguono una bonifica della Fiat Panda di Zito, usata spesso anche da Giuseppe Piromalli. Il sistema di videosorveglianza installato nei pressi della proprietà di Ferraro ha consentito agli inquirenti di riprendere tutte le fasi dell’operazione di bonifica dell’auto, eseguita da Zito con l’aiuto di Ferraro, il quale ha in mano un apparecchio simile a una ricetrasmittente.

IL TERRORE DELLE TELECAMERE

Per due minuti, dalle 07:53 alle 07:59, si sentono ripetute emissioni di beep acustici, provenienti dall’apparecchio elettronico utilizzato per controllare l’auto. Qualche mese più tardi, a settembre del 2022, Zito parla ancora con Ferraro dei suoi timori di essere spiato. «Le telecamere, dove sono andato a Gioia… questo piglia e mi prende a braccetto, non è una bella cosa», racconta Zito impaurito.

RES TAURO, DALLA PAURA IL MOTORE ALLE INDAGINI


E paradossalmente, proprio la paura è diventata la lente più chiara con cui gli investigatori hanno potuto leggere e ricostruire i movimenti di una cosca che voleva restare invisibile, ma che ha finito per rendere visibile, nella sua stessa paranoia, il volto fragile di un potere che teme di essere scoperto.

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