Premio Caccuri, Gratteri spiega il suo no alle “offerte” della politica
- Postato il 11 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Premio Caccuri, Gratteri spiega il suo no alle “offerte” della politica
Gratteri dal palco del Premio Caccuri spiega perché non entra in politica e lancia strali su Nordio e Sisto
CACCURI – «Offerte politiche ne ha avute, anche di recente?» «Sempre avute, ma dico no, grazie». Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, dialogando con Paolo Di Giannantonio dal palco del Premio Caccuri, ha spiegato perché vuole continuare a fare il magistrato. «Ero il felice procuratore di Catanzaro prima e ora sono il felice procuratore di Napoli. Faccio il magistrato. Poi vado in ferie per presentare i libri e parlare ai ragazzi nelle scuole. Mi diverto così. Se accettassi incarichi politici, non potrei parlare male del governo attuale e di quello precedente». Applausi dalla gremita piazza della Riforma. Il riferimento era al corteggiamento del Pd per la candidatura alla presidenza della Regione Calabria. Ma Gratteri non ci pensa nemmeno. Perché lui è «sempre all’opposizione». E ha spalle larghe anche se c’è qualcuno che si ostina a falsificare la realtà. «I risarcimenti per ingiusta detenzione sono stati inferiori alla media nazionale quando guidavo la Procura di Catanzaro. E anche il gap tra arresti e condanne. Nonostante alcune cose false scritte da diffamatori».
MAFIE CONTEMPORANEE
«Le mafie sono contemporanee, sono il prodotto della società», ha detto Gratteri. E se Di Giannantonio osserva che «la maggioranza delle persone non sa cosa sono criptovalute e bitcoin», Gratteri ha gioco facile. «Proprio in questa provincia abbiamo fatto un’indagine su una cosca che reclutava hacker in Germania. Abbiamo monitorato transazioni per centinaia di milioni di euro avvenute in 20 minuti presso banche in continenti diversi. Eppure il ministro Nordio dice di tornare ai pedinamenti. Ma che senso ha se, stando seduto su questa sedia, con un telefonino posso far arrivare da Rotterdam 100 chili di cocaina». Il gap tecnologico della polizia giudiziaria italiana è un chiodo fisso di Gratteri. Mentre è sempre più diffuso l’impiego di criptotelefonini da parte di esponenti di sodalizi di criminalità organizzata, autorità straniere sono riuscite a bucare i server. «Davamo le carte sui tavoli internazionali. Le nostre polizie giudiziarie facevano lezione alle polizie di 110 Paesi nel mondo. Oggi mi chiama il procuratore di Rotterdam e mi dice che ci sono 20mila file audio in italiano che ci possono interessare. Un’umiliazione, perché non siamo stati in grado di programmare».
LE INTERCETTAZIONI
Diverse le punzecchiature al ministro della Giustizia Nordio. Sollecitato dal giornalista, Gratteri ha detto di non avercela con lui «personalmente». «È una persona colta. Sarebbe un buon ministro della Cultura. Ma sulla giustizia lo critico mediamente 20 minuti al giorno. L’unica riforma utile l’ha fatta nel luglio 2024, quando ci ha dato la possibilità di intercettare e arrestare hacker facendoli diventare collaboratori di giustizia. Così a Napoli abbiamo arrestato un hacker che aveva in mano il ministero della Giustizia. Leggeva la posta tutte le mattine. Ha collaborato. Ci ha fatto entrare nel dark web aiutandoci a recuperare 36 milioni di euro in bitcoin già entrati nel Fondo unico della giustizia. Le intercettazioni per il ministro costano troppo, ma non è vero. Costano 170 milioni di euro l’anno e sono il mezzo più garantista per la ricerca della prova. La Procura di Napoli, che è la più grande d’Europa, è quella che in Italia spende di più per le intercettazioni, circa 5 milioni. Solo con questa operazione mi sono pagato sette anni di intercettazioni».
