Referendum e premiership, i 'tornanti' del 2026 del centrosinistra

  • Postato il 28 dicembre 2025
  • Politica
  • Di Agi.it
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Referendum e premiership, i 'tornanti' del 2026 del centrosinistra

AGI - L'anno che sta arrivando tra un anno passerà, ma avrà dato un leader o una leader al centrosinistra. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Ernesto Maria Ruffini e la civica di Alessandro Onorato, sono tutti legittimamente in corsa. Sempre se, come sembra probabile, si deciderà attraverso le primarie di coalizione. Una via obbligata in caso di modifica della riforma elettorale in senso proporzionale e con indicazione del nome del premier nella scheda. In caso contrario, sarà il partito che avrà più voti a esprimere il candidato o la candidata premier alle politiche 2027.

La marcia verso quell'appuntamento, tuttavia, è a tappe e la prima di queste appare già come un gran premio della montagna. I "sì" al referendum sulla separazione delle carriere – la data più gettonata nel centrosinistra è quella del 29 marzo – vengono dati al momento in vantaggio, e non di poco. Ma la campagna elettorale è praticamente ancora da avviare, spiegano fonti parlamentari dem. Il fatto è che tanto Elly Schlein quanto Giuseppe Conte non sembrano entusiasmarsi all'idea di giocare la partita da "titolari", preferendo lasciare alle associazioni di magistrati la prima linea del "No". "Non faremo a Meloni e compagni il favore di occuparci per sei mesi di referendum e legge elettorale", diceva qualche settimana la leader dem, appena dopo la vittoria alle regionali.

I successi elettorali del 2025 e l'alleanza in chiaroscuro

A quell'appuntamento i leader del centrosinistra arrivano dopo un anno in chiaroscuro, almeno per quello che riguarda la costruzione dell'alleanza. Gli appuntamenti elettorali nel 2025 hanno regalato soddisfazioni, dalle amministrative alle regionali, dalla "conquista" di Genova con Silvia Salis, al "triplete" Toscana-Campania-Puglia.

I dem rivendicano di aver strappato due regioni al centrodestra, la Sardegna e l'Umbria. In Campania e Sardegna con candidati M5s sostenuti dall'intero campo largo (o progressista, a seconda delle declinazioni). Con Giuseppe Conte, Schlein è riuscita ad affermare la linea "testardamente unitaria" del Pd presentando la stessa coalizione in ognuna delle 6 regioni al voto in autunno e vincendo in tre di esse: Toscana, Campania e Puglia. In Campania con il secondo presidente di Regione espressione del M5s, Roberto Fico. Un doppio successo che non ha messo del tutto fine alla guerra fredda tra Schlein e Conte. Tanto che, sul finire 2025, lo stesso presidente del M5s ha tenuto a precisare che, lui e il Movimento, non sono "alleati di nessuno".

I candidati alternativi alla premiership e le distanze sulla politica estera

Non ci saranno, comunque, solo i due leader in campo per la premiership. Attivissimi, in questo senso, sono i civici di Alessandro Onorato. Il 20 ottobre 2025 è stato presentato il progetto del giovane assessore romano alla presenza di pezzi da novanta del centrosinistra, da Goffredo Bettini a Roberto Gualtieri, passando per il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e per la prima cittadina di Genova, Silvia Salis: la sua elezione nel maggio 2025 è stata salutata come una vittoria della segretaria del Pd, ma potrebbe essere proprio Salis a contendere la candidatura a palazzo Chigi alla leader dem. Magari per sottrarre voti da mettere poi a disposizione di un altro candidato, suggeriscono fonti del Pd romano ricordando come anche il presidente M5s fosse presente alla presentazione del progetto di Onorato.

A tenere a distanza Pd e M5s rimangono soprattutto i temi di politica estera, come dimostrato anche dall'ultimo passaggio parlamentare sugli aiuti militari a Kiev, in cui le opposizioni hanno presentato cinque mozioni diverse per altrettanti partiti. Nonostante questo, poche ore dopo la seduta d'Aula, Conte ha speso parole che suonano come un'apertura all'alleanza: "Non sarò mai un ostacolo alla costruzione di un forte progetto progressista, ma dev'essere ben strutturato, organizzato". E poi: "Se dovessero pensare di anticipare la fine della legislatura, anticiperemmo il tempo del confronto. Alla maggioranza dico, non fatevi dei programmi temporali sul fatto che stiamo costruendo un percorso serio. Non ci troverete mai impreparati".

I rapporti interni al Pd: l'asse Montepulciano-Bonaccini

A mettere alla prova la segretaria nel 2026 saranno anche i rapporti interni al Pd. Il 2025 si chiude infatti con il doppio appuntamento di Montepulciano e dell'assemblea nazionale. La cittadina in provincia di Siena ha offerto lo sfondo alla "fotografia della maggioranza interna" composta dalle aree di Dems (Orlando, Sarracino, Provenzano), Areadem (Franceschini, Di Biase) e Articolo Uno (Roberto Speranza, Nico Stumpo).

L'assemblea ha "allargato" questo perimetro alla componente di Stefano Bonaccini, lasciando ai riformisti "duri e puri" di Lorenzo Guerini, Graziano Delrio, Filippo Sensi il ruolo di opposizione interna. Tuttavia, un campanello d'allarme per la segretaria è rappresentato dal risultato numerico dell'assemblea del 14 dicembre: a votare sono stati soltanto 265 membri dell'assemblea su 978. Un segnale che qualcuno, nel partito, interpreta come "fastidio" delle aree di Montepulciano all'allargamento a Bonaccini. Il ragionamento che sottende a questa lettura è che, se gli esponenti di Montepulciano intendevano contarsi per contare al momento delle liste elettorali delle politiche, l'ingresso di Bonaccini non fa che aumentare le componenti interne da accontentare con posti in lista.

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Autore
Agi.it

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