Quello del Ponte sullo Stretto è un progetto vecchio? I presupposti non sono dei migliori

  • Postato il 31 ottobre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Con la decisione dei magistrati della Corte dei Conti di non dare il via libera al Ponte sullo Stretto di Messina evidenziando perplessità e richiedendo chiarimenti tecnici e procedurali, si smonta un altro pezzo del progetto politico messo su per supportare la costruzione del ponte. Se da un punto di vista scientifico il progetto è stato soggetto a critiche da parte della comunità, legate a problemi geologici ed ambientali e la sua costruzione in un’area densamente popolata e sismicamente attiva, e da un punto ingegneristico erano state rilevate mancanze legate ad un’opera ambiziosa ma frutto di un progetto vecchio, veniva puntualmente tirato fuori il vantaggio economico di un investimento di una simile portata per la Calabria e la Sicilia e della sua sostenibilità economica, di fatto rappresentando un volano economico per il sud e l’Italia intera. Ad oggi invece, la bocciatura della Corte dei Conti, le cui motivazioni saranno disponibili tra quasi un mese, evidenzia i limiti tecnici e procedurali del progetto e la sua sostenibilità economica.

Considerato il costo del progetto e che lo stesso una volta realizzato, come da presentazione ufficiale, rappresenterà l’eccellenza dell’ingegneria italiana, non sembra al momento che i presupposti siano dei migliori.

Già ad agosto, in una intervista su Repubblica, Carlo Doglioni, geologo dell’Università La Sapienza a Roma e vicepresidente dell’Accademia dei Lincei, metteva in guardia circa le criticità del progetto e la mancanza di uso di parametri aggiornati. Infatti, se il progetto del ponte garantisce che sarà costruito per resistere a valori di magnitudo 7.1 pari a quelli stimati per il terremoto del 1908, tralasciando per il momento un aspetto non da poco come la distruzione che si verrebbe a creare nelle città di Reggio Calabria e Messina, il parametro da considerare è lo scuotimento del terreno generato da un terremoto. Parametro che, se in passato era difficile da rilevare e quantificare poiché le stazioni di misura erano poco distribuite sul territorio e spesso erano lontane dagli epicentri dei terremoti, negli ultimi anni è stato possibile documentare meglio e con copertura più dettagliata grazie all’incremento delle reti di rilevazione.

Questo avrebbe dovuto portare a un aggiornamento delle normative con ricadute anche sul progetto del ponte. Purtroppo però, in Italia la normativa è ancora legata a parametri che la comunità scientifica ritiene superati con il rischio di approvare progetti, incluso quello del ponte sullo Stretto, che non tengono conto di parametri più realistici.

In una recente lezione del corso di Geologia dell’Italia che tengo presso l’Università di Bologna, parlando della geologia della Calabria e del fatto che lo Stretto di Messina sia soggetto ad un allargamento di circa 3 mm all’anno poiché risultato di un’area tettonicamente attiva, uno studente ha chiesto se questi aspetti fossero stati tenuti in considerazione per il progetto del ponte. Gli studenti, come tutti i cittadini, se informati si pongono delle domande a cui la politica deve dare delle risposte. Noi come comunità scientifica studiamo la geologia del territorio nella speranza che la politica usi le conoscenze derivate nelle loro decisioni per il bene del territorio e delle persone.

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Il Fatto Quotidiano

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