CREDIBILITÀ DELLA MAGISTRATURA
Il procuratore di Crotone, Domenico Guarascio, fino a poco tempo fa uno dei pm di punta del pool guidato da Gratteri quando era a Catanzaro, proprio dal palco di Caccuri ha detto di aver ereditato dal suo maestro un metodo. L’ascolto dele persone che vogliono denunciare. Gratteri, rispondendo alle domande di Giannantonio, ha detto che fa così anche a Napoli. «Ricevo tante persone. La gente non è omertosa. Spesso non denuncia perché i magistrati non sono credibili». E se Di Giannantonio ricorda i tempi lunghi della giustizia, Gratteri ricorda l’abbattimento del 30 per cento di arretrato e punta l’indice contro l’App 2.0 per la gestione del processo penale telematico a causa delle numerose criticità e dei malfunzionamenti rilevati durante il suo utilizzo. L’indice è puntato anche contro Consip, per i prodotti scadenti e a basso costo. Eppure Gratteri aveva messo in guardia il Governo dall’uso di una tecnologia rivelatasi un disastro.
NUOVE ROTTE DEL NARCOTRAFFICO
Gratteri ha spiegato le nuove rotte del narcotraffico. «Il contrasto ai cocaleros nella foresta amazzonica non viene fatto. E quindi c’è stato un aumento del 25% della produzione di cocaina. A valle, in Colombia, si fanno controlli molto seri, ad esempio al porto di Cartagena, dove non passa più la droga. Così l’Ecuador è diventata la piattaforma per il nord America e per l’Europa. Ma c’è un ulteriore elemento di novità, la mafia albanese, che non è più quella degli assalti in villa in Nord Italia. La mafia albanese, proveniente da un Paese molto corrotto e pertanto molto ricca, sta gestendo in Sud America i traffici con la ‘ndrangheta. La ‘ndrangheta finanzia le importazioni e subappalta agli albanesi il trasporto della cocaina. Mentre la vendita al dettaglio è gestita da nordafricani». È un assaggio degli approfondimenti sulle mafie che Gratteri farà nel corso di una trasmissione su LAC insieme al professor Antonio Nicaso, col quale il magistrato ha scritto molti libri.
TV E POLEMICHE
Infine, la dura controreplica alle accuse del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto per la partecipazione al programma televisivo. «Vado in televisione dal 1989, dai tempi di Samarcanda. Ero un giovane sostituto procuratore, collegato in piazza da Locri. In studio c’erano il procuratore nazionale antimafia e i vertici delle forze dell’ordine. Durante il collegamento mettono tante macchine nuove della polizia che noi a Locri non avevamo mai visto. In diretta c’è Santoro. “Queste macchine in realtà non esistono”, gli dico. Dopo questa battuta le macchine sono rimaste. Vado sempre in televisione. Mi invitano perché la gente sa che dico quello che penso, che non racconto bugie e che non sono di plastica. Quando è stata annunciata questa trasmissione hanno iniziato a dire che ora faccio televisione. Ma Di Gianntonio sarà il conduttore, il professor Antonio Nicaso, che è il massimo esperto di mafie nel mondo, farà gli approfondimenti storici e io risponderò alle domande degli studenti di Giurisprudenza del teatro di Roma 3 trasformato in un’aula universitaria. Per fare questo sono andato in giro per il mondo quando ero in ferie, a spese mie. Prima di me, trent’anni fa, grandi magistrati che erano dei giganti parlavano in tv di mafie. Il viceministro dispone di un ufficio ispettivo. Perché non apre un procedimento disciplinare nei miei confronti e non invia magistrati per accertare se ho arrecato nocumento o fatto perdere il decoro alla mia categoria?».
IL PESSIMISMO
«Finché ci saranno gli uomini continueranno a rapportarsi con le mafie». Questa la visione di Gratteri. E quando Di Giannantonio ha osservato che è una visione più pessimistica di quella di Falcone, secondo cui la mafia come tutti i fenomeni umani ha un inizio e una fine, la corretta interpretazione secondo il procuratore è un’altra. «Un fenomeno umano dura finché dura l’uomo sulla terra. Il potere usa le mafie sin dai tempi dell’Unità d’Italia. Le classi dirigenti, l’aristocrazia, la borghesia hanno usato dapprima la picciotteria, poi le mafie, per risolvere problemi di potere. Per questo esistono le mafie ancora oggi. E ancora oggi, nel 2025, continuiamo a parlare di mafie».
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