Prime foto e prime riflessioni sul Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2025

  • Postato il 7 maggio 2025
  • Architettura
  • Di Artribune
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A Venezia alla fine del percorso dell’Arsenale occupato dalla mostra internazionale della Biennale, sempre nelle aree ex militari dell’Arsenale della Serenissima, c’è il Padiglione Italia. Si trova nelle ‘tese’ costruite nell’Ottocento al posto del Convento delle Vergini: erano i vecchi magazzini del carbone necessario al funzionamento dell’arsenale. 
Proprio in questo luogo straordinariamente connesso col mare, il Padiglione Italia di questa 19esima Biennale d’Architettura è dedicato al mare, al Mediterraneo e in larga parte alle coste italiane. Ai loro problemi, alle loro potenzialità, alla loro storia, alle suggestioni che generano. 
La mostra si intitola Terrae Acquae ed è curata da Guendalina Salimei. Architetta romana classe 1962 e da almeno vent’anni impegnata su questioni relative al tema delle coste grazie ai suoi progetti e ai concorsi vinti. “La cosa affascinante delle coste in Italia” spiega Salimei “è che le abbiamo magari maltrattate ma non troppo compromesse, c’è abusivismo per carità e quello è difficile da estirpare, ma il resto è reversibile. Basta pensare alle grandi aree portuali, o alle superfetazioni balneari“. Insomma, grandi potenzialità per ripensare una linea di costa che per varietà, storia, paesaggio, città e ispirazioni ha davvero pochi eguali al mondo.

Il Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2025. Photo Irene Fanizza
Guendalina Salimei al Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2025. Photo Irene Fanizza

Il percorso del Padiglione Italia alla Biennale d’Architettura 2025

Come d’abitudine, la curatrice e il suo team hanno avuto a disposizione tempi molto avari per organizzare il lavoro. Una delle strategie è stata quella di allargare il tema il più possibile pubblicando una chiamata alle idee e alle visioni. Alla Call hanno risposto centinaia di organizzazioni, realtà, associazioni, scuole, istituzioni: oltre 600 progettualità. Più della metà sono state selezionate e sono in qualche modo presenti nel padiglione, finendo per ricoprire una buona metà dello spazio espositivo.
Il padiglione, allestito con profusione di tubi innocenti (il riuso per antonomasia), parte con un grande filmato proiettato su una parete di 35 metri. Funge da antipasto per aprire alle tematiche che saranno approfondite dopo: coste, container, porti, infrastrutture, spiagge, marine e stabilimenti. Segue un altro filmato, più raccolto, che si focalizza maggiormente sugli esseri umani che frequentano questo territorio ed è firmato dall’antropologo Francesco de Melis

Il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia prova a far parlare centinaia di voci

Partono poi tutta una serie di modalità con cui il padiglione restituisce le centinaia e centinaia di progetti arrivati grazie alla call e articolati attorno al tema dell’intelligenza del mare. Si va dai progetti accademici alle ricerche editoriali, fino alle proposte più astratte e ai disegni dei bambini delle scuole. Alcuni progetti sono restituiti su una grande quadreria, altri in un mezzanino chiamato Pontile della Ricerca dove sono stati accorpati libri sul tema e progettualità provenienti dal mondo universitario. Sui muri, oltre a un filmato che monta assieme alcune immagini dell’Istituto Luce a tema marinaro, ci sono una serie fotografica con scatti di Luigi Filetici e una sequela di mappe geopolitiche particolarmente interessanti realizzate dalla cartografa Laura Canali. Completano il tutto alcune opere d’arte contemporanea – spicca un lavoro di Alfredo Pirri, allestito però in mezzo ai tubi innocenti di cui sopra – una installazione all’esterno dedicata alle parole chiave di ciò che possiamo trovare sulle rive del mare e un progetto sonoro con l’installazione acustica di David Monacchi che ha realizzato un componimento apposta per il padiglione. E c’è un catalogo in tre volumi: uno di approfondimento, uno ovviamente sui progetti arrivati grazie alla call e infine uno sul public program (seminari, conferenze, laboratori…) che partirà in questi giorni.

Il Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2025. Photo Irene Fanizza
Il Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2025. Photo Irene Fanizza

Per fare buoni padiglioni ci vuole più tempo e più denaro di così

Gli argomenti del padiglione – sebbene non innovativi – sono rilevanti e profondi. E strategici per l’Italia. Il risultato sconta un po’ dei tempi di realizzazione davvero infami (ci ha messo lo zampino anche il cambio di ministro, vi ricordate Sangiuliano?) e probabilmente un budget inadeguato. Peccato perché la tematica è anche foriera di ulteriori sviluppi: ricordiamoci che il Paese non ha solo coste marine, ma anche chilometri e chilometri di spiagge, porti, marine e cantieri navali pure sui laghi e sui fiumi. Sono insomma regioni “costiere” – sebbene un’installazione interattiva nel Padiglione non le consideri tali – anche la Lombardia, il Piemonte e il Trentino-Alto Adige e pure le piccole Umbria e Valle d’Aosta. Piene di “coste” anche loro. E sempre con coste gestite in maniera approssimativa, senza visione, spesso in modalità squallidamente clientelare. In ogni caso, per stare in tema con questa Biennale, disapplicando qualsiasi tipologia di “intelligenza”.

Massimiliano Tonelli

Padiglione Italia, Biennale Architettura 2025
TERRÆ AQUÆ. L’Italia e l’Intelligenza del mare
Tese delle Vergini, Arsenale di Venezia
Dal 10 maggio al 23 novembre

L’articolo "Prime foto e prime riflessioni sul Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2025" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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