“Potrebbe essere l’inizio della fine delle biopsie dolorose”, il cerotto con milioni di nanoaghi
- Postato il 16 giugno 2025
- Scienza
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un cerotto contenente decine di milioni di nanoaghi microscopici potrebbe presto sostituire le biopsie tradizionali. Messo a punto da un gruppo di ricercatori del King’s College di Londra, l’innovativo cerotto offre un’alternativa indolore e meno invasiva per milioni di pazienti in tutto il mondo che ogni anno si sottopongono a biopsie per individuare e monitorare malattie come il cancro e l’Alzheimer. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Nanotechnology.
La tecnologia – Le biopsie sono tra le procedure diagnostiche più comuni al mondo, eseguite milioni di volte ogni anno per individuare malattie. Tuttavia, sono invasive, possono causare dolore e complicazioni e possono dissuadere i pazienti dal cercare una diagnosi precoce o esami di follow-up. Le biopsie tradizionali, inoltre, prevedono la rimozione di piccoli frammenti di tessuto, limitando la frequenza e l’accuratezza con cui i medici possono analizzare organi malati come il cervello.
Ora, gli scienziati del King’s College di Londra hanno sviluppato un cerotto con nanoaghi che raccoglie in modo indolore informazioni molecolari dai tessuti, senza rimuoverli o danneggiarli. Questo potrebbe consentire agli operatori sanitari di monitorare la malattia in tempo reale ed eseguire più test ripetibili sulla stessa area, cosa impossibile con le biopsie standard. Poiché i nanoaghi sono 1.000 volte più sottili di un capello umano e non asportano tessuto, non causano dolore né danni, rendendo la procedura meno dolorosa per i pazienti rispetto alle biopsie standard.
L’utilità – Questo potrebbe significare una diagnosi precoce e un monitoraggio più regolare, trasformando il modo in cui le malattie vengono monitorate e trattate. “Lavoriamo sui nanoaghi da dodici anni, ma questo è il nostro sviluppo più entusiasmante finora”, dichiara Ciro Chiappini, a capo della ricerca. “Apre un mondo di possibilità per le persone affette da tumore al cervello, Alzheimer e per il progresso della medicina personalizzata. Permetterà agli scienziati – e in seguito ai medici – di studiare le malattie in tempo reale come mai prima d’ora”, aggiunge.
Il cerotto è ricoperto da decine di milioni di nanoaghi. Negli studi preclinici, il team di ricerca ha applicato il cerotto al tessuto tumorale cerebrale prelevato da biopsie umane e modelli murini. I nanoaghi hanno estratto “impronte digitali” molecolari – inclusi lipidi, proteine e mRNA – dalle cellule, senza rimuovere o danneggiare il tessuto. L’impronta tissutale viene poi analizzata utilizzando la spettrometria di massa e l’intelligenza artificiale, fornendo ai team sanitari informazioni dettagliate sulla presenza di un tumore, sulla sua risposta al trattamento e sulla progressione della malattia a livello cellulare. “Questo approccio fornisce informazioni molecolari multidimensionali da diversi tipi di cellule all’interno dello stesso tessuto”, spiega Chiappini.
Il progresso – “Le biopsie tradizionali semplicemente non possono farlo. E poiché il processo non distrugge il tessuto, possiamo campionare lo stesso tessuto più volte, cosa che prima era impossibile”, aggiunge. Questa tecnologia potrebbe essere utilizzata durante la neurochirurgia per aiutare i chirurghi a prendere decisioni più rapide e precise. Ad esempio, applicando il cerotto su un’area sospetta, si potrebbero ottenere risultati entro 20 minuti e guidare le decisioni in tempo reale sulla rimozione del tessuto canceroso. Realizzati utilizzando le stesse tecniche di fabbricazione dei chip per computer, i nanoaghi possono essere integrati in comuni dispositivi medici come bende, endoscopi e lenti a contatto. “Questo potrebbe essere l’inizio della fine delle biopsie dolorose”, sottolinea Chiappini. “La nostra tecnologia apre nuove strade per diagnosticare e monitorare le malattie in modo sicuro e indolore, aiutando medici e pazienti a prendere decisioni migliori e più rapide”, aggiunge. Questa svolta è stata possibile grazie alla stretta collaborazione tra nanoingegneria, oncologia clinica, biologia cellulare e intelligenza artificiale: ogni campo ha apportato strumenti e prospettive essenziali che, insieme, hanno sbloccato un nuovo approccio alla diagnostica non invasiva.
Valentina Arcovio
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