Programmi di arte pubblica: permanenza, linguaggio e comunità tra Europa e Stati Uniti

  • Postato il 8 dicembre 2025
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Tilted Arc di Richard Serra è forse la più famosa commissione di un programma di arte pubblica a New York. Installata nell’estate del 1981 nella centralissima Federal Plaza, era un’imponente lama inclinata d’acciaio Cor–Ten con un andamento curvo che divideva in due la piazza. Tuttavia a renderla celeberrima, non fu tanto il suo valore artistico, ma il suo fallimento: l’opera sarebbe stata rimossa pochi anni dopo la sua installazione, nel 1989, in seguito ad un estenuante dibattito pubblico e legale. 

Arte pubblica: il caso “Tilted Arc” di Richard Serra a New York 

Il fallimento di Tilted Arc, per il periodo storico che incrociava e per le modalità in cui si svolsero gli eventi, ha segnato un prima ed un dopo nel modo di gestire l’arte negli spazi pubblici a NY. È inoltre servito da monito per i programmi d’arte post monumentale a venire, chiarendo che le opere nello spazio pubblico devono sempre trovare un equilibrio tra committenza, linguaggio, tempo e rapporto con il pubblico. 
Ne sono consapevoli i numerosi programmi di arte pubblica che negli ultimi anni stanno ricevendo nuove attenzioni. Sempre più eventi dentro e fuori il mondo dell’arte, ad iniziativa pubblica o privata, prevedono incursioni nello spazio pubblico per aprire riflessioni, estendere programmi, sensibilizzare o semplicemente fare notizia. E mentre osservatori di settore e pubblico generalista non si lasciano sfuggire provocazioni o errori clamorosi, lontani dalle polemiche, le esperienze più solide in Europa e U.S.A dimostrano padronanza degli equilibri da rispettare e degli ingredienti da mettere in campo. Ecco alcuni esempi. 

Dalla Germania ai Paesi Bassi: esempi virtuosi di arte pubblica 

Nel panorama europeo il modello forse più influente di opere a commissione pubblica permanenti è Skulptur Projekte Münster. Dal 1977, ogni dieci anni la cittadina tedesca accoglie opere dei maggiori artisti internazionali. Il risultato è una collezione en plein air degna delle più importanti istituzioni d’arte moderna e contemporanea, che restituisce una stratigrafia dell’evoluzione del linguaggio dell’arte occidentale nello spazio pubblico. Meno conosciuto, ma più longevo è Sonsbeek. Nato nel 1949, per alleviare la comunità locale dai traumi della guerra con il dialogo tra arte e natura, questo programma prevede ogni 5 anni (circa) l’esposizione di opere nell’omonimo parco di Arnhem, nei Paesi Bassi, alcune delle quali arricchiscono la collezione permanente. 

Esperienze esemplari di arte pubblica in Italia  

In Italia un approccio simile è attivo a Peccioli. Nato nel decennio di Arte all’Arte di San Gimignano (1996-2005), dal 1991 la piccola cittadina del pisano ha investito risorse pubbliche per costruire una collezione diffusa di opere permanenti d’arte contemporanea oggi raccolta sotto il nome di MACCA Museo d’arte contemporanea a cielo aperto. Nel tempo si è distinta anche la Fondazione Zegna con il programma All’aperto, che ha portato a Trivero, nel biellese, opere permanenti in dialogo con piccoli borghi ed il paesaggio naturale. A Milano ArtLine ha usato fino al 2022 principi simili per le opere permanenti del parco di CityLife. A Napoli, invece, l’ormai consolidato programma Metro Art ha portato l’arte contemporanea nell’immaginario urbano di migliaia di persone attraverso le stazioni della metropolitana (l’ultima inaugurata l’anno scorso). A Catania, la Fondazione Antonio Presti lavora da oltre vent’anni nel quartiere Librino con un programma, figlio di Fiumara d’arte a Tusa, che unisce una forte visione della committenza e tangibili esiti sociali su un’area marginale. 

Da Londra a New York: come sta cambiando l’idea di monumento? 

Il riferimento per opere nello spazio pubblico a carattere temporaneo rimane invece Creative Time a New York: programma che dagli Anni Settanta interviene sulla città facendo da contrappunto (spesso politico) all’evoluzione della Grande Mela. Anche i più recenti progetti gemelli The Fourth Plinth (1994, Londra) e The Plinth (2019, New York) promuovono opere temporanee. Attente ai temi urgenti del contemporaneo, i due programmi partono da un dialogo con l’idea di monumento che si avvale del basamento quale anello di continuità tra passato e presente. The Fourth Plinth utilizza un basamento rimasto vuoto in Trafalgar Square per ospitare ogni anno, per 100 giorni, un’opera diversa. The Plinth sulla High Line, usa un basamento minimalista per un programma che propone ogni 18 mesi grandi opere installate nello slargo The Spur, visibili anche dagli sguardi distratti delle strade sottostanti. In Italia ultimo arrivato sul rapporto tra arte pubblica contemporanea e monumento è il progetto romano Murales a Piazza Venezia, che trasforma il cantiere della metro C in un’opportunità di espressione: per due anni, i silos ospitano sei opere che dialogano con la monumentalità di questo significativo pezzo della Capitale. 

Quando le comunità diventano committenti di arte pubblica 

Focalizzato sul rapporto con il pubblico è infine il programma Nouveaux Commanditaires che ha rivoluzionato la dinamica tra opera pubblica permanente e comunità. L’idea, nata nel 1990 in Francia dall’artista François Hers, è che siano le comunità stesse a farsi committenti, affiancate da mediatori culturali e sostenute da finanziatori pubblici e privati. Il modello è stato adottato anche in Italia con Nuovi Committenti in Piemonte, Emilia Romagna e Sardegna. In questo solco si inserisce in-Situ, la piattaforma europea che promuove opere temporanee in contesti urbani, con una spiccata sensibilità verso pratiche partecipative e arti performative. In Italia, su questo filone, l’abruzzese Guilmi Art Project propone un programma di residenze finalizzate a opere temporanee e performative in dialogo con comunità e spazio pubblico, completato dal progetto educativo Nuova Didattica Popolare che ricorda i processi di scultura sociale di Beuys. 
Seppure non esaustivo, questo elenco di esperienze può dare una buona idea del sistema di scelte che definiscono l’arte pubblica contemporanea. Un sistema che in Italia, nonostante la sua storia, appare ancora disorganico e carente di criteri univoci; positivamente sta intervenendo il percorso Arte e spazio pubblico promosso dalla DGCC e avviato nel 2021. Presto l’uso che il PNRR avrà fatto della legge del 2%, unico vero strumento italiano diretto di sostegno all’arte pubblica ad oggi, ci darà altre coordinate per orientare la rotta nel futuro.

Fabio Ciaravella 

L’articolo "Programmi di arte pubblica: permanenza, linguaggio e comunità tra Europa e Stati Uniti" è apparso per la prima volta su Artribune®.

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Artribune

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