Regionali Calabria: un voto libero, non condizionato e con la vostra testa
- Postato il 5 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Regionali Calabria: un voto libero, non condizionato e con la vostra testa
L’editoriale del direttore Massimo Razzi in vista delle elezioni regionali in Calabria: Un voto libero, non condizionato e con la vostra testa
Una volta, 40 o 50 anni fa, quando si aprivano i seggi, la domenica mattina, davanti al portone della scuola che li ospitava, c’era la coda. Erano per lo più persone anziane (ci trovavi qualche giovane che, magari, voleva sbrigarsi prima di andare a trascorrere la giornata al mare): uomini e donne sopra i 75 con gli acciacchi dell’età, ma il sorriso sulle labbra.
Una volta chiesi a un vecchio militante comunista perché lui e i suoi amici andassero a votare per primi. Mi rispose: “Perché alla nostra età, ogni giorno può succederci qualcosa… E prima che ci succeda vogliamo aver fatto il nostro dovere di cittadini”. “Dovere di cittadini”, frase ormai quasi dimenticata come il telefono di bachelite o i dischi di vinile.
Eppure è su quelle tre parole (e te le avrebbe detto anche un elettore o elettrice democristiano, socialista o missino) che si basa la grave differenza che si riscontra nelle percentuali di elettori attraverso il tempo. Alle politiche del 1972, alla Camera, in Calabria, votò l’83,63%, alle regionali del 1975 l’83,13%. Poi, tra l’’80 e il ’90 si scende al 75%. Nel 2010, per l’ultima volta, la maggioranza dei calabresi va alle urne (59,27%). Poi, in appena quattro anni si perde il 15% (trecentomila elettori secchi). Nelle tre elezioni regionali successive (2014, 2020 e 2021) la Calabria non si schioda dal 44%..
Scusate i numeri, ma credo dai numeri si debba partire per invitare i calabresi a tornare alle urne. Perché se quei numeri scendessero ancora, ne andrebbe della democrazia che, con tutti i suoi difetti, è ancora l’unico vero collante del nostro vivere in comune. In passato (dal feudatario, al re, ai vari dittatori) uno comandava e gli altri obbedivano. Dal 2 giugno 1946 (referendum monarchia-repubblica) siamo tornati a votare dopo vent’anni di democrazia oscurata dal fascismo e per la prima volta, alle urne, sono andate anche le donne. Lo dico, perché ogni volta che non andiamo a votare, dovremmo pensare agli uomini e alle donne che hanno dato la vita per ricostruire e garantire questo fondamentale diritto.
“Smettila con la predica – direte – Non andiamo più a votare perché siamo stufi di promesse mancate, di politici che si mangiano i nostri soldi, delle cose che non funzionano”. E’ vero, molte cose non funzionano o non funzionano bene, ma dal 1975, quando 83 calabresi su cento andavano a votare, il mondo (Calabria compresa) è andato avanti: viviamo più a lungo, siamo più istruiti, la disoccupazione è scesa, il Pil è salito, abbiamo mezzi che neanche sognavamo che ci semplificano la vita, abbiamo treni più veloci.
Siamo addirittura più sicuri, perché alla fine del secolo scorso, solo in Calabria venivano ammazzate quasi mille persone all’anno (tremila in tutta Italia). Oggi gli omicidi sono circa trecento all’anno in tutto il paese e, da questo punto di vista, siamo uno dei paesi migliori al mondo. Eppure, se qualcuno ce lo viene a chiedere, di certo rispondiamo che ci sentiamo immersi nella violenza.
E qui, forse, sta uno dei paradossi dei nostri tempi: sappiamo tantissime cose e, in pochi secondi, siamo in grado di trovare una risposta a qualsiasi domanda ci passi per la testa. Eppure, quando si tratta di andare a votare, di andare a fare quel “dovere di cittadino” che i nostri padri e i nostri nonni conoscevano e si tenevano stretti indipendentemente dal livello culturale (a mettere una croce sulla scheda ci andavano anche gli analfabeti), ci facciamo travolgere da una sorta di qualunquismo che ci porta a starcene a casa perché “non ne vale la pena”.
Ma proprio grazie agli strumenti che abbiamo a disposizione, basterebbero pochi minuti per fare analisi che una volta erano addirittura impensabili. Prendete i programmi: quello di Roberto Occhiuto, quello di Pasquale Tridico e quello di Francesco Toscano. Sul web li trovate in pochi secondi (anche sul nostro sito). Leggeteveli e decidete chi fa le promesse migliori o fate la vostra tara a quelle promesse e stabilite chi ha più probabilità di mantenerle. Volete andare oltre? In pochi secondi l’Intelligenza artificiale vi può fornire un “abstract” di venti righe per candidato presidente facile da leggere e da capire. Volete esagerare e fare una cosa di cui magari un po’ vergognarsi? Date in pasto all’intelligenza artificiale i tre programmi e chiedetele qual è il migliore. Risponderà in un attimo. Poi, mi raccomando, tornate in voi e decidete con la vostra testa.
Ma proprio qui sta il punto. Non ci vuole molto a sapere che le questioni più importanti, in Calabria sono (nell’ordine che preferite) sanità, infrastrutture, spopolamento, lavoro e povertà. Andate a vedere cosa dicono nei programmi i tre candidati e decidete. Anche qui è ammesso l’uso dell’AI.
Ma soprattutto, per favore, provate a evitare il voto per conto terzi. Da quando sono in Calabria, tutti mi dicono che qui si vota a partire dalle liste, che i candidati-idrovora sono quelli che mandano a votare amici, parenti, conoscenti e amici di amici per l’uno o per l’altro. Che non c’è niente da fare: i vari e ben noti personaggi, quelli da dieci/ventimila preferenze decideranno l’esito del voto perché gli elettori obbediscono alle loro indicazioni.
Ecco, questa proprio non la capisco. A costo di sembrare ingenuo mi chiedo e vi chiedo: perché? Cosa vi promettono? Cosa sanno che non sapete? Da dove nasce questa fiducia cieca? Cosa vi impedisce di dire di sì al “candidato collettore” e poi fare come volete? Non siete bambini, siete cittadini elettori e avete davanti quel famoso “dovere civico” che i vostri nonni ritenevano sacro. Possibile che, adesso, sia così “dissacrato”.
Andate a votare, dunque, ma fatelo con la vostra testa, siate cittadini, non esecutori delle indicazioni di qualcuno. Siate calabresi liberi.
Il Quotidiano del Sud.
Regionali Calabria: un voto libero, non condizionato e con la vostra testa