Regione Lazio, il governo Meloni chiede modifiche alla legge urbanistica: Rocca apre per evitare il ricorso alla Consulta

  • Postato il 7 ottobre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La legge urbanistica della Regione Lazio – approvata a luglio dalla giunta guidata dal meloniano Francesco Rocca – è arrivata a un nuovo bivio. Dopo la rivolta del mondo della cultura e la bocciatura dell’ufficio legislativo della Regione, ora è lo stesso governo a chiedere correzioni al testo. Non una semplice raccomandazione: i ministeri di Infrastrutture, Ambiente e Cultura hanno trasmesso osservazioni puntuali tra l’inizio e la metà settembre di settembre, secondo quanto riferito dalla testata online Roma Today. L’invito rivolto al presidente della Regione Lazio è di riscrivere alcune parti per evitare un passaggio ben più traumatico, quello dell’impugnativa davanti alla Corte costituzionale.

Il rischio era quello di un cortocircuito politico senza precedenti: la premier Giorgia Meloni costretta a impugnare in Consiglio dei ministri la legge voluta e votata dalla regione governata da Francesco Rocca. Per evitarlo, Salvini, Pichetto Fratin e Giuli hanno scelto la strada della moral suasion, indicando nero su bianco le modifiche necessarie. Rocca ha subito accettato e si è assicurato che interverrà “nel primo veicolo normativo utile”. I ministeri hanno messo nel mirino soprattutto due aspetti: il meccanismo del silenzio-assenso, che avrebbe consentito di aggirare vincoli e controlli su interventi edilizi di impatto e gli incentivi volumetrici che aprivano la porta alla trasformazione di sottotetti abusivi e immobili irregolari in b&b, cliniche private o strutture ricettive. Contestazioni sono arrivate anche sulla disciplina della rigenerazione urbana: le nuove norme dovranno rafforzare i richiami alla legge quadro sulle aree protette e impedire che spuntino “cattedrali nel deserto” in zone prive di urbanizzazione.

Ma come denunciano le associazioni la filosofia della legge urbanistica rimane intatta. “È una delle peggiori leggi urbanistiche degli ultimi quindici anni”, attacca Anna Maria Bianchi, presidente dell’associazione Carte in regola. “Non solo perché mette a rischio il paesaggio e l’ambiente, ma anche perché incide sulla qualità della vita delle persone, rendendo abitabili spazi che non nascono per essere abitazioni”, prosegue l’attivista. Secondo Bianchi “è una legge inemendabile e il governo non può limitarsi a chiedere modifiche, con suggerimenti senza valore prescrittivo”. La presidente di Carte in regola cita i precedenti: “Il ministro Galan nel 2011 impugnò il Piano casa Polverini-Ciocchetti, lo stesso fece nel 2012 il ministro Ornaghi, e anche Franceschini intervenne sul Piano paesaggistico regionale di Zingaretti, costretto a modificarlo e riapprovarlo due anni dopo. Questo governo invece antepone l’opportunismo politico al bene generale” .

Dura anche la reazione delle opposizioni. “La legge sull’urbanistica del centrodestra è stata bocciata senza appello da tre ministeri. Un fatto senza precedenti, che conferma quanto denunciamo da mesi: è un testo scritto male, pericoloso e in contrasto con le norme nazionali” accusano i Cinque Stelle. Per Marietta Tidei (Italia Viva) è “l’ennesima figuraccia istituzionale della regione dopo i flop su rinnovabili e dimensionamento scolastico”. E il Pd Lazio parla di “una norma che legalizza abusi, cementifica le aree naturali vincolate e rappresenta l’ennesima prova di arroganza e approssimazione della giunta Rocca”.

Non è dello stesso idea Laura Corrotti, presidente della commissione Urbanistica ed esponente di FdI: “Nessuna bocciatura. Abbiamo recepito le osservazioni dei ministeri e stiamo lavorando in spirito di leale collaborazione. La legge 12/2025 non è un intervento banale ma una riforma organica e coraggiosa, con 29 articoli che incidono su oltre 15 leggi regionali. È fisiologico che un testo così complesso venga affinato in corso d’opera”.

Il percorso della legge, d’altronde, è stato tormentato sin dall’inizio. Presentata nell’agosto 2023 come una “rivoluzione epocale” nella gestione del territorio, ha subito la protesta del mondo dello spettacolo contro la possibilità di trasformare cinema e teatri in supermercati. Poi la bocciatura dell’ufficio legislativo della stessa Regione, che aveva dichiarato illegittimi 20 articoli su 21. Infine, l’approvazione a luglio, mutilata proprio sul capitolo cinema. Ora la bocciatura arriva anche da Roma e costringe Rocca a una nuova marcia indietro. Un cammino a zig-zag che trasforma la “rivoluzione urbanistica” del governatore in un caso politico e istituzionale. Con una certezza: la partita sull’urbanistica del Lazio è tutt’altro che chiusa.

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Il Fatto Quotidiano

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